Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Venerdì Santo a cura di Ermes Dovico
LETTERE

In difesa dell'elettore "ignorante"

Prima se la prendono con gli "ignoranti" della campagna inglese per la Brexit, poi con gli "ignoranti" rurali americani per Trump. Mai si era realizzato un distacco così forte fra i media e il paese reale. Ma forse la verità va cercata proprio in mezzo al popolo, ignoranti compresi.

Cultura 16_11_2016
Elettrici repubblicane

Caro direttore,

ti scrivo, questa volta, per difendere, con convinzione, gli “ignoranti”, che, forse, coincidono con quel tipo umano che il grande Chesterton (avremmo tanto bisogno, oggi, di uno come lui) descriveva come “l’uomo comune”, cioè l’uomo dei problemi e della vita quotidiana, l’ uomo che preferisce la vita vera alle ideologie del momento. Oggi potremmo dire che l’uomo comune è quello lontano dal “pensiero unico”, che pretenderebbe di dominare incontrastato non solo sui nostri corpi, ma anche sulle nostre anime. E perché voglio difendere gli ignoranti? Perché sono sotto attacco e sotto vari profili.

Sono sotto attacco in Gran Bretagna, perché pare che siano stati loro a far vincere la Brexit. Gli “intelligenti” delle grandi città, quelli molto vicini al potere, quelli laureati, quelli che sanno tutto di banche e di finanza, quelli che scrivono sui giornaloni e che partecipano ai talk show televisivi, quelli che disegnano le vignette, erano sicuri di vincere ed, invece, gli ignoranti della campagna (che in democrazia contano come gli istruiti) li hanno fatti perdere. Gli istruiti, che, a sentir loro, dovrebbero sapere tutto, non si erano accorti che avrebbero perso. E, poverini, sono rimasti male. Qualcuno di loro ha cominciato a ragionare (anche ad alta voce) nel senso di dire che su certe materie dovrebbero decidere solo i laureati, quelli che ne sanno di più e non quei poveretti di ignoranti, su cui ricadono pesantemente le conseguenze negative delle decisioni degli intelligenti, i quali non avevano saputo (o non avevano voluto) vedere la situazione del popolo vero, non quello dei dibattiti. Gli ignoranti, molti dei quali, magari, credono ancora in Dio, nella importanza della famiglia, nella sacralità della vita, nel lavoro e nel sano divertimento, hanno deciso di dire basta a questa Europa burocratica, lontana, ideologica e dannosa per la vita quotidiana, così come avevano detto NO, in altri Paesi, ad una costituzione europea che disconosceva le sue origini giudaico-cristiane. Evviva gli ignoranti.

Essi, ora, sono sotto attacco un po’ in tutto il mondo perché hanno fatto in modo, negli USA, che non vincesse quella snob di Hillary, ma quel cafone di Donald. Anche in questo caso con grande sorpresa, a conferma che gli intelligenti non sanno più leggere la realtà, essendo totalmente autoreferenziali e, quindi, autopresuntuosi. Ora, quelli che studiano si stanno ribellando e non accettano il voto: ad uno di loro, intervistato in TV, ho sentito dire apertamente che Trump è stato votato solo da chi non ha studiato. E’ una tesi, questa, che sta mettendo in dubbio la legittimità del suffragio universale. Taluni, soprattutto molto ricchi, cominciano a sussurrare che sarebbe meglio il voto di pochi e non di tutto il popolo “ignorante”.

Caro direttore, Ti ringrazio di avere denunciato sul tuo bel giornale quanto detto pubblicamente dalla corrispondente RAI dagli USA, la quale si chiedeva come sia possibile che il popolo non segua quel che dicono loro i giornalisti, tutti pro Hillary. Probabilmente, molti tuoi colleghi si stanno montando la testa e vorrebbero che a votare fossero solo le redazioni dei loro giornali.

Mi sto chiedendo come sia stato possibile che si verificasse questo distacco enorme tra la classe dirigente ed il popolo vero, quello che comprende anche tante persone povere e “ignoranti”. Penso che sia accaduto ciò che il mio grande maestro, il servo di Dio don Luigi Giussani, aveva tante volte paventato e cioè il venir meno dell’appartenenza dei capi al popolo reale. Solo tale appartenenza ci rende capaci di un giudizio realistico, nato da una esperienza. Sta venendo meno l’esperienza della comunità popolare e ciò rende tutto più difficile, compresa la vera comprensione delle esigenze e dei desideri dell’uomo comune, che viene dileggiato e calunniato, definendolo semplicisticamente “populista”. Ma forse la verità va cercata proprio in mezzo al popolo, ignoranti compresi.