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LA SETTIMANA

La grande fuga dalla realtà italiana

Distratti dall'assemblea nazionale del Pd e dalla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024, l'Italia viene declassata da Standard & Poor's al rating BBB-, un passo prima della "spazzatura". Lo Stato continua a indebitarsi, mentre le regioni si riformano. Eppure sono solo gli enti locali ad essere condannati.

La Settimana 16_12_2014
Standard & Poor's

La scorsa settimana era passata all’ombra della notizia, diffusa sabato 6 dicembre, che per quanto riguarda il debito a lungo termine l’agenzia di classificazione statunitense Standard & Poor’s aveva fatto scendere nelle sue classifiche il nostro Paese dalla posizione  “BBB” alla posizione “BBB-“.

Motivo: la nostra economia continua a peggiorare e ciò rende i nostri debiti sempre meno sostenibili. Né, secondo Standard & Poor’s, basta a mutare il quadro l’entrata in vigore della riforma del lavoro (Jobs Act) di cui si potrà valutare l’efficacia solo quando ne verranno varati i decreti attuativi. Società come Standard & Poor’s sono in effetti strumenti di politica internazionale dei grandi centri di potere finanziario con base negli Stati Uniti. Quindi le loro stime valgono non in assoluto, bensì relativamente a tali centri di potere. Ciò non vuol dire ovviamente che valgano poco, tutt’altro. Quale che sia il giudizio che se ne vuol dare, si tratta di segnali dei quali occorre comunque tenere conto con la massima attenzione. La faccenda è stata invece rapidamente avvolta in cortine fumogene, mentre le luci della ribalta si accendevano sulla cronaca dei dibattiti all’Assemblea nazionale del Partito democratico. Ci torneremo più avanti anche noi, ma non è questo il nocciolo della questione.

La corrente settimana si è aperta con altre notizie preoccupanti, e questa volta di fonte non sospetta. Secondo l’ultimo numero del bollettino Finanza pubblica, fabbisogno e debito della Banca d’Italia, nello scorso ottobre il debito delle Amministrazioni pubbliche italiane è aumentato di 23,5 miliardi giungendo a 2.157,5 miliardi. E, tanto più considerando che secondo l’attuale governo la maggior fonte degli sprechi di denaro pubblico sono le autonomie locali, diventa interessante notare che  mentre il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 25,0 miliardi, quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 1,5 miliardi. Il debito infine degli Enti di previdenza “è rimasto sostanzialmente invariato”. Nei primi dieci mesi del corrente anno il debito pubblico è aumentato complessivamente di 87,7 miliardi.

Frattanto sono diminuite le  entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato, scese in ottobre a 28,5 miliardi: il 2,7% (0,8 miliardi) in meno rispetto allo stesso mese del 2013. Anche con questo governo pur così scoppiettante e così pieno di ottime intenzioni le cose continuano insomma a peggiorare. Da un lato le entrate scendono a causa del continuo rallentamento dell’economia e dall’altro il governo non riesce a ridurre la spesa pubblica. Fa ordine a casa degli altri, tagliando risorse alle autonomie locali, ma non in casa propria. Il grosso della spesa pubblica è in effetti costituita da quella dello Stato: è quindi da qui che si dovrebbe cominciare. In quanto poi alle autonomie locali, al di là della campagna di scredito indifferenziato nei loro confronti montata in questi mesi, sarebbe il caso di analizzare la situazione più in dettaglio. Si scoprirebbe allora che sono numerose le amministrazioni locali che lo Stato potrebbe utilmente prendere a modello per la sua auspicata riforma. 

E mentre i problemi sono questi dovremmo stare incollati al televisore a sorbirci la cronaca spettacolarizzata del dibattito (scontato) all’Assemblea nazionale del Pd? Oppure elettrizzarci per la scelta di candidare Roma quale sede delle Olimpiadi del 2024? In quest’ultimo caso siamo quasi alla farsa. Se ne sta parlando come se fosse qualcosa che può incidere sul nostro presente politico ed economico quando si tratta di un evento che comunque avrà luogo fra dieci anni, quando con ogni probabilità altri saranno al potere sia al Campidoglio che a palazzo Chigi. Di fronte alla durezza dei problemi del momento è in atto una pericolosa fuga dalla realtà che viene poi amplificata e ulteriormente stimolata da una comunicazione di massa di sempre più bassa qualità. In questo quadro diventa ogni giorno più importante farsi innanzitutto dei giudizi chiari senza lasciarsi trascinare dall’onda dei luoghi comuni, per forte che sia.