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EDITORIA

Il Corsera a Cairo, sconfitto il "salotto buono"

Il patron de La7, Urbano Cairo ha vinto la sfida contro la Andrea Bonomi e i soci storici di Rcs per la conquista del Corriere della Sera. Decisivo è stato il ruolo di Intesa, principale creditore di Rcs, che ha dato fiducia fin dall’inizio all’editore de La 7. Sconfitti, invece, Della Valle, Tronchetti Provera e Nagel (Mediobanca).

Economia 17_07_2016
Urbano Cairo, patron de La7

I più ottimisti dicono che ha vinto l’editoria pura sulla finanza, i più realisti che una cordata con un interessante progetto industriale ha battuto un’altra cordata con un’idea di sviluppo meno persuasiva. Il patron de La 7, Urbano Cairo ha vinto la sfida contro Andrea Bonomi e i soci storici di Rcs per la conquista della società editrice del Corriere della Sera

Decisivo è stato il ruolo di Intesa, principale creditore di Rcs, che ha dato fiducia fin dall’inizio all’editore de La7. Sconfitti, invece, Della Valle, Tronchetti Provera e Nagel (Mediobanca), che avevano sostenuto l’Offerta pubblica di acquisto (Opa) di Bonomi. Quest’ultima, stando alle adesioni comunicate da Borsa Italiana, ha raggiunto il 37,7% del capitale, mentre l’Offerta pubblica di scambio (Ops) di Urbano Cairo il 48,8%.

Non c’è dubbio che il cosiddetto “salotto buono” esca profondamente ridimensionato da questa sconfitta. Dopo l’abbandono di Fiat-Fca, la svolta in favore di un soggetto come Cairo rappresenta la fine di un’epoca, quella delle rendite di posizione, e apre nuovi scenari competitivi per Rcs, in un settore, quello dell’editoria italiana, bisognoso di nuovi modelli di business e di idee vincenti.

Cairo ha persuaso i mercati perché ha presentato un progetto industriale chiaro e definito, mentre la cordata di Bonomi è apparsa fin da subito esclusivamente finanziaria e composta da soggetti che nel recente passato avevano manifestato tutti, tranne Della Valle, la convinta intenzione di disimpegnarsi dal gruppo. La loro credibilità, quindi, è apparsa alla fine tutto sommato scarsa agli occhi degli investitori, che li hanno identificati come conservatori e autoreferenziali. 

Per un po’ ha retto lo schema di un’Offerta pubblica di acquisto più redditizia di un’Offerta pubblica di scambio («Meglio liquidità in cambio di azioni, che azioni in cambio di azioni»), il che sembrava penalizzare Cairo; poi l’ha spuntata chi ha parlato fin da subito di futuro dell’azienda, di sviluppi editoriali, di taglio di costi ma anche di incremento di ricavi, di svecchiamento di alcuni prodotti e anche di tecnologizzazione dei flussi informativi.

Cairo è in un certo qual modo un editore puro che supera la polverizzazione della partecipazione azionaria nelle mani di una pletora di azionisti spesso litigiosi e scarsamente attenti all’autonomia editoriale del Corriere. Con lui c’è da scommettere su un rilancio di Rcs e su un restyling corposo del Corriere della Sera. Verso quali approdi? Molti gli interrogativi legati al “new deal” inaugurato dalla conclusione di questa battaglia societaria. Il Corriere della Sera, così come lo è già La7, sarà antirenziano? L’attuale direttore del più importante quotidiano italiano, Luciano Fontana ha manifestato distanza rispetto a molte scelte governative, ma pur sempre “in punta di penna” e senza assumere posizioni nette. 

In vista del referendum costituzionale, il Corriere targato Cairo quale linea sposerà? Probabilmente nessuna, visto che la bussola orientatrice delle strategie editoriali del nuovo padrone di Rcs è da sempre quella del maggior rastrellamento possibile di risorse pubblicitarie sul mercato, a prescindere da colore politico e appartenenze di qualsiasi genere. Ci si chiede anche se ci saranno terremoti alla guida delle principali testate del gruppo (c’è chi profetizza perfino un Corriere diretto da Enrico Mentana) o se Cairo interverrà soltanto con qualche “cura dimagrante” alle redazioni ma senza stravolgerne gli assetti. Ancora presto per dirlo. Di sicuro verrà nominato a breve un nuovo consiglio d’amministrazione e già li’ si capirà che aria tira.

Dopo il salvataggio della Giorgio Mondadori e quello de La7 e dopo il lancio di un bouquet di periodici ampiamente popolari come quelli della sua casa editrice, Cairo si cimenta nella sfida forse più avvincente della sua vita: assicurare una navigazione sicura al quotidiano di Via Solferino e alle altre testate del gruppo Rcs, intervenendo su una macchina per troppi decenni condizionata da poteri estranei a qualsiasi valutazione di tipo editoriale.

L’approdo finale della gestione Cairo sarà la fusione tra Rcs e Cairo Communication con la creazione di un polo multimediale che valorizzi le potenzialità de La7 e del Corsera? Al di là degli aspetti commerciali, questa svolta nella gestione della casa editrice di via Rizzoli arriva dopo la discussa operazione “Stampubblica” e potrebbe segnare una rivincita per il pluralismo dell’informazione e per il dinamismo e la libertà del mercato editoriale.