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ANDREA RICCARDI

L'eccezione "Sant'Egidio"

Proviamo a immaginare quale grido di generale sdegno si leverebbe se un candidato premier facesse campagna elettorale in giro per l'Italia proveniendo da un movimento ecclesiale diverso da Sant'Egidio? Siamo all'ennesima anomalia italiana "due pesi e due misure"?

Editoriali 08_02_2013
Andrea Riccardi

Si licet parva componere magnis, per la Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi è quello che per CL è stato don Giussani: il fondatore e il suo stabile punto di riferimento. Un ruolo che oggi viene principalmente ricoperto dalle figure di don Julián Carrón e del prof. Giorgio Vittadini. Proviamo ora a immaginare quale grido di generale sdegno si leverebbe e quale campagna di ludibrio a mezzo stampa dilagherebbe nel nostro Paese se un candidato premier facesse campagna elettorale in giro per l'Italia avendo al fianco don Carrón e Vittadini. E quanti si sarebbero stracciati le vesti se lo stesso candidato premier li avesse in precedenza chiamati a far parte di un governo da lui presieduto. E magari persino incaricati di occuparsi di un settore come la cooperazione allo sviluppo dove sono presenti organizzazioni non governative vicine a CL.

In primo luogo si sarebbe cominciato a citarli ogni volta sottolineando tale loro appartenenza; e a partire da lì non si sarebbe mai persa l'occasione per insinuare che erano al ministero per fare i loschi affari loro e dei loro amici. Figuriamoci poi che cosa sarebbe successo se addirittura in tale ruolo di ex-ministri divenuti grandi elettori, e promotori di incontri con i più diversi ambiti della Chiesa, dalle curie episcopali ai più vari convegni, fossero stati dei membri dell'Opus Dei. Per l'ordine costituito della grande stampa italiana è questa una materia in cui non ci sono mezze misure. Se qualcuno è “di Cl” o dell'Opus Dei in primo luogo viene così etichettato in continuazione; e se possibile usando termini altrimenti usati per parlare della mafia in modo da indurre surrettiziamente l'idea ci si trovi di fronte a qualcosa di simile.

Ad esempio si parla di “figure di spicco” di Cl, mentre nessuno si permetterebbe mai di definire, tanto per dirne una, Susanna Camusso “figura di spicco” della CGIL. Torniamo ad ogni modo al caso della Comunità di Sant'Egidio che a modo suo è purtroppo clamoroso. Dico “purtroppo” poiché in effetti la sua clamorosità deriva dal fatto che l'ordine costituito dei media e degli opinion makers riconosce ad essa soltanto uno statuto di positiva legittimità civile che in pratica viene negato a ogni altro movimento ecclesiale. In ogni altro caso conosciuto l'appartenenza a un movimento ecclesiale è ipso facto qualcosa di sospetto, di anti-moderno e perciò in ultima analisi di incivile.

E in questo clima si è arrivati di recente al caso limite di un magistrato milanese che ha giudicato tale appartenenza come un delitto che giustifica non solo la denuncia ma anche la detenzione preventiva dell'accusato. Beninteso, siamo ben lieti che la Comunità di Sant'Egidio goda di una positiva stima e di una presunzione di innocenza di cui qualunque altra analoga realtà sociale altrettanto altamente motivata avrebbe diritto di godere. Ma perché nell’Italia di oggi questa che dovrebbe essere una regola diventa invece un'eccezione?
Lo... statuto speciale della Comunità di Sant' Egidio è tanto più invidiabile se si tiene conto che essa non solo condivide con altre realtà ecclesiali la giusta idea che il cristiano deve stare anche nella vita pubblica senza aver preventivamente chiuso la propria fede nel cassetto, ma anche interviene in tale ambito non sempre tenendo gran conto della fondamentale distinzione fra le cose del cielo e le cose della terra. Si pensi ad esempio alle numerose iniziative di diplomazia parallela in cui si impegnò nell'emisfero Sud, e in particolare in Africa, spesso operando di conserva con la Farnesina.

D'altro canto, forse anche perché nata e radicata a Roma, da un lato è molto più curiale di altri movimenti ecclesiali e dall'altro ha in quanto tale una lunga storia di forti cooperazioni con ministeri e altre realtà istituzionali e para-istituzionali italiane. Perché allora questa evidente “disparità di trattamento” da parte della razza padrona del mondo dei giornali e dei telegiornali? Perché, senza alcun particolare motivo né in un caso né nell'altro, essere della Comunità di Sant'Egidio può anche garantire un posto da ministro mentre essere di Cl può anche garantire un posto a San Vittore?
Ecco un mistero dell'Italia di oggi che speriamo ci venga un giorno svelato.