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RAZZISMO

Hollande elimina la "razza" dalla Costituzione

Per sconfiggere il razzismo non bisogna più dire che siamo tutti uguali senza distinzione di razza. Vi pare un ragionamento un poco contraddittorio? Questo però è ciò che pensa il presidente francese Francois Hollande. Via il termine “razza” dalla Costituzione.

Cronaca 11_02_2013
Hollande

Per sconfiggere il razzismo non bisogna più dire che siamo tutti uguali senza distinzione di razza. Vi pare un ragionamento un poco contraddittorio? Questo però è ciò che pensa il presidente francese Francois Hollande. Via dunque il termine “razza” dall’articolo 1 della Costituzione francese il quale ad oggi così recita: “La Repubblica […] assicura l’uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini senza distinzione di origine, di razza o di religione”.
La castrazione semantica sarà attuata entro l’estate con apposita legge. Hollande lo promise in campagna elettorale: “L’unica razza è l’Umanità. Non c’é posto nella République per la razza. Per questa ragione chiederò [..] al Parlamento di sopprimere la parola razza dalla nostra Costituzione”.

Il ragionamento dai tratti assai strampalati è il seguente: ciò che determina il razzismo è l’esistenza delle razze. Se noi aboliamo questo vocabolo, cancelliamo la stessa idea di razza e dunque non ci sarà più il razzismo. E’ un po’ come dire che si chiede il divorzio perché si è sposati. Se cancello il matrimonio debello il fenomeno del divorzio.
Invece il problema del razzismo, come è ovvio, non nasce dal fatto che esistono razze differenti, ma dal pensare che una razza sia superiore ad un’altra. E’ come se volessimo mettere al bando i soldi e il loro uso perché c’è qualcuno che ruba. Anzi l’idea di Hollande è controproducente. Infatti se elimini il concetto di “razza” elimini anche la possibilità di incriminare qualcuno per atteggiamenti contro la razza, dato che appunto questo concetto non esisterà più, non ci sarà più il termine di confronto per capire quando una tale parola o condotta è razzista.

E’ come eliminare il concetto di “furto”: chi mai potrebbe più finire in galera perché ladro? Se quindi si cancellerà questo termine la persona di colore che ad esempio denuncerà di essere stato vittima di atteggiamenti discriminatori non potrà più avere un appiglio costituzionale per difendersi. Inoltre, e seguendo il criterio logico del presidente francese, viene da domandarsi se occorre a questo punto anche prendere lo sbianchetto e sopprimere i termini “origine” e “religione” dall’art. 1, in modo tale da combattere le discriminazioni che nascono da questi due motivi. Non farlo sarebbe, tanto per rimanere in tema, discriminatorio.
E così di conserva dovremmo censurare nella Costituzione un bel po’ di altre parole sgradite quali “povertà”, “malattia”, “guerra” etc. Dello stesso avviso è stato l’ex inquilino dell’Eliseo, Nicolas Sarkozy, il quale in campagna elettorale si prese gioco del suo avversario:

“Ecco il progetto che Hollande propone alla Francia: fare la guerra al dizionario. Ogni giorno incontro molti francesi, che mi confessano che c’é una questione che li tormenta e non li fa dormire la notte: la presenza della parola razza nel preambolo della costituzione. Vengo continuamente fermato per strada da persone che mi implorano di sopprimerla”. Poi la stoccata finale: “io propongo che si eliminino le parole disoccupazione perché non ci siano più disoccupati e povertà perché non ci siano più poveri”. Tutto ciò senza tenere in conto che la proposta di Hollande cozza con un certo numero di documenti e trattati internazionali in cui invece la parola “razza” è presente proprio per fornire il criterio di identificazione di condotte discriminatorie.

Tra i molti ricordiamo la “Dichiarazione sulla razza e i pregiudizi razziali” dell’Unesco del 1978 che parla di “gruppi razziali etnici” all’interno dell’identica famiglia della specie umana. In questa Dichiarazione, ad esempio, all’art. 3 si stabilisce che “E’ incompatibile con le esigenze di un ordine internazionale giusto e garante del rispetto dei diritti dell'uomo ogni distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata sulla razza”. E poi all’art. 9: “Il principio dell'uguaglianza in dignità e in diritti di tutti gli esseri umani e di tutti i popoli, quale che sia la loro razza, il loro colore e la loro origine, è generalmente accettato e riconosciuto dal diritto internazionale”.

La vicenda francese è paradigmatica di un certo utopismo tutto giacobino. Nella Relazione al Titolo preliminare del Codice Civile di Napoleone (1805) si stabiliva che la legge modifica, cancella ciò che esiste e crea ciò che non esiste. Il delirio di onnipotenza delle ideologie porta a pensare che se elimino una parola elimino anche la realtà che questa parola esprime (e così se invento una parola – es. gender o “matrimonio” omosessuale – come di incanto questa realtà sboccerà nella società).
E’ l’uovo di Colombo deposto nel nido della follia rivoluzionaria.

Ora eliminare la parola “razza” comporterà che le razze non esistano più? No di certo. E tantomeno che ci siano atti razzisti. E’ la solita deriva culturale di matrice levantina che studia a tavolino un modello di realtà (razionalismo) e poi lo vuole applicare a forza al reale vero e proprio. Inoltre la volontà di ugualitarismo tutta giacobina impone di piallare al ribasso ogni differenza. Così come non ci deve essere più il povero e il ricco, non ci dovrà essere più il caucasico e l’orientale, il maschio e la femmina (teoria del gender), la sterile e la fertile (vedi fecondazione artificiale), la mamma sposata e la single non mamma, chi può rifiutare le terapie perché vigile e chi non può perché in coma (vedi Dat), il credente e l’ateo (vedi leggi francesi sui simboli religiosi), la coppia eterosessuale con figli e quella omosessuale senza (vedi il dibattito sulle adozioni a favore di coppie dello stesso sesso).

Si tratta del principio marxista della lotta alle differenze specifiche. Anche la razza deve annullarsi nel “gender etnico”, un’idea indistinta smacchiata da ogni impurità etnica. Va da sé che una nazione che vuole essere neutra in tutto, è una nazione fortemente intollerante, aggressiva perché senza identità, cioè senza specificità. Se per Hollande non ci sono le razze e non ci devono essere, di certo non accetterà che un africano o un orientale rivendichino la propria appartenenza ad un ceppo etnico particolare, e farà loro guerra.
Paradossalmente l’iniziativa del presidente produrrà l’effetto diametralmente apposto a quello ricercato. Il prossimo passo sarà mettere al bando questa parola dai vocabolari, dal lessico quotidiano e dai capolavori della letteratura, del teatro e dell’opera.
E così all’Opèra de Paris non potremo più ascoltare Rigoletto cantare: “Cortigiani, vil razza dannata!”. Che Verdi, inconsapevole compositore razzista, se ne faccia una ragione.