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L'APPELLO

Il Patto sulla Scienza sa di "pacco" Scientista

La Scienza di cui si parla nel Patto a cui hanno aderito Grillo e Renzi sembra un Moloch, una divinità assoluta. Un linguaggio che ci riporta indietro di duecento anni, allo Scientismo con i suoi assoluti fideistici. Servirà per ribadire cosa dice la l'embriologia sul feto o la tossicologia sulle droghe leggere? Ovviamente no. In realtà sappiamo già che questo Appello avrà la finalità di ribadire la coercizione vaccinale.

Editoriali 12_01_2019

E’ di ieri una notizia che ha fatto tremare i Media, che è balzata immediatamente agli onori delle cronache, e che è stata presentata come un evento eccezionale: è nato il “Patto trasversale per la Scienza”. Di che si tratta? È un appello rivolto a tutte le forze politiche italiane, affinché sottoscrivano un Patto (con P maiuscola, a decretarne la sacralità) per la Scienza (sempre con maiuscola) e s’impegnino formalmente a rispettarlo, “nel riconoscimento che il progresso della Scienza è un valore universale dell’umanità, che non può essere negato o distorto per fini politici o elettorali”. Questo sacro Covenant, come direbbero gli anglosassoni, vede come primi firmatari due noti personaggi: un politico, Matteo Renzi, e un attore comico, Beppe Grillo. Tra le adesioni troviamo poi altri politici, come Beatrice Lorenzin e Antonio Tajani (che garantisce con la sua presenza la dichiarata “trasversalità” del Patto), un certo numero di docenti universitari e ricercatori, e l’anestesista Mario Riccio, dell’Associazione Luca Coscioni, noto per essere stato a suo tempo colui che staccò la spina a Pier Giorgio Welby. 

Naturalmente l’elemento che ha attirato maggiormente l’attenzione mediatica è stato quello del convenire di Beppe Grillo ad una alleanza (per ora mirata e monotematica) con Renzi. Essendo stato Grillo il fondatore del Movimento 5 Stelle, e avendo ancora oggi un ruolo di riferimento rispetto al movimento, in effetti questa scelta è piuttosto significativa.

Ma e torniamo al Patto: che cosa chiedono i firmatari di questo documento? Si rivolgono a tutte le forze politiche italiane perché si “impegnino a sostenere la Scienza come valore universale di progresso dell’umanità, che non ha alcun colore politico, e che ha lo scopo di aumentare la conoscenza umana e migliorare la qualità di vita dei nostri simili”. Anzitutto c’è da rilevare un linguaggio piuttosto enfatico, al limite del drammatico, tant’è che il secondo punto recita (o meglio intima): “Nessuna forza politica italiana si presti a sostenere o tollerare in alcun modo forme di pseudoscienza”. Ma che sta succedendo? Forse che le teorie della Terra piatta o il negazionismo dello sbarco sulla Luna hanno preso piede in Parlamento o nel Paese? 

Ancora: “Tutte le forze politiche italiane s’impegnano a implementare programmi capillari d’informazione sulla Scienza per la popolazione, a partire dalla scuola dell’obbligo, e coinvolgendo media, divulgatori, comunicatori, e ogni categoria di professionisti della ricerca e della sanità”.

E’ la chiamata alla mobilitazione generale. Ma quale emergenza ha spinto Renzi, Grillo e soci ad unirsi in questo Patto d’Acciaio? Prima di cercare una risposta, è necessaria un’osservazione di metodo. Il documento parte da una parola pronunciata e ripetuta con un’enfasi sacrale: La Scienza. Come se fosse un assoluto. In realtà, non esiste La Scienza, ma le scienze. Scienze anche molto diverse tra di loro: la Matematica non è la Medicina. Le scienze sono forme di conoscenza, di studio, di ricerca sulla realtà. Ci sono scienze naturali, empiriche, e così via.

La Scienza di cui parla il Patto sembra un Moloch, una divinità assoluta. Provate a sostituire nel documento alla parola Scienza i termini Patria, Interesse nazionale, e vedrete l’effetto che fa. Il linguaggio del Patto ci riporta indietro di duecento anni, allo Scientismo con i suoi assoluti fideistici. Tuttavia, nonostante questo, proviamo a rispondere a quello che è stato presentato come un “appello” con una richiesta. Voi politici firmatari di questo Patto, siete disposti ad impegnarvi per abolire le normative che contrastano con La Scienza, o a non introdurne di nuove? Quali, ci chiederete.

La prima è la Legge 194/78. Se alcune specialità de La Scienza, come l’embriologia, hanno dimostrato in modo inconfutabile e incontrovertibile che l’essere umano in gestazione, detto feto o embrione, è per l’appunto un essere umano e non un’ameba, l’uccisione di questo essere umano è un omicidio, e se l’embrione è una bambina è addirittura un femminicidio. Dunque, basta con questa legge che nega la Evidence based Medicine. E lo stesso vale per la questione della legalizzazione delle cosiddette droghe leggere: dal momento che La Scienza ha assolutamente provato la dannosità di queste sostanze, non vorrete certo mettervi dalla parte di coloro che si oppongo alla Medicina? Quindi, cari Grillo, Renzi, Tajani, vi aspettiamo alla prova su tali questioni per verificare la vostra attendibilità di seguaci de La Scienza. 

Ma in realtà sappiamo già che questo Appello nasce con un’altra finalità e altri interessi, anzi, con un interesse fondamentale, che è esplicitamente dichiarato: nessuno osi toccare la Legge Lorenzin, la legge del 2017 sulla coercizione vaccinale.

E qui diciamolo una volta per tutte: le vaccinazioni non sono un dono fatto da Renzi e Gentiloni all’Italia. Le vaccinazioni vengono fatte nel nostro Paese da decenni. Il problema è la loro obbligatorietà, e le conseguenti sanzioni previste dall’attuale normativa. La Scienza non c’entra. Infatti, che dire di tutti quei Paesi europei dove le vaccinazioni non sono obbligatorie. E visto che anche l’Europa viene spesso evocata dai politici come un Moloch intoccabile (“l’ha detto l’Europa…Ce lo chiede l’Europa”) com’è la situazione nel Continente. Anche qui potremmo dire che non c’è L’Europa, ma diverse europe.

L’obbligo vaccinale esiste infatti quasi esclusivamente nei Paesi dell’ex blocco comunista. Nella parte occidentale c’è solo in Francia, Italia e Grecia. In tutti gli altri, dalla Spagna alla Scandinavia, dalla Gran Bretagna alla Germania, le vaccinazioni sono facoltative. Ciò significa che a Oxford o a Vienna ha prevalso l’anti scienza? Assolutamente no. E quali sono le conseguenze? Forse che il Belgio è devastato dalla Pertosse o che l’Irlanda sta conoscendo una nuova catastrofe umanitaria come nell’800? Sembra proprio di no. E ce lo dice una delle branche de La Scienza che è l’epidemiologia. 

E visto che Il Patto si conclude con questa pragmatica richiesta: “Tutte le forze politiche italiane s’impegnano affinché si assicurino alla Scienza adeguati finanziamenti pubblici, a partire da un immediato raddoppio dei fondi ministeriali per la ricerca biomedica di base”, suggeriamo di spenderli bene questi soldi, in un Paese dove tre milioni di persone ogni anno rinunciano a curarsi per mancanza di soldi o perché scoraggiati dalle liste di attesa lunghissime.