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TRA PANDEMIA E FILOSOFIA

Il virus che annienta cinque secoli di materialismo

Il Covid-19 è stato isolato e si è scoperto che è così piccolo da essere quasi invisibile, eppure ci ha stravolto l'esistenza. Sono cinquecento anni che si sostiene che esiste solo ciò che colpisce i nostri sensi e che il resto è superstizione. Ora sappiamo che ci hanno mentito e che empiristi, illuministi, materialisti e romantici si sbagliavano.

Attualità 07_04_2020 English Español

Eccolo, finalmente! Il coronavirus, detto anche "vairus", all’inglese. Grazie ad un pool di ricercatori (eccezionali) abbiamo la possibilità di vedere questo famoso flagello, il Sars-CoV-2.

Il virus è stato isolato dal Laboratorio di Malattie infettive dell'università Statale-ospedale Sacco, coordinato da Massimo Galli e Gianguglielmo Zehender, in collaborazione con l'Anatomia patologica diretta da Manuela Nebuloni del Dipartimento di Scienze biomediche e cliniche Luigi Sacco. Il virus è stato isolato dai ricercatori Alessia Lai, Annalisa Bergna, Arianna Gabrieli e Maciej Tarkowski; le immagini sono invece frutto del lavoro di Antonella Tosoni e Beatrice Marchini. Tanto per capire di cosa stiamo parlando, una delle immagini è stata ottenuta con un ingrandimento di 140mila volte. Pazzesco, no? Solo con un microscopio elettronico è possibile ottenere immagini del genere. In qualunque altro modo non avremmo mai potuto vedere il famoso coronavirus. Qualcuno sarà deluso… mi aspettavo di vedere un mostriciattolo verde, con i denti aguzzi, e invece… solo una pallina? Beh, pensiamo a quanto sia piccolo un virus: una cosa che è impossibile da vedere a occhio nudo. E questa è una cosa interessante.

Dimentichiamo per un istante le immagini che abbiamo visto. Sono un risultato tecnico eccezionale, e per di più molto recente. Quindi facciamo finta di tornare a qualche giorno fa, quando non avevamo davvero mai visto questo virus. Pensiamoci un attimo.

Siamo chiusi in casa da un mese: non possiamo passeggiare, incontrare persone, abbracciare un amico. Non possiamo uscire a prendere un caffè, con tutti i riti connessi, né andare a mangiare una pizza. Stiamo cercando in tutti i modi di trovare in casa il lievito per fare il pane. Usciamo una volta alla settimana per fare la spesa, o meglio: fare anche tre ore di coda per una spesa veloce. Qualcuno ha paura, qualcun altro è disperato. Siamo stati costretti brutalmente a riflettere sulla morte, sulla fine e il significato della nostra esistenza. E tutto questo a causa di cosa? Di qualcosa che non possiamo toccare né vedere, che non produce parole né suoni, che non ha odore né gusto. Qualcosa che i nostri sensi non possono cogliere.

Ecco il punto. Sono cinquecento anni che martellano su questo concetto: esiste solo ciò che colpisce i nostri sensi; queste sono le uniche cose che hanno una vera influenza sulla nostra vita. Le cose che possiamo misurare. Il mondo materiale, fisico. Il resto, il meta-fisico (Dio, gli angeli, la provvidenza, la vocazione, l’anima…) non esiste. È invenzione. Idolum, superstizione. Non ha nessuna influenza sulla nostra vita. È un concetto semplice.

Bene: il coronavirus ha avuto almeno un effetto benefico sulla nostra vita: ci ha aperto gli occhi. Ci ha insegnato che una cosa che non può essere misurata, che non colpisce i nostri sensi, può avere una influenza enorme sulle nostre vite. Ci ha fatto capire che, da cinquecento anni, ci hanno mentito. Quel «concetto semplice» che ci ripetono fin dalle elementari (pardòn, scuola primaria) è falso.

Certo, il virus non ha dimostrato l’esistenza di Dio, né dell’anima, né di tutti quei concetti metafisici che qualcuno, in questi secoli, si è ostinato a credere. Però dimostra che empiristi, illuministi, materialisti e romantici si sbagliavano. Tutto qui? Beh, non mi sembra poco. Personalmente, sono molto lieto di questa scoperta.