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La Francia vende aerei alla Cina, ma senza esporsi

Macron incontra Xi e incassa una commessa da 30 miliardi di euro in velivoli per uso civile. L'Italia ha guadagnato molto meno in termini commerciali, ma si è esposta di più con una partnership politica con la Cina. Entrambi, Italia e Francia, hanno ignorato la violazione di libertà di religione in Cina. E l'Ue chiede solo il rispetto dell'ambiente

Editoriali 28_03_2019
Xi Jinping con Emmanuel Macron e le due first ladies

Mentre Luigi di Maio riusciva a rifilare a Xi Jinping solo qualche cassa di arance siciliane, Emmanuel Macron incassava una commessa da 30 miliardi di euro in velivoli per uso civile. La Cina comprerà infatti dalla Francia 290 Airbus A320 e 10 aerei di linea A350.

Ora, non è necessario essere dei fan di Macron per vedere il vantaggio insito nel vendere merci a un Paese straniero senza né alienare le risorse strategiche nazionali, né diventarne un burattino. Il contrario invece ha fatto un pezzo del governo italiano, quello in quota Movimento Cinque Stelle, che, sbandierando alla vigilia accordi commerciali che avrebbero magnificamente beneficiato il nostro Paese, ha invece concluso un accordo eminentemente politico che in quattro e quattr’otto lega l’Italia alla sfera d’influenza di un Paese totalitario che vive di pane, persecuzione e violazione del mercato.

Applausi allora a Macron per come si è comportato con Xi Jinping? Niente affatto. Il grande assente nei vertici e negli accordi di Francia e Italia con Pechino sono infatti ancora e sempre i diritti umani e la libertà religiosa. È vero che Macron ha espresso preoccupazione per i diritti umani e per le libertà individuali in Cina durante la conferenza stampa tenuta al termine dell’incontro con il leader cinese al Palais de l’Élysée, la residenza ufficiale del presidente della repubblica francese, così com’è vero che, qualche giorno prima, lo ha fatto anche il presidente della repubblica italiana Sergio Mattarella a Roma. Ma è abbastanza? No, non lo è.

Perché se si hanno davvero a cuore i diritti umani, si antepongono i diritti umani a qualsiasi altra considerazione. Se ci si preoccupa veramente della libertà religiosa, violata e vilipesa in Cina, si mette la libertà religiosa al primo posto in ogni frangente. Non alla fine, non a parte, non infilando qualche fugace rapido riferimento di circostanza che ha il sapore del contentino ipocrita quando tutto il resto è già stato deciso e concordato.

Se si tiene sinceramente ai diritti umani e alla libertà religiosa per tutti, si rendono i diritti umani e la libertà religiosa per tutti il parametro del proprio comportamento politico e commerciale. Se ci si preoccupa veramente dei diritti umani e della libertà religiosa, si pongono i diritti umani e la libertà religiosa come precondizione di qualsiasi discussione, firma di memorandum e vendita di arance o aeroplani. Se ci si crede davvero, insomma, si alza il prezzo, si alza la voce.

Se invece non lo si fa, significa che in realtà dei diritti umani e della libertà religiosa non interessa nulla. Toccare un tema tanto grave in modo periferico, com’è stato fatto da Macron e da Mattarella (Di Maio non ha nemmeno fatto così), è perfettamente inutile. Il Memorandum d’intesa politica con la Cina firmato dall’Italia continuerà indisturbato il proprio percorso senza che un vago riferimento ai diritti umani pronunciato da Mattarella possa addensare alcuna nuvola in cielo e gli aerei francesi voleranno in Cina a tempo debito neanche sfiorati da una frase detta en passant da Macron, ma in compenso sia Roma sia Parigi avranno il proprio bell’alibi morale, sostenendo in maniera pusillanime di averne “dette quattro” alla Cina. E così la Cina può continuare indisturbata a perseguitare cattolici, protestanti, buddhisti, musulmani, taoisti e fedeli di nuovi movimenti religiosi senza fare distinzioni teologiche giacché il suo nemico è la fede in quanto tale. Può continuare ad arrestare arbitrariamente, confiscare, torturare. Può continuare a rinchiudere migliaia di innocenti rei solo di essere credenti e di appartenere a minoranze religiose nei “campi per la trasformazione attraverso l’educazione”, che di fatto sono veri campi di concentramento eufemisticamente definiti “scuole di avviamento professionale”. Può continuare a pretendere che i cattolici fedeli al Papa si lascino controllare dallo Stato comunista. Può continuare persino a vessare le cinque associazioni (cattolica, protestante, islamica, buddhista e taoista) create negli anni 1950 per manipolare e comunistizzare i credenti.

Il tutto si fa del resto ancora più frustrante a fronte della dichiarazione congiunta rilasciata da Xi Jinping, da Macron, dal cancelliere tedesco Angela Merkel e dal presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, al termine dei colloqui “senza precedenti” svoltisi martedì 26 a Parigi su iniziativa dell’Eliseo per stabilire i paletti della penetrazione cinese in Europa e a cui l’Italia è stata disinvoltamente esclusa, pur essendo ora il più importante partner politico di Pechino nel Vecchio Continente e l’unico Paese del G7 ad avere già accettato preventivamente la logica della Belt and Road Initiative, ossia il faraonico progetto lanciato da Xi Jinping nel 2013 per ridisegnare la mappa della globalizzazione stavolta con caratteristiche cinesi e imporre il proprio predominio nel mondo.

Xi Jinping, Macron, Merkel e Juncker si sono infatti impegnati a combattere «la criminalità ambientale, in particolare il bracconaggio e la tratta di specie selvatiche di flora e fauna minacciate dall’estinzione», e l’inquinamento indotto dalle plastiche, impegnandosi ad agire «congiuntamente per un salto globale di fronte all’erosione della biodiversità» e annunciando che nel 2020 la Cina ospiterà una conferenza delle Nazioni Unite proprio sulla biodiversità. Scappa da ridere, sapendo che uno dei massimi inquinatori del mondo è proprio la Cina, che agisce, in questo come in qualsiasi altro campo, nel disprezzo di ogni regola e di ogni dignità umana. Seul dista da Pechino 950 chilometri in linea d’aria e di mezzo c’è pure un ampio braccio di Mar Giallo. Eppure nei giorni in cui il vento gira storto le esalazioni mefitiche della capitale cinese rendono l’aria irrespirabile anche nella capitale sudcoreana. Ma il punto che fa sanguinare il cuore è che per i leader europei la foca monaca e l’orso polare contino di più dei milioni di persone che la Cina perseguita ogni santo giorno.