Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Agnese da Montepulciano a cura di Ermes Dovico

NATALE IN CASA CUPIELLO

Il presepe di Eduardo e la felicità

Eduardo, nonostante ateo, sembra indirizzare anche noi in quella grotta per farci scoprire l’essenzialità della vita, per farci riappropriare della bellezza che si nasconde nelle cose semplici, ma soprattutto per farci sentire il calore di una famiglia che, malgrado le difficoltà, si appresta al futuro. Il presepe non causa divisioni, ma avvicina gli uomini.

Cultura 26_12_2016

Un  Presepe grande come il mondo, sul quale (Lucariello) scorge il brulichio festoso di uomini veri, ma piccoli piccoli, che si danno un da fare incredibile per giungere in fretta alla capanna, dove un vero asinello e una vera mucca, piccoli anch’essi come gli uomini, stanno riscaldando con i loro fiati un Gesù Bambino grande grande che palpita e piange, come piangerebbe un qualunque neonato piccolo piccolo…

Eduardo De Filippo (Natale in casa Cupiello)

 

Eduardo, nonostante ateo, sembra indirizzare anche noi in quella grotta per farci scoprire l’essenzialità della vita, per farci riappropriare della bellezza che si nasconde nelle cose semplici, ma soprattutto per farci sentire il calore di una famiglia che, malgrado le difficoltà, si appresta al futuro.

Il presepe, pur rimanendo  fondamentalmente un fatto religioso, avvicina anche chi non crede, lo incuriosisce, lo meraviglia, lo commuove. Perché in quell’anfratto, anche in questo tempo che noi ci ostiniamo a considerare moderno, ognuno può vedere una storia attuale, cose che accadono sotto i nostri occhi, a volte nell’indifferenza più totale.

E allora in quella grotta potremmo vedere:  chi non riesce ad andare avanti attanagliato dalla crisi economica, chi stanco della vita si affida all’alcool o  alla droga, chi è malato e non ha neanche la possibilità di curarsi, chi vende il suo corpo per necessità,  chi vorrebbe difenderlo ed invece gli viene usurpato.

Chi di noi, non assocerebbe quella “Famiglia” alle tante  costrette, da guerre infami,  a lasciare la loro terra in cerca  di una “grotta” che sia più sicura? E come non vedervi quella moltitudine di persone “sfrattate” dalle loro case da terre che continuano a tremare e a distruggere storia e storie?

Forse per questo davanti ad un presepe ci sentiamo tutti uguali, non ci sono né bianchi né neri,  cristiani o musulmani, ricchi o poveri ma “…uomini veri, piccoli piccoli…” pronti a portare un dono e tanto amore a chi, in quella grotta può contare solo sul fiato di “…un vero asinello e una vera mucca…”.

Il presepe  non  causa  divisioni,   ma avvicina gli uomini, quindi, mettendo da parte le strumentalizzazioni,  esponiamo i nostri presepi senza avere la sensazione di far  torto a qualcuno.

In quella grotta, in fondo, c’è un Bambino grande grande che si è fatto piccolo per noi; questo dovrebbe farci riflettere ed invitarci ad essere “…uomini veri ma piccoli piccoli…” che hanno un gran  bisogno l’uno dell’altro per diventare un po’ più “grandi”.