Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Venerdì Santo a cura di Ermes Dovico
IL BELLO DELLA LITURGIA

Genio d'un Leonardo, che "predisse" l'Immacolata

La Vergine delle rocce di Leonardo conservata al Louvre. L’immagine che Leonardo maturò fu diversa dall'iconografia commissionata e la sua Vergine delle Rocce, che replicò qualche anno dopo su di una tavola ora a Londra, fu associata, successivamente, dagli studiosi all’idea dell’Immacolata Concezione. 

Cultura 10_02_2018

Leonardo da Vinci, Vergine delle rocce. Parigi, Museo del Louvre

“Io sono l’Immacolata Concezione”, anzi, in guascone, “Qué soy ér Immaculado Councepcion”.

Così la Vergine Maria si presentò quando la piccola Bernadette chiese di svelare la propria identità alla bellissima Signora, vestita di bianco, che dall’11 febbraio di quell’anno, il 1858, era ripetutamente apparsa al suo cospetto. Dunque, esattamente quatto anni dopo la proclamazione, da parte di Pio IX , nel 1854, del più onorifico dogma mariano - che tanto scalpore aveva suscitato, e non solo in ambienti laici, nel clima di positivismo scettico di quegli anni - l’umanità tutta venne confermata nella fede da quelle poche parole pronunciate a Lourdes.

Questo fu il dopo. E prima?

Fin dal Medioevo, infatti, Maria era stata considerata l’unico luogo perfetto dove il Figlio di Dio aveva potuto farsi carne. Iconograficamente questo pensiero, tentativamente, prese forma e colore nelle rappresentazioni dell’incontro tra Gioacchino e Anna presso la porta aurea di Gerusalemme. Lo racconta Jacopo da Varazze nella sua Leggenda Aurea: il casto abbraccio tra i due coniugi avrebbe alluso alla purezza del concepimento di Maria, concetto che, pur non essendo il significato del dogma, ne era, in qualche modo, correlato.

Una più elaborata e sofisticata rappresentazione di questo mistero mariano, però,  aveva ancora da venire…

Milano, 1482. Leonardo da Vinci arriva nella città, anzi, nel ducato di Ludovico il Moro e la prima commissione che riceve, un anno dopo, in veste di artista, è la pala d’altare per la cappella della laica confraternita dell’Immacolata Concezione nella chiesa di San Francesco Grande, oggi andata distrutta (la chiesa, non la pala, che invece, per vicende ancora da chiarire, raggiunse Parigi e il Louvre, tuttora suo orgoglioso custode).

Il contratto, stipulato insieme ai due fratelli pittori De Predis, richiedeva un trittico il cui antello centrale, affidato al maestro toscano, avrebbe dovuto rappresentare la Madonna e il Bambino, il Padre Eterno, angeli e profeti. L’immagine che Leonardo maturò fu, infine, diversa e la sua Vergine delle Rocce, che replicò qualche anno dopo su di una tavola ora a Londra, fu associata, successivamente, dagli studiosi all’idea dell’Immacolata Concezione.

Maria è qui inquadrata al centro di un antro, indagato, per quanto concerne la vegetazione, con scrupolo e curiosità da appassionato botanico. In lontananza s’intravvede un corso d’acqua: siamo di fronte ad una grotta dal sapore ancestrale, nelle viscere della natura. Nel Cantico dei Cantici, del resto, lo sposo paragona la sua sposa a una colomba nascosta nelle fenditure delle rocce e fa di lei una donna nata nel cuore del creato, predestinata a un compito importante: nel caso di Maria quello di diventare la Madre di Dio.

Accanto a Lei, rispettivamente alla Sua destra e alla Sua sinistra. ci sono san Giovannino e Gesù Bambino benedicente. Giovanni, si sa, è il precursore di Cristo, in tutto, anche nella morte. E, infatti, Maria, da madre, cerca di trattenerlo, con le Sue dita lunghe e affusolate, affinché non possa predire al Figlio il destino che Lo attende, di vittima sacrificale.  Di più, cerca di proteggere il Suo Bambino stendendo l’altra mano. La volontà di Dio, però, è più forte e un angelo s’interpone tra la testa del Figlio e il braccio teso della Vergine, intercettando con un sorriso l’attenzione di noi fedeli, invitati a partecipare alla scena.

Una madre qualsiasi non avrebbe mai accettato di offrire in dono il frutto del Suo seno. Maria si,  lo può fare. Lei è, infatti, l’Immacolata, ovvero l’unica creatura concepita senza peccato.

A Lourdes, quell’11 febbraio di centosessant’anni fa, Bernadette ne ebbe la definitiva conferma.