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Halloween sull'altare: chiese difese dalla Procura

Svolta nell'inchiesta sulla festa di Halloween nella chiesa di San Gennaro all'Olmo, a Napoli. Notificato al presidente della Fondazione ospite un avviso di fine indagini. Gli inquirenti ipotizzano l'uso illecito di bene culturale. Ma il fenomeno delle chiese destinate a usi profani chiama in causa direttamente la curia napoletana. 

Attualità 20_04_2019

Nelle ore in cui uno dei simboli della cattolicità europea brucia, e sempre dalla Francia arrivano numeri avvilenti che raccontano di chiese sotto tiro - l'anno scorso sono stati registrati 1.063 (una media di oltre due chiese sotto attacco al giorno) atti vandalici, furti o incendi - l'Italia, e la Campania in particolare, dimostrano che l'incuria e la profanazione possono arrivare anche dall'interno. Come serpi in seno coltivate nella stessa Chiesa.

La svolta per l'inchiesta sulla famosa festa di Halloween nella chiesa di San Gennaro all'Olmo, a Napoli, ha riacceso i riflettori su un caso che ha fatto scandalo. In questi giorni, infatti, un avviso di chiusura delle indagini preliminari è stato notificato al presidente della Fondazione Vico, a cui è stata concessa in comodato d'uso la chiesa dalla Curia campana diversi anni fa. Gl'inquirenti ipotizzano la violazione dell'articolo 170 del D. lgs.vo 41/2004 codice dei beni culturali - uso illecito dei beni culturali e del paesaggio. 

La città di Napoli, un tempo una delle capitali della cattolicità, del sacro e del bello, oggi è testimone muta dalla più grande mortificazione delle sue chiese. Come la nostra inchiesta sta dimostrando, solo a Napoli sono ben quindici le chiese chiuse al culto, ma adibite comunque a spazi per spettacoli profani, se non sacrileghi.

Come, appunto, quanto accaduto la notte di halloween a San Gennaro all'Olmo, la chiesa partenopea diventata celebre in un po' tutto il Bel Paese per la festa satanica organizzata tra quegli storici muri. 

L'evento fu un vero e proprio scandalo piombato prepotentemente sulla scrivania del cardinale Sepe, quando ormai era troppo tardi per risolvere la questione a telecamere spente. Le foto in stile horror della festa a pagamento organizzata in una delle chiese più antiche e culturalmente importanti del capoluogo campano, e che avevano già invaso i social network, mostrano giovanotti in abiti satanici impegnati a ballare nell'edificio sacro. 

Parodie della messa improvvisate sull’altare maggiore della chiesa, musica, alcol e abiti succinti a suggellare la serata. Con tanto anche di rappresentazione teatrale sui martiri della rivoluzione napoletana del ‘99, culminata con l’impiccagione inscenata sull’antica cantoria dell’edificio.

Le foto forti e impossibili da giustificare hanno imposto la reazione dell'arcidiocesi partonopea, che ha comunicato per iscritto alla Fondazione Giambattista Vico, a cui è affidata la chiesa di San Gennaro all’Olmo, che l’accordo di convenzione per la gestione dell’edificio sacro era immediatamente rescisso. 

Perché l'arcidiocesi di Napoli è ancora proprietaria della chiesa, ma da parecchi anni essa viene gestita per attività culturali dalla Fondazione Giambattista Vico. 

Adesso la Curia affiderà la chiesa a qualche altra associazione, fondazione o ente? Oppure dimostrerà la premura di farla tornare quanto prima il luogo in cui si celebra l'Eucaristia. E magari anche presto, organizzando una nuova prima messa in riparazione di quanto avvenuto. 

Questo fatto di cronaca, ad ogni modo, come tanti altri resi noti anche da queste colonne, tra banchetti, psicomaghi, cabaret, burlesque, catering, rappresentano il naturale effetto collaterale di una gestione delle chiese che smettono di essere tempio di Dio. A Napoli la cosa è degenerata, da tempo, clamorosamente, sempre secondo la formula del comodato d'uso. La lista delle chiese non più luogo di culto è lunga e, ovunque, niente rimanda a Dio, neanche i concerti dove la musica è lontanissima da quella sacra.

Quello della chiesa di San Gennaro all’Olmo, dunque, non è l’unico caso di uso improprio di un bene culturale all’attenzione degli inquirenti. Il pool voluto dal procuratore Melillo si sta occupando anche di altre vicende di reati che attengono ai beni culturali, con l’obiettivo di perseguire in maniera efficace e rapida questo genere di abusi. La procura indaga e cerca di ristabilire il diritto, ma il problema resta a monte. Anche perché le suddette chiese in questione conservano comunque la categoria di luoghi sacri pubblici e pur rimanendo esenti da TARSU e altre tasse, organizzano eventi che altrove richiederebbero costi tali da ridimensionare il profitto.

Qualcuno si domanda se a Napoli c'è un'emergenza monumenti; qualcun altro si chiede quali casse si stanno riempiendo; alla radice resta però un problema di fede che sta mortificando le chiese, la storia e la cultura di un'intera città.