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Irlanda: nell'isola dei santi i cattolici crollano a picco

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Non sorprende il declino degli irlandesi che si riconoscono nel cattolicesimo, ma la rapidità: il 10% in meno in soli sei anni. Per molti è l'occasione per estromettere la Chiesa dalla società. A sua volta la Chiesa dovrà adottare una mentalità proattiva, per non essere definitivamente travolta.

Ecclesia 05_06_2023 English

Già terra di santi e studiosi, l’Irlanda diventa sempre meno religiosa, a giudicare dai dati dell’ultimo censimento nel Paese. Poco più di metà dei residenti nella capitale irlandese – Dublino – attualmente si definiscono cattolici, secondo il Central Statistics Office (CSO).

Nel frattempo, il crollo numerico di quanti si identificano come cattolici a livello nazionale, scesi dal 79% nel 2016 al 69% nel 2022, ha dato spazio ai prevedibili appelli delle campagne secolariste e anticlericali a estromettere la Chiesa dall’ambito educativo, sanitario e da altre infrastrutture sociali. Il declino è anche più pronunciato se lo si paragona al censimento del 2011, quando l’84,2% dei residenti in Irlanda si definiva cattolico. Adesso circa 3.515.861 irlandesi si definiscono cattolici e dall’ultimo censimento del 2016 il numero totale dei cattolici è calato di 180.783 unità.

Mentre il numero di cattolici è in declino, coloro che si definiscono «non religiosi» è cresciuto di 284.269 unità e si attesta a 763.210. Questo significa che il 14% dei residenti in Irlanda ha selezionato «nessuna religione» nel modulo del censimento. Il declino è più pronunciato a Dublino, che ha la più bassa percentuale di cattolici nella Repubblica Irlandese. Poco più di metà dei residenti a Dublino – il 53% – ha scelto di definirsi cattolico. «Nessuna religione» è stato registrato per il 24% delle persone che vivono a Dún Laoghaire-Rathdown a Dublino, la più alta percentuale di tutte le altre regioni.

L’identità cattolica resta forte nelle aree rurali dell’Irlanda, con la contea di Mayo dove i cattolici costituiscono la presenza maggiore, con l’80%, seguita da vicino da altre regioni rurali come le contee di Tipperary, Offaly, Roscommon e Galway, ciascuna delle quali riporta il 79%. Solo il 7% degli abitanti della contea di Monaghan ha selezionato «nessuna religione». La Chiesa Anglicana locale – la Church of Ireland – ha mostrato pochi cambiamenti, restando la seconda denominazione religiosa con 124.749 persone.

Esaminando le cifre più a fondo, il quadro non è così netto come suggerirebbe il declino del 10% dal 2016. Per cominciare, parte del declino è attribuibile ai cambiamenti nei modelli migratori. I dati mostrano che tra i cittadini irlandesi, il 94% si identifica come cattolico. Ma per esempio tra i polacchi (benché inclini al cattolicesimo) è calato del 24% in sei anni, dai 122.515 del 2016 a 92.887.

Al contrario, nell’arco di sei anni, il numero di quanti si definiscono cristiani ortodossi è cresciuto da 60.000 a oltre 100.000 persone. L’incremento si può attribuire almeno parzialmente agli oltre 70.000 rifugiati dalla guerra in Ucraina che hanno trovato asilo in Irlanda. Similmente l’aumento di quanti si identificano come musulmani – dai 63.443 del 2016 agli 81.930 del 2022 –, indù e cristiani evangelici o privi di denominazione è un trend legato ai nuovi modelli migratori e che verosimilmente è destinato a continuare.

Parimenti, tutti questi confronti incrociati con i precedenti censimenti sono rischiosi per via del mutamento nella formulazione delle domande relative alla religione. Una nota informativa del CSO avverte che «la domanda sulla religione presente nel censimento del 2022 è differente dalla versione del censimento del 2016, il che può influire sulla comparabilità». Tradizionalmente la domanda era formulata così: «Qual è la tua religione?». Invece nel 2022 si è chiesto: «Qual è la tua religione, se ne hai una?». In più, mentre «cattolico» era sempre stata la prima opzione da spuntare, nel 2022 la prima era «nessuna religione».

Fatte queste premesse, bisogna ancora aggiungere che il declino del numero dei cattolici in Irlanda non sorprende nessuno, neanche la Chiesa. Pur avendo ancora uno dei più alti dati di partecipazione alla Messa, i banchi si vanno svuotando e i sondaggi diocesani mostrano che le presenze sono fortemente sbilanciate sulla terza età.

Abbiamo perso le ultime due generazioni, per dire il meno, a causa di un misto di scandali, cattiva gestione e apatia. Forse è una sorpresa la rapidità del declino – 10% in sei anni – che di sicuro non lascia presagire nulla di buono per la Chiesa in futuro. La ripartizione completa delle cifre relative all’affiliazione religiosa non sarà disponibile prima dell’autunno. Quando lo sarà, la Chiesa vi dovrà riflettere nell’ottica di definire un piano d’azione. In definitiva, non basta una mentalità di mantenimento della Chiesa, occorre essere proattivi.

Allo stesso tempo, i nostri vertici politici e i settori delle ONG continueranno a vedere in queste cifre l’occasione di estendere il loro appello a estromettere la Chiesa specialmente dall’educazione e dalla salute. La Chiesa è prossima a schiantarsi in ogni ambito della vita irlandese – politico, culturale e sociale – a meno che non arrestiamo il declino. 
 

*The Irish Catholic