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LA POTENZA DEL SACRAMENTO

"Io, separato ma fedele Vivo nella gioia"

Graziano racconta le tentazioni diaboliche nel matrimonio, il tradimento e il pentimento non accettato. Infine la gioia della fedeltà anche da separato: "Costa, ma ripaga: è un’offerta d’amore. "Nessuno ha un amore più grande di questo - dice Gesù - dare la vita per i propri amici”, che significa darla a Lui nella fedeltà al sacramento. Così sto celebrando le nozze: sono legato allo Sposo e alla mia sposa, per andare insieme in Paradiso. Una follia solo per chi non ha fede".

Vita e bioetica 31_07_2017
Matrimonio

Sposato nel gennaio 2000, a 34 anni, con una donna di 33, Graziano racconta di come il diavolo colpì la sua famiglia, anche “grazie all’ignoranza di come agisce”. Dopo il tradimento della moglie, incapace di trovare una parola forte anche fra i sacerdoti con cui si confidava, “scoprii nella Madonna la madre che mi salvò facendomi capire che dovevo tornare da mia moglie”, che però “non accettò di perdonarmi”. Perciò oggi Graziano abita solo, “nella fedeltà a mia moglie Cristo ci unisce comunque e anche se soffro sono lieto in Lui perché so che sarò con lei nell’Eternità”.

Graziano, come maturò l’idea di sposarsi?
Venivo da un precedente matrimonio senza figli giudicato nullo, ma ero certo che se non era funzionato era perché il sacramento non c’era mai stato. Sapevo che dopo la nullità l’unica mia strada era attraverso il matrimonio sacramentale e lo penso anche oggi: non sbagliai a sposarmi, sbagliai a tradire.  

Da dove scaturì la crisi fra lei e sua moglie?
Io e mia moglie abbiamo avuto subito una figlia. I primi anni erano tranquilli, lavoravo mentre mia moglie scelse di stare a casa con la bambina. Dopo sette anni nacque la nostra seconda figlia. Fu lì che cominciai a percepire una sorta di insoddisfazione: mi sentivo solo perché mia moglie magari non partecipava a ciò che facevo o le proponevo. A questo punto fu facile volere qualcosa per sé, pensare continuamente che “devo avere”, che “vorrei che tu fossi, che tu facessi”. E’ una tentazione diabolica che io alimentai senza sapere che era il diavolo. Guardavo mia moglie e facevo il paragone con quando l’avevo conosciuta: era cambiata così tanto nel fisico, che un giorno le chiesi se non tenesse anche al suo aspetto. Pure la dottoressa l’aveva esortata a prendersi cura di sé non trascurando i suoi problemi fisici, ma lei non ci diede penso. Il fatto poi che per lei ogni cosa fosse un problema mi faceva mancare l’aria, perché desideravo vitalità, solarità.

Si capisce che anche la donna ha delle responsabilità: la cura di sé, il sacrificio per il marito, il sostegno in ciò che lui fa…
Sì, una donna può sbagliare, come un uomo, favorendo la tentazione di evadere, ma mi prendo tutte le mie responsabilità. Proprio in quel momento difficile arrivò nella mia vita una persona con cui scattò una sintonia immediata. Era una mia paziente, già separata con due figlie piccole. Si era allontanata da Dio e la nostra amicizia la riavvicinò a Dio. Attraverso di me tornò a confessarsi e ad andare a Messa. Il diavolo usò persino la mia propensione ad aiutare gli altri per farmi cadere in adulterio. Eppure, in fondo in fondo, anche se non te lo dici, lo sai quando un rapporto può andare oltre: e così fu. Era il 2009 quando uscii di casa (mia moglie capì tutto dall’inizio, fu subito scontro) e andai a vivere da solo. 

Non pensava alle sue figlie?
Certo, ma pensavo che avrebbero potuto vivere anche con un’altra persona.

Nonostante la sua fede cattolica?
Ero totalmente obnubilato. Non vedevo più nulla. E’ quello che può fare il diavolo. Addirittura l’intesa spirituale con quella donna era tanta che io pregavo con lei come non avevo mai fatto con mia moglie e quindi dicevo: "Ma che bello, finalmente qualcuno che prega con me, non può che essere volontà di Dio!". Il diavolo, furbamente, non mi tolse la preghiera, anzi mi lasciò vivere in una parvenza cristiana. Perciò anche le figlie le vedevo trasferite in questa unione come un bene per loro. Dimenticavo, però, i comandamenti di Dio (non commettere adulterio), che sono la

bussola di ogni situazione per giudicare se sia buona o meno.

Come reagirono i suoi fratelli cristiani, nessuno provò a farla ragionare?
Ero ministro e formatore della fraternità dei terziari francescani a Monza. Nessuno dei fratelli laici si chiese come mai un loro fratello da anni fosse caduto così. Fui abbandonato e allontanato. Nessuno mi chiese: ma cosa stai facendo? Mentre accadde che un padre spirituale francescano, anziché esortarmi al pentimento (adulterio è una parola che non sentii mai uscire dalla bocca di nessuno) mi disse che se era mia volontà accostarmi all’Eucarestia sarei dovuto andare in una chiesa in cui non ero conosciuto. Quanto avrei voluto un padre Pio che mi prendesse a calci! Invece nessuno mi mise davanti alla realtà. Il male fu qui. Avevo bisogno di una condanna totale di questa unione, di qualcuno che mi parlasse di peccato, di inferno. 

Come ne uscì?
Cercavo in cuor mio qualcuno che mi dicesse la verità perché ero nella confusione. Credo che il fatto di non aver smesso di pregare (pur in modo interessato) mi salvò facendomi sentire che c’era qualcosa che non andava. E poi vivevo da solo e anche questo mi aiutò. Ad un certo punto un giorno non ce la facevo più, mi misi davanti alla Madonna e le dissi: “Senti, dato che anche la mia madre carnale mi ha allontanato e non ho più una fraternità, ti chiedo: prendimi tu e di farmi capire qual è la strada giusta”. Il diavolo a questo punto non poté più nulla e infatti si aprì un’autostrada davanti a me. Se si vogliono la vita e la fede, basta mettere la propria volontà nelle mani di Maria. 

Perché? Cosa accadde?
Era 17 maggio 2010 e qualche giorno dopo compresi tutto il male che avevo fatto. Come dice san Paolo, in un momento mi caddero le scaglie dagli occhi. E intanto la donna che frequentavo si allontanò: le dissi basta. Sentivo tutto il peso del male commesso verso mia moglie, le figlie, i familiari e gli amici. Presi subito il telefono per dire a mia moglie: “Ti chiedo perdono per tutto il male che ho fatto, ho piena responsabilità di tutto e desidero tornare a casa”. Ma lei mi disse di “no, è stato troppo forte, devo pensare”. Accettai, ribandendo che ero pentito e volevo ricominciare.

E’ difficile che la crisi giunga da un giorno con l’altro. Sua moglie non si è mai chiesta cosa fosse accaduto?
Purtroppo no. Si è barricata dietro il suo dolore rinfacciandomi le colpe che avevo. Ripeto però che la responsabilità di quanto accaduto è innanzitutto mia.

Quali sono dopo otto anni i rapporti con sua moglie?
Rifiutando il perdono con il passare del tempo cominciò un’avversità maggiore. Insieme a me mia moglie allontanò anche Dio e la fede dalla sua vita. Questo è il dolore più grande per me, perciò ho deciso di donare completamente la mia vita nella fedeltà al Signore e a lei. Certo che il mio sacrificio non sarà vano. Sto vivendo un’unione profonda con lei e ringrazio Dio.

Un’unione profonda da separato? Un bell’ossimoro…
La fedeltà a Dio costa, ma ripaga: è un’offerta d’amore. "Nessuno ha un amore più grande di questo - dice Gesù - dare la vita per i propri amici”, che significa darla a Lui nella fedeltà al sacramento. Amare come ama Cristo, una capacità che viene dal dono del sacramento che si alimenta tramite la fedeltà nella buona e nella cattiva sorte, attraverso la preghiera comune e l’Eucarestia. Così sto celebrando le nozze: sono legato allo Sposo e alla mia sposa. Anche se lei non lo sa, il Signore tiene le nostre mani. 

Per cosa prega oggi?
Prima pregavo così: fammi tornare a casa. Adesso chiedo: fa che ritorni ad amarti Signore. Poi sarà lui a fare il resto. 

Non esistono matrimoni falliti secondo lei?
No, perché con la separazione non finisce mai tutto: quando ci si sposa la presenza del Signore è talmente reale e vitale che lega insieme i due sposi per sempre. Non c’è mai fine e tu ti devi donare a Dio per l’altro senza condizioni, come hai promesso, quindi anche se l’altro non ti vuole. La mia vita oggi è questo. Perciò non è una rinuncia all’amore di un’altra donna, ma il rimanere nel Suo amore presente nel sacramento. Ed è vero perché io oggi sono lieto, forte e pieno di speranza anche in questa condizione. La prospettiva dell’eternità mi rende capace di offrire pochi anni di sofferenza per guadagnare la felicità eterna.

Cosa direbbe ai fidanzati e agli sposi?
E’ necessario pregare insieme e ricevere i sacramenti, ma sopratutto “fare insieme” anche se costa, quindi donarsi e morire per altro. Che poi è sempre pregare, ma con le opere. Il matrimonio è una palestra per perdere se stessi e sprecarsi totalmente ricevendo il centuplo: “Chi vuole salvare la propria vita la perderà e chi perderà la propria vita la salverà”. Quindi perditi, accogliendo tutto dell’altro, meno che il peccato: la donna sia sottomessa in tutto meno che nel peccato e l’uomo sia disposto a morire per lei. Siete coniugi, che viene da “iugum”, il giogo messo al collo a due buoi, non ad uno solo. Significa che se uno dei due rallenta l’altro deve aspettare, cercando di comprendere cosa ci sia nel cuore del coniuge senza strattonarlo. E poi se vuoi che l’altro cambi chiedi di cambiare tu, altrimenti vuoi bene non all’altro ma solo a te stesso. “Signore - dite - una sola cosa ti chiedo: il paradiso insieme". Per questo sono disposto a pagare con qualsiasi cosa.

Cosa pensa dei figli che vivono la separazione o il divorzio?
Che soffrono e che per aiutarli bisogna mantenere la stima del coniuge. Mia figlia più piccola si arrabbia perché la mamma non mi vuole, ma io le dico: “Se mamma dice così la rispettiamo, come la rispetta Gesù, però possiamo pregare perché Lui pian piano può entrare nel cuore delle persone. Porta pazienza”. Poi le dico che va bene se mamma non vuole che lei stia troppo al telefono con me. Metto già e la saluto con gioia, non drammatizzo. Mi impressiona perché spesso mia figlia ripete: “Tu sei sempre contento e vai in chiesa, la mamma che non ci va è scontenta”. Credo che così, anche nel loro dolore, i figli possano maturare tanta speranza e possano comprendere cosa sia l’amore: ricevere quello di Gesù per pensare solo al bene dell’altro, anche se l’altro non te ne vuole. Questo insegno loro, in modo che in ogni difficoltà, fallimento o dolore della vita sappiano che amando così, radicate in Cristo, avranno sempre la gioia nel cuore. 

Insomma c’è del buono in tanto male fatto…
Sono stato trasformato: ho la gioia che non avevo prima. Dio ha usato di un male di cui mi sono pentito per fare una cosa grande. Diciamo che il mio cuore è cambiato grazie alla Madonna, che poi mi fece incontrare un padre confessore attraverso cui feci un’esperienza incredibile di perdono (confessare l’adulterio è come sentire un macigno schifoso uscire da te: è una liberazione), per cui mi consacrai alla Madonna facendo voto di obbedienza e castità. Fu Maria a portarmi davvero a Gesù, anche se prima ero terziario francescano vivevo una lontananza da Lui. Dopo 4 anni provai comunque a tornare in fraternità, ma mi fu negato. “Signore - gli avevo detto - se mi vuoi lì bene se no mettimi dove vuoi”, così trovai un’altra casa, l’Associazione Fraternità sposi per sempre, dove sto facendo un cammino stupendo. Qui sentii dire che siamo i nuovi martiri di leoni presenti non solo fuori, ma anche nella Chiesa che vede i separati fedeli come folli. Ma io credo tutto ciò sia follia solo per chi non ha fede nel Paradiso.