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NORDAFRICA

Libia nel caos, boomerang per la Francia

Autobomba contro l'ambasciata francese a Tripoli, attentati a Bengasi, miliziani che assediano il ministero degli Esteri: la Libia è nell'anarchia, una nuova Somalia, e l'Europa se ne disinteressa dopo averne provocato la destabilizzazione.

Esteri 30_04_2013
Autobomba a Tripoli

La Libia è ormai alla deriva tra caos, anarchia, violenze e terrorismo islamista. Un Paese che assomiglia ogni giorno di più all?'Afghanistan ma anche alla Somalia e del quale Europa, Italia e Occidente sembrano disinteressarsi dopo averne provocato la destabilizzazione. Abbiamo rovesciato Gheddafi senza avere la più pallida idea di come sostituire il suo regime e ora paghiamo il prezzo dei nostri errori ancora una volta senza
avere la benché minima strategia per evitare che il Paese nordafricano sprofondi nel baratro.

I fatti degli ultimi giorni ben fotografano la situazione. Il capo di stato maggiore della Difesa libico, generale Yousif el Mangoush è giunto a Roma in cerca di aiuti per dare un futuro alle raffazzonate nuove forze armate di Tripoli, inaffidabili soprattutto perché composte da miliziani fedeli alle tribù prima che allo Stato. A Tripoli e in Cirenaica è accaduti di tutto.

Domenica, decine di miliziani hanno assediato con una trentina di veicoli armati il ministero degli Esteri tentando di irrompervi mentre altri hanno attaccato il ministero degli Interni e il palazzo della televisione di
Stato.  Il premier libico, Ali Zeidan, ha chiesto alla popolazione di appoggiare il governo di fronte ai gruppi armati ?che vogliono destabilizzare il Paese e terrorizzare gli stranieri e le ambasciate?.
L'agenzia Lana ha minimizzato l'incidente al ministero dell'Interno parlando di un sit-in di funzionari che protestavano per questioni salariali. I gruppi che hanno circondato il ministero degli Esteri, invece, chiedevano ''l'epurazione'' di responsabili e diplomatici in servizio durante il regime di Gheddafi.

Il 27 aprile gli islamisti hanno colpito in Cirenaica. Prima un'esplosione ha colpito il comando di polizia a Bengasi distruggendo più della metà dell'edificio ma senza provocare vittime. Poi un commando di uomini armati ha attaccato una postazione dell'esercito a Derna, storica roccaforte delle milizie legate ad al-Qaeda, uccidendo un soldato. Dopo l'assalto è stata trovata un'auto imbottita con più di 50 chilogrammi di tritolo,
neutralizzata prima che potesse esplodere. Il giorno prima le forze di sicurezza algerine hanno ingaggiato una battaglia durata ore contro un gruppo di miliziani islamisti penetrati con cinque fuoristrada dalla Libia nel sud dell'Algeria dove le truppe presidiano in forze i confini temendo nuove incursioni dopo quella che permise ai terroristi di occupare il sito gasiero di In Amenas, nel gennaio scorso, dove vennero uccisi 40 tecnici stranieri.

Otto mesi dopo il blitz degli islamisti che portò all?'uccisione dell?'ambasciatore statunitense Chris Stevens e a quattro mesi dall?'agguato al quale scampò il console italiano Guido De Sanctis, la Cirenaica è fuori controllo, il sud della Libia (Fezzan) non è presidiato ed è attraversato da traffici di ogni tipo mentre anche la Tripolitania e la stessa capitale sono in balìa delle bande armate.

L?'attacco più rilevante degli ultimi giorni, per l?influenza che potrebbe avere sul piano internazionale, è l?'attentato dinamitardo effettuato il 23 aprile con un'?autobomba contro l'?ambasciata francese a Tripoli, che ha ferito due guardie e alcuni civili. Fonti francesi e statunitensi ritengono che dietro l?'attentato vi siano cellule di al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) che intendono ?punire? i francesi per l'?intervento militare in Malì che ha permesso di fermare l'?avanzata dei qaedisti verso Bamako. Un contesto quanto meno paradossale per Parigi la cui politica in questa regione d'?Africa si è rivelata a dir poco contraddittoria e fallimentare. In prima linea nel combattere il regime di Gheddafi nel 2011, i francesi sono tra i principali responsabili del caos libico dal quale contavano di incassare lucrosi contratti da firmare con il nuovo traballante governo. Molte intese sono state infatti siglate ma le società francesi (e di altri Paesi) che dovrebbero cercare nuovi giacimenti di gas e petrolio non possono avviare le attività a causa delle inesistenti condizioni di sicurezza.

La guerra contro Gheddafi ha immesso sul mercato clandestino immense quantità di armi depredate dalle caserme libiche, armi con le quali i qaedisti e i tuareg hanno potuto destabilizzare il Malì occupandone l'?anno scorso due terzi del territorio. Per fermarli Parigi è dovuta intervenire con l?'operazione Serval, iniziata nel gennaio scorso e destinata a prolungarsi a lungo. Per ironia della sorte i qaedisti attaccano ora i francesi proprio a Tripoli per punirli dell?'intervento nel Sahel. Gli ultimi sviluppi sanciscono del resto il fallimento delle iniziative. non solo francesi ma di tutto l'?Occidente, tese a favorire le rivolte arabe ormai degenerate in dittature islamiste o, come nel caso libico, nel quasi collasso dello Stato.

Finora Tripoli ha evitato il tracollo spendendo quasi un quarto delle sue entrate petrolifere in salari ai pubblici dipendenti (un milione su 5 milioni e mezzo di abitanti) tra i quali anche decine di migliaia di miliziani. Una voce di spesa che quest'?anno assorbirà un terzo dei 52 miliardi di dollari di budget pubblico senza riuscire però a garantire la smobilitazione delle bande armate che hanno feudalizzato il Paese dopo la morte di Muammar Gheddafi. In un contesto dove l?'assenza di sicurezza rappresenta il principale problema fa quasi sorridere quanto dichiarato dal segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, che il 19 aprile annunciò che l'Alleanza Atlantica (che aveva bombardato per sette mesi la Libia nel 2011) era blandamente disponibile ad aiutare le forze di sicurezza di Tripoli. ?«Se ce lo chiederanno siamo pronti ad aiutarli in alcuni settori, come quello della sicurezza, che sia compatibile con una società democratica». Ma solo se lo chiederanno?.