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POVERTA'

Germania 2013, mai stata così divisa

Cresce la povertà anche nella "locomotiva d'Europa", arrivando a lambire più del 15% della popolazione. Ma non in tutte le regioni: l'Est e il Sud si arricchiscono, è l'Ovest industriale che sta registrando la maggior decadenza.

Esteri 27_12_2013
Germania, anno 2013

 

La Germania non è mai stata così divisa come oggi, questo è il responso del recente "Rapporto 2013 sull'andamento della povertà sul piano regionale in Germania", a cura dell'Associazione Generale Paritetica. Il divario tra Länder ricchi e Länder poveri si va ampliando: "Intere regioni stanno sprofondando in una spirale di decadenza". Questo è il dato comunicato alcuni giorni fa a Berlino, quando appena nel marzo scorso il governo federale sosteneva che il processo d'impoverimento era stato stoppato e che la disparità nella distribuzione del reddito era stata ridotta. In pochi mesi dunque la situazione, dati alla mano, risulta essere cambiata radicalmente: secondo il più recente rapporto la povertà ha raggiunto un livello di diffusione tale da dividere profondamente, sia a livello sociale che regionale, il Paese. Già, perché "i trends positivi degli ultimi anni", come ha riferito il responsabile dell'Associazione Paritetica, Ulrich Schneider, "si sono fermati o hanno invertito la tendenza. In particolare, va detto che mai la Germania è stata divisa come oggi".

Dal 2006, sul piano nazionale, il numero dei poveri è salito dal 14% al 15,2%, ma ciò che più colpisce è che la forbice esistente tra il Land con la percentuale minore, il Baden-Wuerttemberg (11,1%) e quello nella situazione più critica, Brema (23,1%), s'è ampliata in forma più rilevante. Secondo la definizione della Comunità Europea, ad essere minacciati dalla povertà sono quei redditi che risultano essere inferiori al 60% del reddito medio. Per la Germania, nel 2012 la soglia per un single era di 869 euro mensili, mentre per una famiglia con due adulti e due bambini sotto i 14 anni era di 1.826 euro. Ciò che va sottolineato è che entrambe le quote sono significativamente più alte rispetto a quanto percepiscono in Germania coloro che godono del programma pubblico di assistenza (il famoso Hartz IV).

La contraddizione emergente ora rispetto a quanto sbandierato solo pochi mesi fa dal governo Merkel è determinata principalmente dall’arco temporale preso in considerazione. In sostanza le rilevazioni più recenti hanno evidenziato che dal 2011 la forbice tra i redditi ha ripreso a dilatarsi, soprattutto a causa delle crescenti rendite da capitale, di cui, dopo la crisi economica, approfittano principalmente i lucratori.

Chiamata a valutare i risultati della relazione sulla povertà, la Conferenza Nazionale sulla Povertà (la NAK, un insieme di associazioni di tipo assistenziale, come la Caritas e la Diakonie, ma anche sindacali come la DGB) non ha potuto far altro che giudicarli “allarmanti”. Per questo motivo la Conferenza ha indicato alcune priorità nella “lotta” alla povertà in Germania: l’aumento del sostegno veicolato attraverso il programma Hartz –IV, l’offerta di posti di lavoro a chi è disoccupato da lungo tempo, ma anche un incremento dell’edilizia abitativa per le categorie meno abbienti. Verificati gli intenti della cancelliera Merkel (che pure è tornata a guidare una coalizione nero-rossa, comprendente dunque anche i socialdemocratici della SPD), la NAK non ha lesinato critiche al nuovo esecutivo, in particolare per aver cassato dal programma governativo l’aumento solidale delle tasse sui grandi patrimoni e redditi finalizzato al finanziamento di interventi mirati contro la povertà.

Questo relativamente alle prese di posizione degli “addetti ai lavori” sul tema povertà. C’è poi il grido di un pubblicista scomodo, certo non alieno alle “provocazioni” e tuttavia capace di leggere tratti apparentemente poco rilevanti della società tedesca secondo prospettive e orizzonti tutt’altro che banali. Si tratta di Henryk M. Broder, che su “Welt” giusto qualche giorno fa ha definito quella che era stata fino alla riunificazione del 1990 la Germania Federale la vera sconfitta della cosiddetta “Wende”. E questo giudizio, così duro e di primo acchito difficile da intendere, è espresso da Broder proprio in considerazione di quei fenomeni di impoverimento (inteso non solo dal punto di vista materiale, ma anche spirituale e culturale) sempre più diffusi in Germania, in alcuni Länder in particolare: “Düsseldorf è come Lipsia 30 anni fa”. Secondo il pubblicista la Germania sarebbe ora, più di prima, un Paese diviso da un muro, un muro che corre lungo gli stessi confini che separavano la Repubblica Federale dalla DDR.

Non un muro nella testa degli ex cittadini orientali, come vorrebbe qualche intellettuale, ma un linea di demarcazione fisicamente localizzabile. “All’Est, esattamente come aveva promesso Helmut Kohl”, ha scritto Broder, “ci sono paesaggi fiorenti, centri di città restaurati, infrastrutture adeguate, collegamenti internet veloci. Basta uno sguardo gettato dal finestrino di un treno per capire dove ci si trova. Le rovine industriali sono all’ovest e rappresentano la testimonianza della decadenza di intere regioni.” Non solo Düsseldorf  dunque. E Broder non ha remore nell’elencare situazioni anche peggiori: “Dortmund, Duisburg, Mannheim, Stoccarda, Aquisgrana, Magonza, tutte città nelle quali si tocca apertamente con mano il progressivo impoverimento.” Colonia non è da meno, anche se lì a colpire lo sguardo non è la povertà materiale (non manca nulla di ciò che rappresenta consumismo e opulenza). Si tratta piuttosto, annota Broder, di “una specie di trascuratezza che deriva dall’indifferenza dei residenti rispetto a ciò che li circonda, nei confronti dei luoghi in cui vivono.”

Forme differenti di povertà dunque, entrambe crescenti, con le quali il popolo tedesco non potrà evitare di fare i conti. Prima o poi.