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STUDI

«I figli di coppie gay hanno problemi»

Sette studi internazionali mostrano che per lo sviluppo equilibrato dei figli c'è bisogno di un padre e di una madre: «Si può dire con forza che la famiglia classica previene la violenza domestica contro le donne e verso i bambini». Dagli anni '90, 60 ricerche arrivano alla stessa conclusione.

Famiglia 13_06_2013
Coppia gay con figli

La figura materna e quella paterna sono indispensabili e di pari importanza per l’equilibrio psicofisico del bambino. E' quanto risulta da una serie di studi presentati dalla rivista “Early Children Development and Care” . Si tratta di sette articoli internazionali che indagano il rapporto padre-figlio, relazione indispensabile per lo sviluppo armonico della personalità del minore. Come prova del nove, nell’editoriale si sottolinea il fatto che i figli di quelle coppie dove i ruoli sono ben distinti «hanno capacità sociali più sviluppate e sono più pronti alla competizione» rispetto ai figli di genitori in cui i ruoli non sono così ben delineati. A questo si aggiunge che «i padri sembrano giocare un ruolo maggiore nel processo di apertura dei figli al mondo esterno che è legato allo sviluppo dell’autonomia e alla capacità di affrontare i rischi». Al contrario «le madri attribuiscono maggior valore al lavoro in casa, al supporto emotivo per i figli e all’educazione sessuale».

Insomma una staffetta virtuosa tra padre e madre. Nelle coppie omosessuali naturalmente uno dei due ruoli viene meno e una donna anche con tutta la migliore volontà del mondo non sarà mai un padre e così un uomo mai una madre. Si potranno forse sentire tali, ma non essere tali. La complementarietà dei sessi – assente nelle coppie di genitori omosessuali – è indispensabile ad esempio al figlio maschio al fine di imparare ad essere uomo dal padre e a riconoscersi sessualmente differente dalla madre, confermando così la propria identità mascolina.

I genitori “etero” recano un beneficio allo sviluppo del figlio non solo in termini psicologici, ma anche in termini di benessere economico e sociale. Un recente studio dal titolo “L’equazione aurea: una verifica empirica della funzione economica della famiglia”, realizzato dall’Instituto de Estudios del Capital Social (INCAS) dell’Universidad Abat Oliba CEU, afferma che «i figli minori che vivono con entrambi i genitori biologici in un matrimonio stabile hanno un welfare molto più elevato rispetto ad altri tipi di situazioni». E così conclude: «Si può dire con forza che la famiglia classica previene la violenza domestica contro le donne e verso i bambini, i quali hanno tutti gli indicatori di salute migliori, beneficiano di un reddito più alto e maggiori condizioni stabili e favorevoli».

Questi ed altri risultati simili sono costantemente confermati dalla letteratura scientifica internazionale. Dagli anni Novanta ad oggi sono più di una sessantina gli studi – molti dei quali raccolgono i risultati di altre ricerche - che evidenziano quanto la genitorialità omosessuale provochi seri danni nei bambini o quanto sia necessario per il figlio avere un padre e una madre.

Nonostante tale imponente mole di studi scientifici, le principali associazioni scientifiche mondiali – tra cui forse la più influente, cioè l’ l’American Psychological Association (APA) -  fanno spallucce e non vedono di cattivo occhio il  fatto che i gay possano adottare dei bambini. Nicholas Cummings, primo presidente APA ormai dimissionario e professore emerito di Psicologia presso l’Università del Nevada, proprio in merito alla prestigiosa associazione da lui presieduta nel passato, così si è espresso: l’APA «ha permesso che la correttezza politica trionfasse sulla scienza, sulla conoscenza clinica e sull’integrità professionale. Le persone non possono più fidarsi della psicologia ufficiale per parlare di prove, piuttosto ci si deve riferire al politicamente corretto. Al momento la governance dell’APA è investita da un gruppo elitario di 200 psicologi che si scambiano le varie sedi, commissioni, comitati, e il Consiglio dei Rappresentanti». A margine ricordiamo che Charlotte Patterson, lesbica, convivente e attivista LGBT, è la referente principale dei pronunciamenti ufficiali dell’APA su questioni attinenti all’omosessualità. Insomma sorge il sospetto, e forse più di uno, che l’APA non sia proprio scientificamente neutrale e dunque attendibile quando parla di comportamenti omosessuali.