Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Galdino a cura di Ermes Dovico
REGNO UNITO

La Brexit non si ferma sui confini dell'Irlanda

Come mai i negoziati sulla Brexit si sono inceppati? Perché mancava l’accordo sull’unico confine di terra del Regno Unito, quello fra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord. Quest’ultima, con una minoranza protestante rimasta sempre fedele alla corona britannica, non intende accettare un trattamento diverso. L'accordo raggiunto nella notte.

Esteri 08_12_2017
Il vecchio confine intra-irlandese

Come mai i negoziati sulla Brexit si erano inceppati? Perché mancava l’accordo sull’unico confine di terra del Regno Unito, quello fra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord. Il partito unionista Dup, che rappresenta la minoranza protestante rimasta sempre fedele alla corona britannica, non intendeva accettare un trattamento diverso dal resto del regno, dunque, con la Brexit, chiede di ripristinare la dogana con l'Irlanda. Dall’altra parte, Dublino non intendeva veder ripristinato un confine vero e proprio nel Nordest dell’isola, con tanto di barriere e check point. Alla fine è stato raggiunto un accordo in piena notte. E i negoziati con l'Ue si sono sbloccati.

L’Irlanda del Nord (Ulster per i protestanti) è l’unico angolo dell’isola irlandese rimasto sotto la corona, sin dal 1921, nella prima partizione, un anno prima rispetto al riconoscimento di indipendenza di Dublino. Il partito che rappresenta gli unionisti protestanti nordirlandesi, il Dup, ha posto il veto all’ultimo round negoziale, che pareva concluso lunedì con l’accordo fra il governo May di Londra e il governo Varadkar di Dublino. Per i due esecutivi coinvolti è reciprocamente vantaggioso mantenere un confine aperto. Per l’Irlanda si tratta di una necessità, perché molti dei cittadini irlandesi vivono nella parte nordorientale dell’isola sotto il governo britannico, i commerci e i contatti fra le due parti sono assidui, dopo la fine della lunghissima guerra civile terminata con gli Accordi del Venerdì Santo del 1998. Per il Regno Unito è soprattutto una questione di ordine interno. Infatti, senza un confine aperto fra le due parti dell’Irlanda sarebbe troppo alto il rischio di una recrudescenza del lunghissimo conflitto a bassa intensità, l'ultima guerra europea fra cattolici e protestanti. Come minimo crescerebbe la disaffezione nei confronti del governo: nell’Irlanda del Nord aveva vinto il voto per il Remain a gran maggioranza.

Leo Varadkar, il taoiseach (primo ministro) irlandese, mercoledì, dopo il veto del Dup, ha condotto una seconda trattativa telefonica con Theresa May. Ai microfoni della stampa si è detto disponibile a prendere in considerazione nuove proposte britanniche per un secondo accordo. “Voglio che si passi alla seconda fase dei negoziati, se possibile, la settimana prossima, ma c’è una linea rossa da rispettare assolutamente. (…) La mia responsabilità di primo ministro è quella di proteggere i nostri interessi nazionali fondamentali e questi consistono nel garantire i diritti dei cittadini irlandesi, in Irlanda e nel Regno Unito e anche nell’impedire il ritorno di una frontiera chiusa fra l’Irlanda del Nord e l’Irlanda”.

Per l’Unione Europea non si poteva passare alla seconda fase dei negoziati sulla Brexit, che riguardano gli accordi commerciali, finché l’Irlanda (che è membro dell’Ue) prima di risolvere la questione della frontiera con il Regno Unito. Michel Barnier, il capo negoziatore dell’Ue, ha confermato agli Stati membri che il governo britannico aveva due giorni di tempo per accettare il testo di un nuovo accordo, altrimenti non inizierà neppure la seconda fase dei negoziati. Giusto per aggiungere ulteriore pressione in una situazione già tesa…

Ma come mai il Dup, il partito unionista, ha posto il veto? E perché non vuole che l’Irlanda del Nord sia considerata diversamente dal resto del Regno, appunto. Ma perché proprio adesso e sulla questione della frontiera, dal momento che di differenze legislative ce ne sono già molte altre? Quando, nel 1972, nel pieno della guerra civile, Londra provò a ristabilire un pieno controllo su Belfast, gli unionisti si sollevarono in protesta. Tuttora ci sono leggi diverse nel diritto di famiglia, anche molto importanti: aborto e matrimoni gay sono vietati nell’Irlanda del Nord, mentre sono legali nel resto del Regno Unito. La moneta dell’Irlanda del Nord, che pure ha corso legale, non è usata nel resto del Regno Unito. Chiunque sia nato nell’Irlanda del Nord può ottenere anche la doppia cittadinanza irlandese. Non così nel resto del Regno Unito. Quindi, se l’Irlanda del Nord è già una regione autonoma (tanto autonoma quanto la Scozia), perché proprio sulla Brexit c’è opposizione? Il negoziato verte sull’ “allineamento” dei nordirlandesi alle regole dell’Ue, per mantenere la frontiera aperta. Dunque libero commercio con il resto dell’Ue, ma possibilità che tornino le barriere doganali con il Regno Unito. Gli unionisti, allora, temono di vedersi esclusi dalla corona britannica e integrati, di fatto, nella repubblica irlandese. Il loro incubo storico. La frontiera aperta sarebbe solo il primo passo per un’unificazione dell’isola. Ma perché prima non lo temevano? Perché sia Londra che Dublino erano entrambe parte dell’Ue, ora no.

Da un punto di vista politico, il parere del Dup conta tanto, perché i suoi 10 deputati sono quelli che consentono ai conservatori di avere la maggioranza in parlamento e di sostenere il governo May. Non solo: lo stesso partito conservatore si è diviso. L’unionismo è sempre stata una componente storica dei Tory. E una pattuglia di 19 deputati sta sostenendo le posizioni del Dup. Alla fine l'accordo è stato raggiunto nottetempo. Per l'Irlanda viene soddisfatta la condizione della frontiera aperta. Quindi non verrà ripristinata la dogana, come tutti temevano in Irlanda e nell'Ue. Il Dup, in conferenza stampa, dichiara che "c'è ancora tanto lavoro da fare" per la definizione del nuovo status dell'Irlanda del Nord, ma intanto accetta il compromesso. In cambio ottiene che "non sia tracciata una linea rossa sul Mare d'Irlanda", dunque fra Irlanda del Nord e Gran Bretagna non ci sarà alcuna barriera. Le aziende nordirlandesi continueranno ad avere accesso al mercato interno britannico, non vi sarà alcuno "statuto speciale" per l'Irlanda del Nord.

Il risultato più importante è comunque quello dello sblocco del negoziato fra Londra e Bruxelles. Nelle prime ore della mattina Theresa May e il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker hanno annunciato che c'è il primo accordo sulle condizioni di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Due le condizioni fondamentali: la prima è quella sulla frontiera di terra con l'Irlanda, la seconda è sui cittadini Ue che vivono nel Regno Unito, che manterranno gli stessi diritti del periodo pre-Brexit. Ora la palla passa ai singoli Stati membri dell'Ue, che lo dovranno accettare. E si passerà alla seconda fase del negoziato, che riguarda il commercio.