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PROTESTE PER DUE SPETTACOLI A SCUOLA

Gender, anche le famiglie nel loro piccolo si rivoltano

Monta la rivolta delle famiglie contro gli spettacoli gender propinati alle scolaresche. La raccolta firme lanciata da CitizenGo contro Fa Afafine ha superato le 100.000 firme in due settimane. Diversi vescovi hanno invitato le famiglie a firmare la petizione. E negli incontri pubblici mamma e papà non stanno più zitti. 

Educazione 02_02_2017
Lo spettacolo Bent

Monta di giorno in giorno la rivolta delle famiglie contro gli spettacoli gender propinati alle scolaresche di tutta Italia. La raccolta firme lanciata da CitizenGo contro l’ormai famigerato Fa Afafine – rappresentazione su un bambino che si sente maschio o femmina seconda delle giornate – ha superato le 100.000 firme in due settimane. Diversi vescovi come quelli di Pavia e Matera hanno invitato le famiglie a firmare la petizione. A Potenza hanno annullato la programmazione, mentre a Pistoia lo hanno spostato alla sera, per evitare di proporlo alle scuole. Decine di classi in molte città hanno ritirato l’adesione che avevano già concordato, anche le Chiese evangeliche si sono mosse e adesioni alla protesta sono arrivati da ambienti laici e non confessionali.

Messi alle corde alcuni distretti scolastici hanno deciso quindi di fare una sensibilizzazione preventiva per preparare alunni e genitori allo spettacolo. Così è successo a Bolzano dove la sovrintendenza lunedì scorso ha organizzato un incontro tra l’autore dello spettacolo, Giuliano Scarpinato, genitori, personale scolastico e il direttore del teatro stabile di Bolzano, Walter Zambaldi. All’iniziativa hanno comunque partecipato diversi esponenti politici locali e attivisti delle sezioni altotesine delle associazioni lgbt. 

L’incontro è stato presentato con un momento di condivisione dalla sovrintendente Nicoletta Minnei, ma in realtà nasce come risposta alle polemiche accese lo scorso autunno dalla proteste di Diego Salvadori, consigliere comunale di Alto Adige nel cuore.

In pratica il direttore del teatro stabile di Bolzano Zambagli ha chiesto ai genitori di fidarsi dei filtri della scuola e di altri organi collegiali che hanno visionato lo spettacolo, sostenendo che i genitori non sempre sono titolati ad esprimersi su certe tematiche.

Dal canto suo l’autore Scarpinato ha spiegato che lo spettacolo è stato ispirato da una lettura di un libro e di un blog non specificati, parole che hanno suscitato la reazione di alcuni genitori che hanno evidenziato la debolezza dell’aspetto pedagogico e scientifico che è alla base di tutta la rappresentazione. Scarpinato allora ha palesato il suo pensiero sulla teoria gender che coincide con le tesi che affermano che non c’è solo il genere binario ma tante identità fra le quali il “Gender creative child”. Per avvalorare il tutto ha poi detto di essersi documentato sul fatto che negli Stati Uniti esiste un nutrito numero di famiglie con figli di genere non conforme, ovvero “bambini arcobaleno”.

Lo spettacolo ha ottenuto un premio nazionale è stato poi sottolineato più volte per tranquillizzare le famiglie. Il ‘Premio Scenario infanzia’. Peccato che spulciando il bando del concorso si scopre che si tratta di una selezione che privilegia prodotti che escono dagli “standard di genere”.

Diverse le domande rimaste senza risposta: il consigliere e padre di sei figli Salvadori ha infatti chiesto che lo spettacolo venga spostato il pomeriggio per non costringere i genitori a lasciare i ragazzi a casa, mentre la consigliera di quartiere del Popolo della famiglia Giovanna Armino ha evidenziato come sia emblematico il fatto che in alcune scuole i bambini abbiamo incontrato gli psicologi per essere preparati alla visione dello spettacolo.

Fatto sta che il tour che inizia oggi Alto Adige, con la prima a Merano, non subirà nemmeno una modifica.

Intanto, un po’ più a sud, esattamente a Pisa, grazie alle segnalazioni della sezione locale del Comitato difendiamo i nostri figli e dell’associazione Famiglia scuola educazione, in questi giorni è scoppiata un’altra bufera sullo spettacolo ‘Bent’. La piece teatrale è stata proposta a numerose classi accompagnate dai loro docenti, in occasione del giorno della memoria. La rappresentazione mostra infatti il dramma della shoah attraverso gli occhi di una coppia omosessuale deportata in un campo di concentramento. Lo sfondo è una ricostruzione straziante delle persecuzioni naziste, ma il messaggio sotteso è chiaramente Gay Pride, fatto sta lo spettacolo fu presentato a giugno nella città toscana proprio in occasione del Pride 2016.

Le scene che hanno suscitato lo sdegno di famiglie e insegnanti sono moltissime, persino il presidente del Teatro Verdi di Pisa, Giuseppe Toscano, intervistato da La Nazione, pur sostenendo il progetto ha parlato di “spettacolo adatto ad un pubblico adulto” e di “gratuità di certe espressioni”.

lo spettacolo inizia con il racconto di un rapporto omosessuale occasionale in seguito alla sbronza; il compagno del ragazzo sbronzo non accetta il rapporto sessuale a 3 con lo sconosciuto e lascia fare sesso al compagno, purche’ ferito. Sempre in quella scena iniziale, con ironia, viene fatta anche un'allusione al sesso di gruppo (desiderio del ragazzo omosessuale esplicitato durante la sbronza, una volta salito sul tavolo di un locale). 

Fra le risatine degli alunni dei licei in sala si poi svolta la scena dove si descrive in modo erotico un rapporto orale fra omosessuali nel campo di concentramento. I due poveri innamorati non possono fare l'amore allora lo simulano nei particolari a voce. Il pubblico partecipa alla descrizione minuta dell'amplesso, con riferimento a baci intensi, movimenti della lingua sul corpo, rapporti orali e altre forme di erotismo, il tutto accompagnato da respiri affannosi e orgasmo finale. I due in pratica fanno l'amore con l'immaginazione, in piedi, uno accanto all'altro, durante un "attenti" delle SS, lungo il filo spinato.

In un’altra scena dello spettacolo, sempre con le stesse modalità della scena di sesso "rubata", si fa riferimento a un rapporto di sesso dalle sfaccettature violente. "A me non piace violento" "a me invece talvolta piace"...

Indubbiamente però la scena meno adatta ad un pubblico di ragazzi è quella di un episodio di necrofilia nei confronti di una bambina. L'atto di violenza viene richiesto all'omosessuale dalle SS per dimostrare che non è gay. Il protagonista crede che spacciandosi da ebreo (e non da omosessuale) abbia maggiori chances di rimanere in vita. La ricostruzione di questo atto di necrofilia è fatta con grande dolore ma resta il fatto comunque violento della profanazione di un corpo morto, per di più di una bambina. Ovviamente molti famiglie hanno fatto notare che nonostante gli adolescenti siano ormai abituati a scene massmediatiche di violenza l'episodio si presenta dannoso agli occhi di un minore (erano presenti anche classi dei primi anni delle superiori). Cosa ancora più grave è che questa violenza viene normalizzata dal diritto alla vita del protagonista, che i giovani osservatori avranno vissuto in primo piano pur non essendo ancora formati al discernimento fra bene-male.

In questa cornice sembra molto meno dannosa la scena della sbronza: il protagonista si risveglia la mattina e non si ricorda quanto ha fatto e detto sotto gli effetti dell'acool. Per ricostruire i fatti deve chiedere al compagno. Inoltre, durante lo spettacolo si evoca in due o più occasioni il desiderio di cocaina normalizzando l’uso di droghe.

Il suicidio di uno dei protagonisti conclude lo spettacolo e viene presentato come supremo atto di dignità, come "risveglio" del protagonista che ha preferito nascondere la propria omosessualità, come liberatorio atto di coming out.