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LA TESTIMONIANZA

«Grazie a voi il mio quinto figlio è venuto al mondo»

Questa le lettera che Maria (il nome è di fantasia) ha scritto alla Comunità Papa Giovanni XXIII per ringraziare dell’assistenza ricevuta che le ha permesso di portare a termine la sua gravidanza e di poter rallegrarsi della nascita del suo quinto figlio. 

 

Vita e bioetica 27_05_2015
La gioia per un bimbo che viene al mondo

Questa le lettera che Maria (il nome è di fantasia) ha scritto alla Comunità Papa Giovanni XXIII per ringraziare dell’assistenza ricevuta che le ha permesso di portare a termine la sua gravidanza e di poter rallegrarsi della nascita del suo quinto figlio. 

 

«Quando ho scoperto di essere incinta del mio 5° figlio ho preso molta paura di non farcela e tutti quelli a cui ho confidato questa notizia non mi hanno di certo incoraggiato. I miei genitori hanno rimarcato la condizione di grande precarietà economica in cui la mia famiglia si trovava, di fatto mio marito era disoccupato già da un anno e avevamo lo sfrato esecutivo a breve termine. Anche la ginecologa mi spaventò avendo avuto, già nella precedente gravidanza, problemi di vene varicose molto gravi. Passai parola anche con l’assistente sociale per sentire se c’erano aiuti  economici per questa nuova gravidanza, ma la sua prima reazione è stata di disappunto, era infastidita dal fato che la nostra famiglia sarebbe cresciuta ancora e si premurò di informarmi subito che, in caso avessi portato avanti la gravidanza, avrei perso la borsa lavoro che avevo appena ottenuto dal comune.

Un altro incontro che mi scioccò fu con il sindaco che addirittura prospettò come soluzione ai nostri problemi economici di inserire i bambini in una struttura per garantire loro il necessario. Io stavo malissimo, tutti questi riscontri negativi mi facevano vacillare e mi inducevano a pensare che non potevo far altro che abortire soffocando il desiderio che c’era nel mio cuore di accogliere comunque questo figlio, nonostante tutte le difficoltà concrete che avevamo.

Mio marito ragionava solo dal punto di vista razionale, non mi sosteneva e scaricava su di me la decisione. Mi sono affidata al Signore perché mi desse luce e Lui mi ha fato capire che se questo bambino c’era, era perché ci doveva essere e non dovevo essere io a impedirgli di venire al mondo. Finalmente dopo tanti dubbi, conflitti, paure, angosce.... e molte notti insonni, ho trovato dentro di me il coraggio di non sopprimere quella vita che già sentivo crescere dentro di me. Il sostegno della Comunità Papa Giovanni XXIII che conoscevo da tempo e che, in questa situazione si è intensificato attraverso una speciale vicinanza e aiuto concreto, è stato fondamentale per non sentirmi sola contro tutti a difendere la vita del mio bambino.

Marco oggi ha 11 mesi, è amato e coccolato da tutti e rende felici tutti i suoi fratelli che sono una banda straordinaria e quando lo guardo mi capita spesso di pensare il rischio che ha corso di non essere al mondo, e mi chiedo: come starei oggi? come sarei con gli altri figli? La gioia di avere una famiglia così bella mi da il coraggio di bussare a tutte le porte per chiedere il necessario perché siamo in grosse difficoltà economiche perché mio marito ancora non ha trovato un lavoro fisso. Non abbiamo nessuna agevolazione, il Comune dove abitavo per liberarsi di una famiglia numerosa come la nostra ci ha pagato la cauzione per un appartamento in un altro Comune per incentivarci ad andarcene. I soli aiuti che fino ad ora abbiamo avuto vengono dal volontariato: dai generi alimentari al vestiario, sono state fate per noi persino delle collette in parrocchia per far fronte alle spese di prima necessità. Tutto questo da una parte ci fa sperimentare una bella solidarietà, mentre dall’altra ci lascia l’amaro in bocca per l’umiliazione di non essere in grado di mantenere la nostra famiglia. Ma è necessario continuare a lottare senza perdere la speranza nella fiducia che il Signore è presente nella nostra vita e non si può dimenticare di noi».