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LETTERE IN REDAZIONE

La manifestazione contro Castellucci

«Sono rimasta molto sorpresa e offesa nel leggere che Lei definisce "sgangherata" la protesta del 24».

Caro direttore,

le scrivo perché leggendo con gran interesse il Suo articolo "Ci dispiace, ma è proprio blasfemia", che trovo molto importante per aiutarci a chiarire le idee, sono rimasta molto sorpresa e offesa nel leggere che Lei definisce "sgangherata" la protesta del 24. Vorrei sapere perché la definisce così.
 
Io ero lì. Sono partita da Roma, con molti sacrifici mi creda, per protestare quel giorno perché quella data era la prima dello "spettacolo". Penso che la bocca del bestemmiatore vada tappata prima che apra la bocca per bestemmiare e non dopo.
 
Nella piazza eravamo un po' più di duecento persone di buona volontà e, ognuno di noi con i propri limiti, era lì per lo stesso scopo, semplicemente.
 
Sono sinceramente gratificata dal fatto che anche sabato a Milano ci saranno altre persone di buona volontà per protestare per lo stesso motivo, e non mi sognerei mai di fare commenti negativi su questa lodevole e doverosa iniziativa. Come dice Lei la Chiesa è una, perché dobbiamo dividerci o screditarci tra noi quando combattiamo le stesse battaglie in difesa di Nostro Signore!
 
Serenella Verduchi

 
Gentile signora Verduchi,

mi dispiace sinceramente che lei si sia sentita offesa per quell’aggettivo, ma non c’era e non c’è alcuna volontà di screditare alcunché. Né intendo giudicare le intenzioni di nessuno. Come per lo spettacolo di Castellucci più che alle intenzioni intendo riferirmi al risultato oggettivo.Peraltro – è bene precisare -  l’articolo in questione non aveva come scopo quello di discutere la manifestazione del 24, vi ho fatto un rapido riferimento in un contesto ben più ampio.

Ma tornando alla manifestazione, lei dice: “Nella piazza eravamo un po' più di duecento persone di buona volontà e, ognuno di noi con i propri limiti, era lì per lo stesso scopo, semplicemente”.

Questa sarà stata sicuramente la sua impressione, ma non è quello che tante persone hanno visto.

Non mi riferisco soltanto ai resoconti giornalistici, che pure – aldilà delle strumentalizzazioni di rito – convergono sostanzialmente, ma anche a diverse lettere che ci sono arrivate in redazione da parte di persone che erano venute per partecipare a un momento di preghiera e hanno trovato tutt’altro, andandosene amareggiate. Cito soltanto un passaggio di una di queste lettere perché descrive puntualmente la scena che ha vissuto martedì sera. Lo scopo principale della lettera, devo aggiungere per onestà, era quello di rimproverare i tanti cattolici che sono rimasti a casa e che perciò hanno lasciato campo libero a dei gruppuscoli di condurre la serata verso una “deriva assoluta”. Ma ecco cosa dice:

“Di corrispondente alle aspettative ho trovato a piazzale Libia soltanto la recita del S.Rosario, al termine della quale si è assistito ad una messa sedevacantista; al terrificante spettacolo di violenza offerto da esponenti di Forza Nuova, nonché la presenza di un numeroso gruppo di leghisti che accanto a quello di Militia Christi manifestava con tanto di bandiere col sole delle Alpi; tutto ciò in barba a quella che avrebbe dovuto essere una manifestazione priva di vessilli politici, senza spazio per divisioni fra tradizionalisti e non, ma in cui essere solo “cattolici” (o forse sarebbe meglio dire “cristiani” vista la partecipazione di un manipolo ristretto di copti)”.


Si può discutere sul perché e sulle responsabilità, non metto minimamente in dubbio le buone intenzioni e la fede di tanti, come lei, che si sono sobbarcati anche dei sacrifici per essere presenti. Né, tanto meno, intendo dare lezioni di cattolicità a nessuno. Ricordo anche che siamo stati i primi a rivendicare la legittimità della protesta. Resta il fatto però che quello che si è visto martedì sera in Piazza Libia, al di là delle intenzioni di alcuni degli organizzatori, si è rivelata nel suo insieme una manifestazione scomposta, eccessiva. Esattamente le due definizioni che su un dizionario di lingua italiana si trovano alla voce “sgangherato".

Riccardo Cascioli