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49 MILIONI

La magistratura svuota le casse della Lega

Il Tribunale del Riesame di Genova ha accolto il ricorso della Procura sul sequestro dei fondi della Lega. E adesso? Salvini dichiara che non si farà intimidire e raccoglie la solidarietà dei suoi alleati di governo, oltre che di Forza Italia e Fratelli d'Italia. Ma il suo partito ha le casse vuote, letteralmente. Ora nascerà un nuovo partito?

Politica 07_09_2018
Umberto Bossi

Il Tribunale del Riesame di Genova ha accolto il ricorso della Procura sul sequestro dei fondi della Lega in relazione alla truffa ai danni dello stato, stimata in 49 milioni, per rimborsi elettorali non dovuti dal 2008 al 2010. Nell’ambito di quell’inchiesta sono stati condannati in primo grado Umberto Bossi, l'ex tesoriere Francesco Belsito e tre ex revisori dei conti.

I magistrati genovesi hanno dunque completamente rigettato l’impostazione della difesa e hanno scritto che "la confisca obbligatoria è finalizzata al fine certamente legittimo e conforme ai principi dell'ordinamento giuridico interno e sovranazionale che assicura allo Stato il profitto del reato ricercandolo ovunque e presso chiunque". Hanno anche aggiunto che "non solo non esiste alcuna norma che stabilisca ipotesi di immunità per i reati commessi dai dirigenti dei partiti politici, ma anzi esiste una precisa disposizione di legge che impone la confisca addirittura come obbligatoria nel caso in esame". A questo punto scatta l'iter per attuare il sequestro dei 49 milioni, con la Guardia di finanza di Genova già al lavoro. Il Tribunale dispone "il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta anche delle somme di denaro che sono state depositate o verranno depositate sui conti correnti e depositi bancari intestati o comunque riferibili alla Lega Nord successivamente alla data di notifica ed esecuzione del decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Genova in data 4 settembre 2017, fino a concorrenza dell'importo di 48.969.617 Euro". La Procura dovrà rivolgersi al Tribunale per avere il provvedimento con il quale procedere effettivamente al prelievo. Nel frattempo, però, il Carroccio può fare ricorso in Cassazione per chiedere l'annullamento del provvedimento.

Questo significa che la Lega chiude i battenti e muore come partito politico? A sentire Matteo Salvini, non c’è questo rischio. Lui si dice tranquillo e sereno "perché gli italiani sono con noi". E rincara: "Temete l'ira dei giusti. Lavoro per la sicurezza degli italiani e mi indagano per sequestro di persona (30 anni di carcere), lavoro per cambiare l'Italia e l'Europa e mi bloccano tutti i conti correnti, per presunti errori di dieci anni fa. Se qualcuno pensa di fermarmi o spaventarmi ha capito male, io non mollo e lavoro con ancora più voglia". A stretto giro arriva la preoccupata solidarietà del premier Giuseppe Conte: "Non commento un provvedimento giudiziario ma mi limito a prendere atto che un provvedimento così creerà difficoltà alla Lega. Non ritengo che avrà ripercussioni sul governo. È chiaro che per un partito diventa difficile svolgere attività politica se non ci sono risorse finanziarie: mi auguro che si possa trovare una soluzione alternativa, ma c'è una oggettiva situazione di difficoltà". E l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, commenta: "C’è una sentenza, le sentenze si rispettano. I giudici hanno tutti gli strumenti per andarli a riprendere quei soldi, sempre che ci siano. I fatti risalgono ai tempi di Bossi, riguardano una fase precedente a quella di Salvini". Dunque anche lui esclude ricadute sulla tenuta della maggioranza.

Dagli altri partiti le reazioni sono di segno diverso. "Le sentenze per me non si commentano ma si rispettano sempre. Nessuno può sentirsi al di sopra della legge per le funzioni che ricopre o il consenso che ha", avverte il coordinatore nazionale di Mdp, deputato di Liberi e Uguali, Roberto Speranza. Da Forza Italia, invece, Mariastella Gelmini, capogruppo azzurro alla Camera dei deputati, si schiera dalla parte del Carroccio, si affretta a dichiarare "solidarietà agli amici ed alleati del Carroccio", e aggiunge: "Trovo ingiusto che un movimento politico paghi un conto così salato a causa di comportamenti personali di ex dirigenti. Una comunità non può rispondere di colpe dei singoli. Non si può sequestrare un partito". Per il Presidente dei senatori del Pd, Andrea Marcucci, "Salvini parla bene e razzola molto male. Ora non ha più giustificazioni. La Lega restituisca allo Stato 49 milioni". Il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato rivolge un appello a Luigi Di Maio: "Erano soldi dei cittadini e vanno restituiti. Lo dice il Tribunale del riesame che conferma il sequestro di 49 milioni di euro alla Lega, che usò illecitamente i finanziamenti pubblici. Luigi Di Maio, ci aiuti in questa battaglia di legalità?". Di tenore decisamente diverso le parole di Maurizio Lupi, coordinatore nazionale di Noi con l’Italia: "Non s’è mai visto un tribunale che cancella di fatto un partito politico. Tutta la mia solidarietà alla Lega e a Matteo Salvini. Quello che sta succedendo in Italia è un vulnus alla vita democratica. Anche i più acerrimi nemici della Lega dovrebbero insorgere contro questa palese ingiustizia, anche se sancita da un tribunale".

Ora, però, davvero la Lega ha le casse vuote e, soprattutto, non potendo contare neppure su eventuali elargizioni future (che, come precisa la sentenza, verrebbero subito sequestrate, fino a risarcire quei 49 milioni), non può neppure svolgere attività politica. Che questo verdetto possa accelerare la costituzione del partito unico di centrodestra è una possibilità. Che Salvini possa fondare un nuovo partito che non si chiami più Lega non va assolutamente escluso. Certo è che questa sentenza potrebbe far lievitare ulteriormente il consenso popolare di cui gode attualmente il leader leghista, facendolo passare agli occhi dell’opinione pubblica come un perseguitato dalle toghe, e consegnandogli la “golden share” della legislatura.