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DESIGN ANTICATTOLICO

La casula per la messa del Meeting si fa neo pagana

Hanno fatto il giro del mondo le immagini delle casule disegnate appositamente per i concelebranti della Messa prevista per oggi nel corso della visita del Papa al Meeting delle Famiglie di Dublino: un triskele neo pagano, diverso da quello utilizzato nell'alto medioevo utilizzato dai primi cristiani celtici convertiti. Cosa comunica questa immagine al fedele comune, semplice? Di sicuro una certa confusione. Comunica inoltre una esasperata ricerca di “creatività” e novità che sgancia il cattolicesimo dai suoi propri simboli.

Ecclesia 26_08_2018

Hanno fatto il giro del mondo le immagini delle casule disegnate appositamente per i concelebranti della Messa prevista per la visita del Papa al Meeting delle Famiglie di Dublino (22-26 agosto). Comprensibilmente, esse hanno sollevato dubbi (e qualche inquietudine). Mostrano un singolare disegno multicolore al loro centro: tre oggetti oblunghi disposti a spirale e un arcobaleno. Di sicuro, l’ideatore di quelle vesti liturgiche ha voluto evidenziare un simbolo della cultura celtica, basata su “triadi” rappresentate dal triskele (trischele, trisqueles, la grafia è varia).

Questo “innesto” mostra comunque notevole superficialità poiché il triskele non è stato raffigurato nella sua forma cristianizzata, che è tradizionale in Irlanda, ma in una versione colorata, pop, che poco ha a che vedere sia con la religione celtica sia con quella cristiana ma che, proprio per questo, richiama di più un’interpretazine pagana del druidismo. Presumiamo che nella mente di coloro che hanno disegnato e approvato le casule si volesse rappresentare graficamente la Trinità, poiché il “triskele” celtico venne interpretato in questo modo nell’Irlanda altomedievale quando le famiglie dei sacerdoti celtici si convertirono al cristianesimo cristianizzando precedenti segni. Per questo motivo il triskele (rivisto) si trova in molte chiese irlandesi altomedievali. E' il segno sul quale il santo cristiano Patrizio spiegherà il concetto della Trinità ai celti irlandesi, dopo avere trasformato però il triskele in un trifoglio. 

Eppure la configurazione che è stata scelta lascia molto perplessi. Innanzitutto si tratta di una versione multicolore del triskele e questo rimanda più alla cultura rock e pop contemporanea. Forse, come ha giustamente ricordato Marco Tosatti, il modo in cui i tre elementi sono stati disegnati voleva richiamare il simbolo dello ying e dello yang. Ma il simbolo taoista è, per definizione, duale e mai trinitario: il pasticcio simbolico che ne deriva è inestricabile. Questo triskele multicolore di Dublino, a voler essere precisi, presenta elementi differenti dal triskele antico e tradizionale. Sembra più un’interpretazione di esso, dunque una forma nuova e non simbolica. Un segno di design. Ma questa discussione ci porterebbe lontano.

Osserviamo intanto che viene affiancato ad un arcobaleno ben riconoscibile nelle tre versioni della casula presentata alla stampa. Dunque, nella casula, abbiamo fondamentalmente due simboli o immagini: una sorta di triskele (che ha origine pagana) e l’arcobaleno.

Possiamo allora chiederci cosa comunichi questa immagine al fedele comune, semplice. Di sicuro una certa confusione. Comunica inoltre una esasperata ricerca di “creatività” e novità che sgancia il cattolicesimo dai suoi propri simboli. Ci si chiede: questa voglia di aggiornamento nasconde forse la vergogna del proprio passato, in un’Irlanda in precipitosa scristianizzazione? O forse si vuol andare incontro ai fedeli rimasti sgomenti di fronte agli scandali pedofili che hanno scosso la Chiesa irlandese? Se è questa l’intenzione, desta perplessità che lo si faccia “sterilizzando” la simbologia cristiana. In ogni caso l’operazione è imbarazzante e, da un punto di vista cattolico “normale”, incomprensibile tanto quanto lo erano i paramenti multicolori indossati tempo fa da certi preti sudamericani, francesi o italiani. Perché la funzione, il significato degli oggetti liturgici e dei paramenti sacri esigono stabilità, rispetto e riconoscibilità.

Nessuno nega che esistano i cambiamenti storici: i paramenti del periodo barocco non erano quelli usati nell’alto medioevo e quelli del Ventesimo secolo non erano gli stessi del periodo romantico. Ci sono stati, anche allora, dei piccoli o grandi “aggiornamenti”, certo. Ci sono sempre stati, ma graduali e soprattutto rispettosi di quelle forme e simboli permanenti che sono lo specifico del sacro e della religione. Tutti avevano elementi comuni: l’agnello, la croce, i simboli della Passione di Cristo. Vero è che le casule possono essere molto semplici, perché ad esse va sovrapposta la stola, e vengono accostate a pastorale e mitra, ma da sempre vengono rese riconoscibili con un monogramma, una croce, un ricamo che richiama la loro funzione di veste liturgica cattolica. Pare invece che il compito di chi ha disegnato questi indumenti liturgici sia stato soprattutto stupire, “innovare” e rompere, mostrare una creatività “rivoluzionaria”. Si auspicherebbe che il compito di queste persone sia conciliare il passato con il presente senza rotture. Di “rotture” e innovazioni, negli ultimi 50 anni, ce ne sono state a sufficienza.  

C’è un altro elemento da considerare. Il cattolicesimo oggi vive in un ambiente ostile saturo di immagini e simboli anticristiani. Sarebbe stato allora opportuno considerare che in molti gruppi di rock duro, così come nei videogiochi, nei film e in tante serie tv per adolescenti e non, il triskele celtico, variamente disegnato, ha assunto connotazioni decisamente “nere” e sataniche perché facilmente richiama i tre 6 dell’Apocalisse posti a raggiera attorno a un centro. Esiste un’ampia letteratura sull’uso che la popular culture fa di questi simboli. Un designer di casule non dovrebbe trascurare questi aspetti, né certi commentatori dovrebbero liquidare questi accostamenti come sciocchezze.

Tali accostamenti esistono e si stabiliscono per la pervasività della cultura popolare che modella l’immaginazione nostra e dei nostri figli. L’unico elemento riconoscibile in questi vestimenti, oltre al decisamente non cattolico triskele, dunque, è l’arcobaleno. Anche questo è un elemento figurativo critico come è ben risaputo. Nella nostra cultura attuale, l’arcobaleno richiama ben precise battaglie e culture. Certo, è simbolo dell’Alleanza, ma quanti pensano a “quell’arcobaleno” oggi, quando il quadro simbolico dei segni e dei simboli (anche sui paramenti sacri) risulta alterato? Ormai l’arcobaleno, nella percezione comune, è legato ai “diritti civili”, ai diritti Lgbt e a tutto ciò che si oppone proprio a quelle famiglie che sono al centro del Meeting di Dublino o a simili iniziative. Bisogna tenerne conto e, quando lo si usa, l’arcobaleno occorre collegarlo saldamente alla tradizionale simbologia cristiana, altrimenti il suo significato cambia totalmente. Uno scritto come questo può sembrare un’irritante serie di consigli non richiesti. Ma rispecchia la sensibilità di molti.