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SPY STORY

L'ambasciatore nordcoreano (forse) ha una vita nuova

Una spy story di fine anno, ambientata a Roma, coinvolge l’ambasciatore nordcoreano in Italia: Jo Song-gil è “scomparso” nella capitale italiana. Di certo si sa che a fine novembre doveva scadere il suo mandato. Secondo fonti sudcoreane ha defezionato. Sarebbe un caso raro. E grave.

Esteri 04_01_2019
La targa dell'ambasciata nordcoreana a Roma

Una spy story di fine anno, ambientata a Roma, coinvolge l’ambasciatore nordcoreano in Italia: Jo Song-gil è “scomparso” nella capitale italiana. Di certo si sa che a fine novembre doveva scadere il suo mandato. Della sua sorte successiva non si sa nulla di preciso, salvo la testimonianza di un deputato sudcoreano che, sentiti i servizi segreti di Seul, ha dichiarato alla stampa che l’ex ambasciatore ha defezionato ed ha chiesto asilo politico al nostro Paese, o a un altro Paese democratico.

Una defezione di un diplomatico di alto rango è un fatto molto raro per il regime eremita della Corea del Nord. In trent'anni si contano letteralmente sulle dita di una mano. L’ultimo caso è recente, risale ad appena due anni fa, quando Thae Yong-ho, vice-ambasciatore a Londra, defezionò assieme alla moglie e ai figli. Si rifugiò in Corea del Sud, dove tuttora vive. Disse in seguito che del regime di Kim non ne poteva più e che avrebbe fatto di tutto pur di assicurare un futuro decente ai suoi figli, all’estero e non più in patria. Thae Yong-ho ha detto ieri alla Bbc di aver conosciuto Jo Song-gil. Ha anche dei sospetti sui motivi della sua defezione: avrebbe clandestinamente esportato prodotti di lusso italiani in Corea del Nord e sarebbe stato a conoscenza di dettagli segreti del programma nucleare del regno eremita. Sarebbe stato ricattabile e, al tempo stesso, avrebbe avuto comunque delle informazioni preziose da vendere, alla fine imminente del suo mandato. Secondo Kim Min-ki, parlamentare sudcoreano, la scomparsa dell’ambasciatore risalirebbe a un mese fa, allo scadere del suo mandato, alla fine di novembre.

La Farnesina afferma di non sapere nulla di più dell’ultima comunicazione ufficiale, con cui Pyongyang, a novembre, annunciava l’imminente sostituzione del diplomatico. Il nostro ministero degli Esteri non ha informazioni su richieste di asilo politico. Secondo Kim Min-ki, invece, Jo Song-gil e sua moglie sarebbero ancora in territorio italiano e protetti dalla nostra polizia. Vero o no, difficile dirlo. E anche se lo fosse, non lo si potrebbe dire: i familiari di un defezionista, infatti, rischiano la deportazione o la morte in Corea del Nord. Jo Song-il era già in una posizione privilegiata perché aveva la moglie con sé a Roma, all’estero. Gli altri funzionari nordcoreani che possono lavorare all’estero, invece, hanno normalmente i famigliari trattenuti in Corea del Nord, letteralmente in ostaggio del regime. Jo era figlio di diplomatici in una famiglia della “aristocrazia rossa” del regime comunista. Suo padre e suo suocero erano entrambi ambasciatori, il suocero in particolare è un diplomatico di carriera operativo in Tailandia e Hong Kong. Jo aveva sostituito il precedente ambasciatore a Roma, nell’ottobre del 2017, Mu Jong-nam, espulso dal governo italiano per protesta contro l’ultimo test nucleare proibito.

Un altro defezionista, Kang Myung Do, dice al Wall Street Journal che “la defezione di diplomatici è un colpo fatale per Kim Jong-un, perché possono far trapelare notizie sulla sua personalità e la sua politica estera”. Per di più questa misteriosa scomparsa capita in un momento molto delicato, quando i negoziati con gli Usa sul disarmo nucleare sono giunti a un punto di stallo.

Se dovesse essere confermata la notizia della defezione, sarebbe l’ennesima conferma della fragilità del regime. E della sua invivibilità. I diplomatici hanno molto da perdere e molto da guadagnare: perdono una vita di privilegi, ma possono rifarsi un’esistenza all’estero vendendo informazioni e conoscenza su uno dei paesi più misteriosi (e strategicamente interessanti) del mondo. Nella maggior parte dei casi, invece, chi fugge dal regime comunista coreano non ha più niente da perdere e rischia la vita pur di non condurre più un’esistenza di stenti in uno dei paesi più poveri e repressivi al mondo. Solo nel corso dell’ultimo anno, sono stati 1.042 i nordcoreani fuggiti nella Corea del Sud, spesso attraverso un viaggio lungo e tortuoso attraverso la Cina e il Sudest asiatico. In tutto, quelli che sono riusciti a fuggire sono 32mila. Jo Song-gil potrebbe essere uno di loro.