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MOZIONE

L'Europa boccia l'utero in affitto Bene? Mica tanto

L’assemblea plenaria del Parlamento europeo ha votato il “Rapporto annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo 2014 e la politica dell’Unione europea in materia”. L’eurodeputato popolare slovacco Miroslav Mikolasik ha proposto un emendamento che vieta la maternità surrogata che è passato. Tutta la stampa cattolica esulta senza freni, ma il successo ottenuto a Bruxelles assomiglia tanto al tentativo di fermare una locomotiva con una mano.

 

Vita e bioetica 19_12_2015
L'utero in affitto bocciato dal Parlamernto europeo. Ma...

L’assemblea plenaria del Parlamento europeo ha votato il “Rapporto annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo 2014 e la politica dell’Unione europea in materia”. L’eurodeputato popolare slovacco Miroslav Mikolasik ha proposto un emendamento contro la maternità surrogata che è passato. Il testo dell’emendamento afferma che il Parlamento «condanna la pratica della surrogazione, che compromette la dignità umana della donna dal momento che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usati come una merce; ritiene che la pratica della gestazione surrogata che prevede lo sfruttamento riproduttivo e l'uso del corpo umano per un ritorno economico o di altro genere, in particolare nel caso delle donne vulnerabili nei paesi in via di sviluppo, debba essere proibita e trattata come questione urgente negli strumenti per i diritti umani» (paragrafo 114).

Tutta la stampa cattolica esulta senza freni, ma pare l’entusiasmo del giocatore di video poker che ha vinto 100 euro dopo averne persi 1.000. Ben venga un divieto contro tale pratica, ma il successo ottenuto a Bruxelles assomiglia tanto al tentativo di fermare una locomotiva con una mano. Vediamo di capire perché c’è poco da stare allegri. In primo luogo l’emendamento si è scordato del locatario dell’utero: il bambino. Nel paragrafo appena citato non è menzionato, ma la pratica della maternità surrogata è un’offesa non solo per la dignità della donna, ma anche per il nascituro. Ovviamente non è una dimenticanza. Infatti è stato bocciato un altro emendamento, a firma sempre di Mikolasik, in cui si chiedevano in relazione al fenomeno della maternità surrogata «chiari princìpi e strumenti legali internazionali per […] la protezione di diritti, interessi e benessere dei bambini». Quindi volutamente ed esplicitamente si dice “No all’utero in affitto” non perché leda il bambino, ma solo perché è pratica disumana nei confronti delle donne. Se si fosse fatto cenno al concepito sarebbe stata una non troppo velata critica all’aborto. Quindi del bambino non si deve parlare.

C’è poi un secondo motivo per dire che siamo in presenza della classica vittoria di Pirro. Il Parlamento europeo non ha in realtà la vera intenzione di debellare pratica dell’utero in affitto, ma temporeggia e si nasconde dietro una mera enunciazione di principio, temendo – noi crediamo – la rivalsa dell’universo delle lobby femministe che su questo tema sono di recente scese in campo ben armate. Infatti, il precedente emendamento citato e bocciato esigeva anche che il Parlamento indicasse «chiari princìpi e strumenti legali internazionali per affrontare le questioni relative alla maternità surrogata allo scopo di prevenire l’abuso di diritti umani come lo sfruttamento delle donne e il traffico di essere umani». Insomma, si rifiuta la maternità surrogata, ma si rifiuta anche di trovare gli strumenti legali concreti per prevenirla e sanzionarla. Come dire che l’omicidio è una gran brutta cosa e che si dovrebbe vietarlo, ma poi si decide di non far nulla. Ciò dimostra l’intento che la pratica dell’utero in affitto un giorno o l’altro, quando i tempi saranno più maturi, possa anche venire legalizzata.

Ed infatti prima o poi – sicuramente prima che poi – tale pratica diventerà legale. Ci sono tre strade che portano dritti dritti alla “gestazione per terzi”, come eufemisticamente si esprimono gli specialisti del politicamente corretto. La prima riguarda la legittimazione in buona parte dell’Unione europea della fecondazione artificiale di tipo eterologo. A ben pensarci l’utero in affitto è un sottotipo dell’eterologa. Come ci sono donne che danno il proprio ovocita perché una coppia abbia il loro bebè, non si vede il motivo per vietare ad una donna di dare il proprio utero a tale scopo “umanitario”. Più in generale e in modo più significativo, la fecondazione artificiale – omologa o eterologa che sia – ha separato la procreazione dal momento unitivo (cosa che fece già magistralmente la contraccezione) e una volta che tu consideri il figlio un prodotto, è impossibile dire sì ad alcune tecniche di fecondazione extracorporea ed ad altre no. Cosa c’è di più “extracorporeo”, rispetto al corpo della donna richiedente, della maternità surrogata? Ne esprime in realtà la quintessenza.

In secondo luogo, il terreno culturale e giuridico per permettere che le donne siano incubatrici di carne è già stata ampiamente preparato dalle leggi sull’aborto, pratica che tra l’altro lo stesso Rapporto votato ieri incoraggia chiedendo «l'accesso agevole agli anticoncezionali e all'aborto in condizioni di sicurezza» (par. 111). Le normative che hanno legalizzato l’aborto in definitiva si fondano sul famigerato concetto “il corpo è mio e ci faccio ciò che ci voglio”. Quindi lo posso usare per rifiutare una maternità in corso oppure per accoglierne una a conto terzi. Con l’aborto la donna già si è prostituita reificando se stessa, concependosi come macchina che produce figli. La maternità surrogata non è che una variante di questo principio.

Infine, l’utero in affitto sarà l’allegato obbligatorio al riconoscimento delle unioni civili omosessuali o dei “matrimoni” gay. La parità tra coppie gay e coniugi non potrà che portare al riconoscimento per le coppie omosessuali del “diritto” di avere un loro figlio.  L’utero in affitto sarà strumento necessario per soddisfare questo “diritto” in capo soprattutto alle coppie gay maschili, dato che nessuno dei due – almeno per ora – è fornito di utero. Questa ultima strada è per paradosso indicata dallo stesso Rapporto approvato, rapporto che quindi nella sua totalità non poteva essere votato dai pro-life

Infatti, nel Rapporto si legge che «l'Ue dovrebbe proseguire gli sforzi per migliorare il rispetto dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuate (Lgbti), in linea con gli orientamenti dell'Ue sul tema», e si «constata che i diritti delle persone Lgbti sarebbero maggiormente tutelati se avessero accesso a istituti giuridici quali unione registrata o matrimonio» (par. 92). In definitiva, accettate le premesse culturali e giuridiche - fecondazione artificiale, aborto e para-matrimoni gay – si dovranno accettarne anche le conclusioni, tra cui la maternità surrogata.