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LA NUOVA AMBASCIATRICE

Kelly Craft all'Onu, moderata contro l'ideologia climatica

Donald Trump ha scelto la prossima ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu. Si chiama Kelly Knight Craft ed è l’attuale ambasciatrice in Canada. Più moderata rispetto all'ambasciatrice uscente Nikki Haley, è nota per le sue posizioni sul cambiamento climatico: dà ascolto anche agli scettici. Sarà questa la nuova priorità?

Esteri 24_02_2019
Kelly Knight Craft

Donald Trump ha scelto la prossima ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu. Si chiama Kelly Knight Craft ed è l’attuale ambasciatrice in Canada. Sarà dunque un’altra donna, se il voto in Senato la conferma, a sostituire Nikki Haley, la pasionaria conservatrice che ha contribuito a rivoluzionare la politica estera degli Usa. Ora ci si chiede che piega prenderanno i rapporti con l’Onu e con i vari dossier internazionale, non solo per quanto riguarda i conflitti nel Medio Oriente e i rapporti con l’Asia, ma anche il clima, la famiglia, la vita, i beni culturali, che sono altrettanti campi di battaglia.

Nikki Haley sarà ricordata per aver eseguito e ispirato, con grinta e determinazione, svolte importanti nella politica americana all’Onu. Fra queste, sicuramente, verrà ricordato a lungo il ritiro dal Consiglio per i Diritti Umani (perché accusato di essere troppo sbilanciato a favore dei paesi arabi e delle dittature), il ritiro dall’Unesco (a seguito delle risoluzioni su Muro occidentale di Gerusalemme e Tomba dei Patriarchi di Hebron, che l’agenzia Onu ha riconosciuto solo come beni islamici e non ebraici), il ritiro degli Usa dagli Accordi di Parigi (sulla lotta al riscaldamento globale), il trasferimento dell’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, la rottura dell’accordo nucleare con l’Iran, il lungo confronto con la Corea del Nord, iniziato in modo estremamente bellicoso e conclusosi con una stretta di mano. Una eredità difficile e importante, dunque, per chiunque subentri ora. Fonti interne che hanno rilasciato dichiarazioni alla Associated Press, coperti dall’anonimato, hanno descritto la Knight Craft come una moderata, o per lo meno più moderata dell’altra candidata in lizza, Heather Nauert, che aveva dovuto rinunciare per un piccolo scandalo familiare (aveva assunto una colf in nero).

La Craft, dunque, potrebbe essere la donna della ricucitura, in questo finale di primo mandato dell’amministrazione Trump. E’ stata elogiata dal leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, che l’ha proposta, sia per ragioni di Stato (vengono entrambi dal Kentucky), sia perché è sulla stessa linea d’onda conservatrice, ma moderata. “Kelly Craft è un forte difensore degli interessi americani e sarà un potente rappresentante della nostra grande nazione all’Onu”, ha dichiarato il senatore. E’ una diplomatica di carriera, contrariamente a Nikki Haley: dieci anni prima di essere ambasciatrice in Canada (dal 2017) era stata nominata da George W. Bush delegata statunitense alle Nazioni Unite per l’impegno degli Usa in Africa.

Un ritorno alla politica pro-Nazioni Unite, dunque? Non è detto. Perché, una volta nominata ambasciatrice del Canada, la Craft aveva fatto notizia su una dichiarazione molto politicamente scorretta. Sulla lotta al cambiamento climatico aveva ribadito che l’approccio degli Usa fosse “differente da quello del Canada”. E che, per quanto riguarda la questione del riscaldamento globale antropico (provocato dall’uomo) fosse attenta a “entrambe le posizioni scientifiche”. Così dicendo, ha aperto anche agli scettici, a coloro che non ritengono che l’uomo sia un fattore fondamentale del riscaldamento globale e dunque si oppongono a misure drastiche, politiche ed economiche, foriere di costi certi e benefici dubbi. La Craft, fresca di incarico in Canada, nel 2017, aveva annunciato il ritiro degli Usa dagli Accordi di Parigi sul clima, aggiungendo che gli Usa avrebbe comunque continuato a combattere contro il riscaldamento globale (ma a modo loro).

Già queste dichiarazioni, molto moderate nei toni e negli argomenti, avevano suscitato uno scandalo. Perché la sola apertura a “entrambe le posizioni scientifiche” è considerata una bestemmia contro gli attuali dogmi ecologisti. Il marito di Kelly, Joseph Craft III, miliardario e proprietario di miniere di carbone, è comunque più drastico in materia. Ai tempi dell’amministrazione Obama, aveva contestato le politiche sul cambiamento climatico. Da proprietario di miniere di carbone, i suoi interessi sono diametralmente opposti a chi vorrebbe convertire il mercato energetico nelle rinnovabili. E da finanziatore del Partito Repubblicano e della campagna di Trump, ha comunque ottenuto un ruolo di rilievo internazionale per la moglie diplomatica.

La politica che ci si può attendere dagli Usa all’Onu, dunque, potrebbe essere quella descritta da Teddy Roosevelt più di un secolo fa: “Parla gentilmente e porta un grande bastone”. Da usare contro le politiche più ecologiste dell’Onu, soprattutto. Per la cronaca: a Los Angeles nevica. Nonostante il riscaldamento globale, è un evento che non succedeva da 70 anni.