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FOOTBALL ASSOCIATION

Gli uomini che inventarono il gioco del calcio

Se oggi possiamo tifare, gioire per un gol, disperarci per una sconfitta, il merito è di alcuni uomini che, 150 anni fa, hanno dato vita al calcio moderno. Nel 2013 infatti ricorre l’anniversario della fondazione della Football Association.

Sport 07_02_2013
George Best

Recarci ogni domenica allo stadio, o rimanere comodi sul divano di casa, a gustarci la partita della squadra del cuore, è qualcosa a cui difficilmente rinunceremmo. Leggere la Gazzetta quando facciamo colazione, organizzare gli impegni della nostra vita in base al calendario della Champions League, giocare al fantacalcio o fare la raccolta delle figurine Panini, sono cose che fanno parte della nostra quotidianità. Il calcio, insomma, è una fetta importantissima della vita di molti di noi.

Ma se oggi possiamo tifare, gioire per un gol, disperarci per una sconfitta, e discutere con gli amici sull’ultimo colpo di calciomercato, il merito è di alcuni uomini che, 150 anni fa, hanno dato vita al calcio moderno. Sì, perché nel 2013 ricorre l’anniversario della fondazione della Football Association, la federcalcio britannica, che negli scorsi giorni ha iniziato i lunghi festeggiamenti che culmineranno il 26 ottobre, la data che ha cambiato la vita di tutti noi appassionati di pallone.

Freemason’s Tavern, Londra, nei pressi dell’attuale stazione metropolitana di Holborn. Era il 26 ottobre, una fredda giornata dell’autunno britannico, e undici signori della borghesia inglese, con cappello e baffoni, si ritrovarono allo scopo di definire le regole del foot-ball. All’epoca, infatti, questo sport godeva già di una grande popolarità, ma le regole variavano da squadra a squadra, da università a università, da regione a regione. Cosicché, ogni qualvolta si disputava un match tra compagini di diversa provenienza, era necessario accordarsi sulle regole di gioco. A volte la palla si poteva prendere con le mani, altre volte solamente con i piedi; talvolta era possibile sgambettarsi, colpirsi sugli stinchi e trattenersi; il numero di giocatori e l’ampiezza del terreno da gioco variavano anch’essi in continuazione.

C’era chi aveva provato a introdurre un regolamento, come l’Università di Cambridge o lo Sheffield Football Club, ma la confusione regnava ancora sovrana. Nella babele generale, un avvocato di nome Ebenezer Morley, nativo di Hull e giocatore del Barnes, si mosse per mettere definitivamente ordine, e riunì i membri di altre dieci squadre, allo scopo precipuo di accordarsi sulle regole di gioco e dare una struttura organizzativa a quello che diventerà il calcio. Tra il fumo dei sigari e qualche pinta di birra, gli uomini convenuti alla riunione trovarono l’accordo e fondarono la Football Association, con Morley segretario e Arthur Pember presidente.

Ci vollero però altri cinque incontri affinché si arrivasse a redigere un regolamento che andasse bene a quasi tutti, e finalmente, l’8 dicembre, la Football Association fu in grado di pubblicare «The Laws of Football», un totale di 13 regole. Gli scontenti ci furono fin da subito, tra cui un paio di compagini presenti alla fondazione della FA, che non riconobbero le regole poiché non era permesso correre con la palla in mano, ma i fondamenti del calcio erano ormai stati stabiliti, e avrebbero cambiato la storia dello sport.
Certo, col passare degli anni sarebbero state parecchie le modifiche apportate, basti pensare che inizialmente la traversa non era prevista e che le squadre erano tenute a invertire posizione sul campo da gioco ad ogni rete segnata, ma il calcio era ufficialmente nato.

La prima partita si disputò di lì a poco, il 19 dicembre, tra il Barnes, la squadra di Morley con lui stesso in campo, e il Richmond. Terminò 0-0, e presumibilmente non fu una gara particolarmente avvincente, tanto che il Richmond, di lì a poco, deciderà di… cambiare sport ed entrare nella Rugby Union. Ma nel calcio, di gol, se ne sarebbero visti parecchi, tanto da renderlo lo sport più popolare del mondo a 150 anni di distanza.

Probabilmente neppure Ebenezer Morley, che si era mosso per un semplice desiderio di dare un’identità precisa allo sport che tanto amava, si sarebbe immaginato un simile sviluppo. E in fondo, a quell’uomo e a coloro che insieme a lui diedero alla luce il calcio moderno, siamo un po’ tutti debitori.
Perché se siamo cresciuti nel mito dei gol di Gigi Riva, delle punizioni di Platini o dei dribbling di Ronaldo, a seconda della nostra età, il merito è anche di Morley e soci. Sarebbe bello, allora, quando esultiamo per una rete o cantiamo allo stadio, ricordarci di quel pugno di uomini senza i quali lo sport che tanto ci affascina non esisterebbe.