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FATIMA

Il più grande mistero della Guerra Fredda

“La consacrazione del 1984 ha evitato una guerra atomica che sarebbe accaduta nel 1985”. Così disse l'anziana Suor Lucia, veggente di Fatima. Il 1985 è ora ricordato come l'anno in cui iniziò il disgelo. Ma dalla fine del 1983 fino a tutto l'anno successivo il mondo era realmente sull'orlo della guerra. Lo scoppio improvviso della pace, semmai, è il più grande mistero della Guerra Fredda.

Cultura 19_05_2017
Severomorsk, l'esplosione del 13 maggio 1984

“Madre degli uomini e dei popoli, dalla fame e dalla guerra liberaci! Da una guerra nucleare, da un’autodistruzione incalcolabile, da ogni genere di guerra liberaci!” Così pregava la Madonna Suor Lucia, la veggente di Fatima. Non una preghiera contro la guerra in generale, ma contro una in particolare. La guerra definitiva, quella atomica, che sarebbe potuta scoppiare. L’anziana Suor Lucia, il 14 ottobre 1993, lo disse a un suo intervistatore portoghese, in una trasmissione che un decennio dopo venne ritrasmessa dal giornalista Antonio Socci nel suo programma Excalibur. “La consacrazione del 1984 ha evitato una guerra atomica che sarebbe accaduta nel 1985”. Si riferiva alla consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, che Giovanni Paolo II fece il 25 marzo 1984. Ma a quale pericolo di guerra si riferiva Suor Lucia? Il 1985 è ricordato da tutti come l’anno di Gorbachev, l’inizio del disgelo fra Usa e Urss dopo anni di grande tensione. Eppure…

Fonti interne all’Urss, come l'ex colonnello del Kgb Oleg Gordievskij (che defezionò in Gran Bretagna nel 1985, con una fuga rocambolesca), affermano tuttora che la Terza Guerra Mondiale stesse per scoppiare nel novembre del 1983. Un anno prima, Jurij Andropov, direttore del Kgb, era diventato prima segretario del Pcus e poi anche presidente dell’Urss succedendo a Brezhnev. Dal momento della sua ascesa, i sovietici stavano conducendo una vasta operazione di spionaggio, l’Operazione Ryan, perché convinti che la Nato stesse preparando la guerra contro l’Urss. L’Operazione Ryan serviva a monitorare i sintomi di un attacco imminente. L’autunno del 1983 venne caratterizzato da quattro incidenti gravi. Il primo fu l’abbattimento del volo di linea sudcoreano Kal 007 da parte dei sovietici, il 1 settembre. Il secondo, il 26 settembre, fu dovuto a un errore dei satelliti sovietici di sorveglianza. A causa di quell’errore tecnico (riflessi del sole scambiati per vampe dei missili sullo spazio aereo americano), scattò l’allarme generale e fu solo per la lucidità e la fermezza dell’ufficiale di guardia, Stanislav Petrov, che i sovietici non lanciarono tutto il loro arsenale per rappresaglia. Il terzo incidente, il 23 ottobre, fu l’attentato alla caserma dei marine a Beirut, dove erano presenti come forza di pace. L’esplosione, non riconducibile alla logica del confronto Est-Ovest, provocò una forte allerta nella Nato che venne interpretata dal Kgb come un’ulteriore preparazione al conflitto, ormai ritenuto prossimo. Infine, il 25 ottobre, gli americani invasero di sorpresa l’isola di Grenada, per rovesciare il locale bellicoso regime comunista. In mezzo a tutta questa tensione, la prima settimana di novembre le forze nucleari della Nato iniziarono la loro esercitazione Able Archer 83, per testare i centri di comando e controllo. La guerra simulata, a Mosca, venne scambiata per giorni interi come la preparazione di una guerra vera.  I sovietici erano quasi del tutto persuasi che la Nato stesse per attaccare. Secondo Gordievskij, che allora era colonnello del Kgb nella rezidentura di Londra, i vertici del Cremlino non lanciarono un attacco preventivo solo perché le manovre della Nato finirono un giorno prima del previsto, l’11 novembre.

Lo stesso Gordievskij, però, scrive nelle sue memorie che, dal novembre 1983 in poi, la tensione continuò ad aumentare. All’inizio del 1984 il livello di allarme nell’Urss era stato addirittura innalzato. Con la morte di Andropov (9 febbraio 1984), tuttavia, l’operazione Ryan perse slancio. L’allerta rimase molto alta fino a luglio, ma da agosto iniziò a scemare. Il che vuol dire che gli eredi di Andropov, Chernenko, Ustinov, Gromyko e Gorbachev, non ebbero il coraggio o la volontà di proseguire con la politica del loro ingombrante predecessore. Una possibile interpretazione (data dallo stesso Gordievskij) è la “paranoia” di Andropov, realmente terrorizzato da un attacco occidentale. Ma è anche possibile dare un’altra interpretazione: probabilmente Andropov stava deliberatamente innalzando la tensione con gli Usa. In caso di guerra avrebbe scaricato la colpa sul blocco occidentale. L'operazione Ryan, insomma, gli sarebbe servita per crearsi un alibi di ferro.

Un’altra fonte interna all’Urss, il defunto generale Akhromejev (suicidatosi dopo il fallito golpe del 1991), dichiarava che l’anno più pericoloso della Guerra Fredda fosse, non il 1983, ma il 1984. Non si sa che cosa intendesse, considerando che, per tutto il 1984 le diplomazie occidentali fecero il possibile per convincere i sovietici a tornare al tavolo negoziale. Forse il 1984 era "pericoloso", perché erano i sovietici intenti a pianificare un attacco per quell’anno? E per quale motivo avrebbero cambiato idea? Secondo fonti tecniche americane come William T. Lee (analista della Cia), Andropov aveva tutta l’intenzione di lanciare una guerra in Europa entro la fine del primo piano quinquennale degli anni ’80. Dunque: nel 1985. La morte di Andropov, anche per l’analista americano, può aver contribuito a evitare il conflitto. Lo studioso di strategia Edward Luttwack rilevava allora come la propaganda bellicista sovietica avesse continuato a crescere fino all’estate del 1984, per poi scemare nell’autunno successivo. Luttwack non ha mai saputo dire se quello sovietico fosse un bluff (sgonfiatosi quando rischiava di andare troppo oltre) o una vera escalation in preparazione di una guerra. Lo storico militare Alberto Leoni ipotizza che a far cambiare atteggiamento ai sovietici sia stato soprattutto un grave incidente: proprio il 13 maggio 1984 (anniversario della prima apparizione a Fatima) esplose un grande deposito di missili della marina militare sovietica a Severomorsk, nella penisola di Kola, estremo Nord della Russia. L’incidente avrebbe privato per mesi la Flotta del Nord della sua scorta di armamenti. Difficile determinare, però, quanto abbia cambiato i rapporti di forze fra Nato e Patto di Varsavia, in un periodo in cui i sovietici avevano una netta superiorità convenzionale sulla Nato.

Stando alla mera osservazione delle manovre militari sovietiche, quel che si riscontra è un aumento di esercitazioni segrete (senza la presenza di osservatori occidentali) con una frequenza anomala (una al mese) dal gennaio al settembre del 1984. Il periodo delle grandi manovre segrete si concluse con l’esercitazione Scudo84 (9-14 settembre 1984), la più grande dell'esercito sovietico dalla Seconda Guerra Mondiale. La manovra era stata preceduta, tra l’altro, da consultazioni al vertice fra i leader del Patto di Varsavia, della Romania (fino a quel momento dissenziente), di Cuba e della Mongolia. Curiosamente, il maresciallo Ogarkov, considerato un ultra-falco, venne epurato dal comando 3 giorni prima della manovra Scudo84.

Tuttavia, finché non avremo la possibilità di consultare i documenti del Cremlino, noi non potremo mai sapere se i sovietici avessero o meno l’intenzione di scatenare la Terza Guerra Mondiale. Sappiamo, dai piani desecretati dagli ex satelliti sovietici, soprattutto dalla Germania orientale e dalla Polonia, come si sarebbe combattuta. E non possiamo che restare allibiti di fronte a piani che prevedevano un ampio uso di armi nucleari contro l'Europa occidentale e un'invasione che avrebbe dovuto portare le divisioni del Patto di Varsavia fino al Reno in sette giorni e fino all'Atlantico in due settimane. Li avrebbero realmente messi in pratica? Andropov è morto e si è portato i suoi segreti nella tomba. Il 1985 resta il più grande mistero della Guerra Fredda. E un mistero irrisolto legato a Fatima.