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ARMI NUCLEARI

Gli Usa si ritirano dal Trattato Inf pensando alla Cina

È la cronaca di una morte annunciata quella del Trattato Inf, l'accordo del 1987 che pose fine alla corsa agli armamenti nucleari in Europa. Gli Usa si sono ritirati unilateralmente. La causa è il braccio di ferro con la Russia sui suoi nuovi missili Novator. Ma la causa non dichiarata è la corsa agli armamenti con la Cina.

Esteri 03_08_2019
La firma dell'Inf nel 1987

E’ la cronaca di una morte annunciata quella del Trattato Inf, acronimo di trattato per le Forze Nucleari a Raggio Intermedio. Annunciata ad ottobre e poi ribadita a gennaio, per la precisione dall’amministrazione Trump e consumatasi ieri, in sordina, alla scadenza dell’ultimo termine. Gli Usa hanno annunciato il ritiro unilaterale. Il trattato firmato nel 1987, da Ronald Reagan e Michail Gorbachev, simbolo della distensione e della fine della Guerra Fredda, aveva posto fine alla corsa agli armamenti atomici in Europa, vietando tutte le armi a raggio intermedio, quelle, cioè, di colpire bersagli in tutto il vecchio continente, pur senza minacciare direttamente la sopravvivenza delle due superpotenze, Usa e Urss.

Il Trattato Inf era un importante tassello nell’equilibrio fra le potenze nucleari. Ma era ormai diventato asimmetrico. La storia dimostra che pose fine alla Guerra Fredda in Europa. Ora che non esiste più, torna ad essere concreta la possibilità che ritorni anche la corsa agli armamenti e la tensione nucleare sul nostro continente. Chi ha deciso il ritiro è l’amministrazione statunitense, che si è ritirata unilateralmente. Sua è dunque la maggior responsabilità. Ma per fare la guerra bisogna essere in due. E anche i russi hanno fatto la loro parte. La causa immediata della protesta statunitense è l’introduzione nell’arsenale russo del missile Novator. I russi ritengono che sia conforme, ma secondo gli analisti della Nato viola le regole del trattato, essendo da considerarsi come un missile a raggio intermedio a tutti gli effetti. I russi non hanno fornito sufficienti garanzie per dimostrare il contrario. In compenso, protestano per lo schieramento di due basi di difesa anti-missile in Europa centrale, una in Polonia e l’altra in Romania che, a loro avviso, potrebbero anche essere impiegate in modo offensivo. I loro radar, infatti, possono scandagliare lo spazio aereo russo occidentale e i loro lanciatori servono sia per missili anti-aerei e anti-missile (gli Sm-3), sia per missili da crociera (i Tomahawk, nella loro nuova versione). Su queste questioni non si è trovato alcun compromesso.

Intervistato dalla National Review, il segretario di Stato Mike Pompeo ha dichiarato che la rottura della trattativa con la Russia, dopo tutti i tentativi di ricucitura, non è stata una scelta unilaterale degli Usa all’insaputa della (o imposta alla) Nato. “Sei mesi fa – dichiara Pompeo – dopo anni di discussioni con i russi sulla loro mancata conformità (al trattato, ndr), li abbiamo avvisati che se non fossero rientrati nei ranghi, noi avremmo fatto quel che stiamo facendo oggi (…) E per ‘noi’ intendo non solo gli Stati Uniti, ma anche i Paesi europei, Jens Stoltenberg (segretario generale della Nato, ndr), noi abbiamo fatto tutto il meglio che potessimo fare per convincere i russi che era nel loro miglior interesse di rientrare nelle regole del Trattato Inf e loro non hanno fatto niente, letteralmente niente”.

Ma nella stessa intervista, Pompeo fa capire che c’è un’altra causa di rottura, oltre agli ormai consueti braccio-di-ferro con Mosca. E non riguarda direttamente la Russia. Ma la Cina. “C’è ovviamente il fatto – dice Pompeo – che la Cina è ora impegnata nel suo programma militare che include anche quello nucleare”. Quindi se si deve parlare di controllo degli armamenti, gli Usa fino a ieri avevano le mani legate dal Trattato Inf, mentre la Cina non è limitata da nulla di simile e potrebbe, nel prossimo futuro, dotarsi del suo deterrente nucleare a medio raggio per intimorire, ricattare o imporre la sua volontà sui vicini asiatici, come Taiwan, il Vietnam, le Filippine e lo stesso Giappone.

Una volta rotto il vecchio Trattato Inf, i negoziati per ricostruirne uno nuovo dovranno includere la questione cinese: “Il presidente Trump – dice Pompeo – è stato molto chiaro in merito, dicendo che abbiamo bisogno che anche quest’altra potenza nucleare (la Cina, ndr) sia parte del dialogo”. E fra le altre cose il segretario di Stato americano era all’Asean, il summit dei Paesi del Sudest asiatico e per l’occasione ha comunicato le decisioni americane direttamente al ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi.

A contestare la decisione è stato subito, simbolicamente, il gruppo degli Anziani (The Elders), quello fondato da Nelson Mandela nel 2007, unico leader nel mondo ad essersi privato volontariamente del suo deterrente nucleare. La rottura del Trattato Inf costituisce sicuramente un rischio in più, non in meno, per la pace mondiale. E’ un gioco d’azzardo. Se dovesse riuscire, porterebbe la Cina al tavolo negoziale, per firmare un trattato nuovo aggiornato alla situazione attuale. Se non dovesse riuscire, avremmo una nuova corsa agli armamenti nucleari.