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L'OSSERVATORIO

Governance, l'Africa migliora ma su scuola e economia no

Dal 2007 la Fondazione Mo Ibrahim realizza un rapporto annuale dedicato alla qualità della governance in Africa. Circa tre africani su quattro abitano in paesi in cui la governance nell’arco degli ultimi dieci anni è migliorata. Ma il problema più preoccupante è dato dalla scuola e dal fatto che i governi non sono riusciti a trasformare la crescita economica in maggiori opportunità per i cittadini.

Esteri 10_11_2018

Di solito i rapporti sullo stato dell’Africa sottostimano l’importanza dei fattori interni che ne rallentano lo sviluppo e concludono che per migliorare la situazione economica e sociale del continente bisogna agire dall’esterno, su due fronti: più aiuti e fondi e lotta allo sfruttamento delle risorse africane da parte di soggetti esterni. In contro tendenza, dal 2007 c’è una fondazione che invece realizza un rapporto annuale tutto dedicato alla qualità della governance in Africa e ai suoi effetti. La Fondazione Mo Ibrahim è stata creata nel 2006 da un miliardario anglo-sudanese, Mohammed Mo Ibrahim, per promuovere il buon governo nel continente.

Il suo rapporto comprende un Indice di governance che misura i progressi compiuti da ogni stato africano in quattro settori decisivi: Sicurezza e legalità, Partecipazione e diritti umani, Opportunità economiche consolidate, Sviluppo umano. L’Indice si concentra – spiegano i ricercatori della Fondazione  – sulla misurazione dei risultati effettivamente conseguiti piuttosto che su dichiarazioni di intenti e bilanci di spesa e, per garantire una visione ampia e imparziale, si affida a 102 indicatori raccolti da 35 fondi indipendenti.   

L’Indice di governance 2018, il 12°, è stato diffuso il 29 ottobre. Il dato complessivo è che in media la governance in Africa sta lentamente migliorando. Circa tre africani su quattro abitano in paesi in cui la governance nell’arco degli ultimi dieci anni è migliorata. 15 dei 34 stati che hanno registrato progressi nel decennio trascorso risultano inoltre aver accelerato il passo negli ultimi cinque anni.  Costa d’Avorio, Marocco e Kenya hanno ottenuto i risultati più notevoli e difatti sono passati rispettivamente dal 41°, 25° e 19° posto al 22°, 15° e 11°.

Tuttavia, dice il rapporto, i fattori chiave della governance non stanno progredendo abbastanza in fretta da far fronte alle richieste e in particolare da rispondere alle crescenti aspettative della gioventù africana che ormai costituisce la maggioranza della popolazione continentale e di cui si prevede un incremento di quasi il 20% entro i prossimi dieci anni. Particolarmente grave è il costante peggioramento che si registra nel settore scolastico. Secondo la Fondazione Mo Ibrahim, la qualità dell’insegnamento negli ultimi cinque anni è peggiorata in metà dei 54 stati africani, a discapito del 52,8% degli studenti. L’enorme potenziale economico che i giovani in aumento rappresentano per l’Africa “sta per essere sprecato, dilapidato – ammoniscono gli autori dell’Indice – i giovani Africani hanno bisogno di speranze, prospettive e opportunità. I leader del continente devono accelerare la creazione di posti di lavoro per sostenere il progresso e evitare che la situazione degeneri”.

Il problema più preoccupante, secondo la Fondazione, è dato dal fatto che i governi africani non sono riusciti a trasformare la crescita economica in maggiori opportunità per i loro cittadini. Benché il Prodotto interno lordo continentale sia cresciuto di quasi il 40% nell’ultimo decennio, l’incremento medio delle opportunità economiche per la popolazione è stato quasi nullo. Non risulta neanche esserci un rapporto diretto tra le dimensioni dell’economia di un paese e le prospettive economiche dei suoi abitanti. In effetti dei quattro settori considerati, quello delle Opportunità economiche consolidate ha registrato i dati peggiori. Si tratta – spiega il rapporto – di un danno enorme: “Può portare a una catastrofe. Tenendo conto della crescita demografica prevista, l’Africa si trova a un punto critico e i prossimi anni saranno decisivi”.

A peggiorare il quadro c’è il crescente divario tra gli stati. I progressi registrati a livello continentale si devono principalmente a 15 paesi che sono riusciti ad accelerare i progressi negli ultimi cinque anni.   

Nell’introduzione al rapporto 2018, Mo Ibrahim commenta: “I risultati dell’Indice confermano che legalità, trasparenza e responsabilità sono le chiavi del progresso e sono strettamente correlate allo sviluppo economico. I recenti progressi sono incoraggianti, ma devono essere consolidati e rafforzati. La governance deve mettere i cittadini al centro. I paesi con i migliori risultati sono quelli che garantiscono ai loro cittadini diritti e assistenza e i cui governi rendono conto ai loro cittadini”.

Fermamente convinto di ciò, Mo Ibrahim, per celebrare l’eccellenza della leadership africana, nel 2007 ha istituito il Premio Mo Ibrahim per le realizzazioni in materia di leadership. Il vincitore riceve una prima somma pari a 5 milioni di dollari e poi 200.000 dollari all’anno a vita. Il premio è destinato a leader che abbiano migliorato sicurezza, sanità, educazione scolastica e favorito lo sviluppo economico e abbiano lasciato il potere ai loro successori rispettando le regole democratiche. Per concorre bisogna essere stati primi ministri o di capi di stato, aver lasciato la carica negli ultimi tre anni, essere stati eletti democraticamente, aver governato nel rispetto della costituzione e aver dimostrato straordinarie doti di leadership.

La Fondazione assegna il premio ogni anno, o almeno ci prova. Dopo attenta analisi, per mancanza di candidati con i requisiti necessari, nel 2009, 2010, 2012, 2013 2015 e 2016 il premio non è stato assegnato. Nel 2017 finalmente si. Il vincitore è stata Ellen Johnson Sirleaf, 24° presidente della Liberia dal 2006 al 2018 e primo capo di stato di sesso femminile eletto in Africa. Nel periodo del suo mandato la Liberia è stata l’unico paese africano a migliorare in tutti e quattro i settori considerati.