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IL BELLO DELLA LITURGIA

Giovanni, serena tranquillità che svela misericordia

Dio ha avuto misericordia. Questo è il significato del nome Giovanni. La fine della sterilità di Elisabetta può essere letta quale segno della prolificità e fecondità di nostra Madre Chiesa, di cui Maria è figura. Il tutto avviene nell’ambito di una familiare e serena quotidianità. La natività del Battista nella cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella del Ghirlandaio. 

Cultura 23_06_2018

Domenico Ghirlandaio, Natività del Battista, Firenze – Santa Maria Novella

«Giovanni è il suo nome».  Lc 1, 63

Dio ha avuto misericordia. Questo è il significato del nome Giovanni, di origine ebraica, tradizionalmente imposto a un figlio a lungo atteso. Così come lo fu il Battista, la cui natività è episodio strettamente correlato, come evangelicamente noto, alla scelta del suo nome e, dal punto di vista iconografico, ripropone lo schema delle omologhe scene relative a Gesù e a Maria. Tra i tantissimi artisti – davvero innumerevoli – che hanno, con la loro creatività, sviluppato questo tema, ne ho scelto uno che in un luogo ben preciso, Firenze, ha lasciato uno dei cicli pittorici più belli e vasti che il capoluogo toscano conservi: quello della cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella.  Il mio “lui”, in questo frangente, è Domenico Ghirlandaio.   

La fine della sterilità di Elisabetta, si sa, può essere letta quale segno della prolificità e fecondità di nostra Madre Chiesa, di cui Maria è figura. Sarà per questo che il maestro fiorentino dispone simmetricamente, nello stesso ambiente, le storie di Maria e quelle del Battista, replicando, dell’episodio in oggetto, alcuni dettagli compositivi?

Giovanni “nasce” sulla parete destra della cappella maggiore della chiesa domenicana, in un letto apparentemente meno sontuoso di quello immaginato da Ghirlandaio per la piccola Maria sul lato opposto ma ugualmente ripreso dalla camera di una benestante famiglia di mercanti fiorentini della sua epoca. Il tutto avviene nell’ambito di una familiare e serena quotidianità alla quale sembrano richiamare le bottiglie di acqua e vino, umilmente offerte dalla domestica sul fondo, piuttosto che  le nature morte sulla sponda del letto.

Elisabetta è adagiata in un atteggiamento composto che denuncia tranquillità. Di lei s’intuisce la posizione delle gambe, pur coperte dal lenzuolo rosso. Colori accesi e luminosi caratterizzano anche gli altri personaggi, rigorosamente donne: le due balie in primo piano che sembrano contendersi il bambino, le donne eleganti che fanno visita alla puerpera e la guizzante ancella che irrompe nella stanza portando sul capo una cesta di frutta.

Un registro decisamente più aulico è adottato dal pittore per la scena accanto: l’imposizione del nome da parte di Zaccaria che, muto poiché incredulo, lo scrive su una pergamena. Monumentale è il profondo porticato che si apre in un paesaggio retrostante e di fronte cui, viceversa, sono disposti gli astanti con studiata asimmetria: il perno della scena risulta, così, essere il piccolo neonato tra le braccia della madre.

La festa liturgica della Natività di San Giovanni cade il 24 giugno: a differenza di quanto avviene per gli altri santi, se ne celebra la nascita e non la morte. E’ solo lui, del resto, il precursore e il Battista, attraverso cui Dio ha, davvero, voluto dimostrare misericordia nei confronti di ciascuno di noi.