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CAPRIOLE ALL'ONU

La tirannia del comitato dei diritti dell'uomo sulla vita

Nelle ultime osservazioni Il Comitato per i Diritti dell’Uomo dell’ONU compie giravolte linguistiche per affermare il diritto all'aborto, che però non è sancito dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo, che dovrebbe attuare. 

Vita e bioetica 25_09_2017

Il Comitato per i Diritti dell’Uomo dell’ONU è un organismo previsto ed istituito dall’ art.28 del Patto sui Diritti Civili e Politici del 1966, uno dei due più importanti trattati internazionali che danno attuazione alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948. Il fine principale del Comitato è quello di monitorare il rispetto del Patto del 1966. A tale scopo si avvale di “Osservazioni generali” cioè a dirsi di pareri giurisprudenziali che dovrebbero essere interpretazioni autentiche degli articoli del Patto stesso. Il condizionale è d’obbligo come vedremo.

Ora accade che da parecchie settimane il Comitato stia interpretando con grande libertà l’art. 6 del Patto che così recita: «Il diritto alla vita è inerente alla persona umana. Questo diritto deve essere protetto dalla legge. Nessuno può essere arbitrariamente privato della vita». L’esegesi dell’articolo ha portato ad un significato che rovescia completamente il contenuto dell’articolo aprendo all’aborto legalizzato.

La bozza dell’Osservazione generale su questo articolo parte bene, affermando che il diritto alla vita è il “più prezioso” e “supremo diritto verso cui non è consentita alcuna deroga“. Poi iniziano i dolosi e dolorosi cedimenti: il diritto alla vita “è parte di ogni essere umano” ma “non deve essere interpretato in modo stretto”. Ma se è il più prezioso bene dell’uomo non dovremmo parimenti tutelarlo nel modo più stringente possibile? 

Non la pensa così invece il Comitato che vede diritti inesistenti nell’art. 6, come quello di accesso all’aborto. “Gli Stati – si legge nel documento -  devono garantire un accesso sicuro all’aborto per proteggere la vita e la salute delle donne in gravidanza, soprattutto quando la gravidanza è il risultato della violenza o dell’incesto, o quando il feto soffre di malformazioni fatali“. Trattasi di eugenetica, né più né meno.

Il documento prosegue consigliando agli Stati di non punire mai l’aborto, di non porre vincoli al suo accesso e di diffondere informazioni adeguate in materia di  “opzioni riproduttive” (aborto e contraccezione) soprattutto tra gli adolescenti. Da ultimo è da notare che nei commenti ufficiali che accompagnano l’iter di scrittura del parere interpretativo si apriva anche all’eutanasia però solo su pazienti terminali. Il termine ultimo per inviare commenti e pareri da parte di esperti è il 6 ottobre. Successivamente arriveremo al voto finale.

Il documento che ne uscirà sarà vincolante per i Paesi di tutto il mondo? No, perché il Comitato non rappresenta la volontà dell’ONU, ma è un organismo del Patto e i suoi pronunciamenti, in punta di diritto, non sono vincolanti per gli Stati, ma hanno solo funzione consultiva e di orientamento. Detto questo però tali decisioni, de facto e non de iure, pesano come le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu perché hanno potere enorme di moral suasion sugli Stati. Ciò a dire che l’eco massmediatica che tali documenti produce costringe ogni volta gli Stati, nonché i giudici in seno a questi, a giustificare  in punta di diritto la fondatezza delle loro leggi che per ipotesi vengono criticate dal Comitato. In buona sostanza ogni volta gli Stati che assumono un orientamento giuridico diverso da quello indicato dal Comitato devono giustificare la loro sovranità nazionale e la loro indipendenza.

Comunque l’aspetto più paradossale – ma ahinoi – non certo nuovo è la torsione a 180° del significato del diritto alla vita scritto nero su bianco nei trattati internazionali. Nelle mani del Comitato il diritto alla vita si trasforma nel diritto ad uccidere. Un articolo posto a presidio dell’integrità fisica di ogni uomo si degrada fino al punto che diviene un articolo a presidio delle volontà omicidiarie. In tal modo un organismo nato per tutelare i diritti dell’uomo opera in modo opposto al suo mandato e da Comitato per i diritti dell’Uomo cambia nome prendendo quello di Comitato per i delitti dell’Uomo. Tanto vale allora cancellare leggi e trattati sovranazionali e lasciare che decidano i più potenti a loro insindacabile arbitrio. Chiamasi tirannia.