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LA STORIA

Gabriel, il Francescano dell'Immacolata con lo skateboard

Una conversione moderna e profonda quella di Gabriel Cortes, che contraddice profondamente l'immagine mediatica cucita addosso ai Francescani dell'Immacolata: da skater ribelle l'approdo alla fede grazie ad un Rosario detto per “sfida”. Oggi il religioso fa conoscere Gesù ai ragazzi statunitensi con la stessa passione per tavola con le ruote. Perché «Dio ha tanti modi di usare i talenti delle persone per fare la sua gloria»

Libertà religiosa 10_04_2016
Gabriel Cortes

«Se faccio una cosa la faccio fino in fondo, come con lo skateboard». L'immagine di fra Gabriel Cortes che sfreccia sulla tavola con il saio azzurro svolazzante, oltre a smentire l'immagine mediatica cucita addosso ai Francescani dell'immacolata, che confonde la radicalità con il settarismo contrapponendola alla carità, dimostra davvero quanto la fede possa sconvolgere una vita. 

Gabriel nasce negli Stati Uniti nel 1978, ultimo di cinque figli. E crescendo tra i boschi del New Hampshire si innamora dello sport all'aria aperta, in particolare dello skateboard che pratica insieme ai suoi fratelli maschi fin dall'età di 10 anni, come «uno sport che può essere ribelle». Cortes è bravissimo, anche perché, non conoscendo le mezze misure, passa ore a esercitarsi sulla tavola. Il ragazzo non si accontenta mai, vuole tutto. Sua madre, però, cattolica e profondamente legata alla vita della Chiesa, non ama la filosofia che circonda il mondo dello skateboard e, come aveva fatto sin da quando i suoi figli erano piccoli, prega per loro che conoscano davvero Dio. «Avevamo rispetto per il sacro ed eravamo praticanti, mia madre ci faceva pregare il Rosario da piccoli» e «lei partecipava tutte le sere all'Adorazione Eucaristica», ma crescendo «il nostro stile di vita era contrario a quello che insegnava la Chiesa».

A contribuire all'allontanamento da Dio, il trasferimento della famiglia Cortes sulle spiagge della città di Virginia Beach, dove il mondo dello sport e del divertimento è ancor più estremo. «Ma senza la macchina era difficile muoversi», spiega il frate. Così, abituati dalla madre, solita chiedere grazie a Dio attraverso novene di preghiera e digiuno, il fratello maggiore di Gabriel decide di imitarla quasi per scherzo, «promettendo che se avesse ottenuto l'auto avrebbe partecipato all'Adorazione Eucaristica».

E «sì, la macchina arrivò subito», spiega il frate, «ma non una qualsiasi, una Cadillac coupé de Ville del 1970 in buone condizioni, venduta da una anziana signora a pochissimi dollari». L'auto dà ancora più autonomia ai ragazzi, spingendo quella che Gabriel ora definisce «una doppia vita» a farsi sempre più schizofrenica. Finché «un giorno mio fratello stava uscendo per andare all'ora di Adorazione Eucaristica e mi chiese se volevo andare con lui. Stavo per dire di “no”, ma guardandomi intorno in cucina e in salotto, mi accorsi che non avevo nulla da fare e pronunciai il più importante “ok” che abbia mai detto».

In ginocchio di fronte all'Eucarestia, sebbene «pensavo fosse una perdita di tempo, cominciai a dire il Rosario, meccanicamente, come ci avevano insegnato da piccoli. Ma finii per dire l'intero Rosario, tutti e tre i misteri. Questo era già un miracolo». Da quel momento il ragazzo, appena diciassettenne, sente una strana attrazione: non può più fare a meno di adorare il Santissimo, andando a visitarLo ogni giorno. Ma neanche quello basta.

Gabriel vuole tutto e comincia ad andare a Messa ogni mattina prima di entrare a scuola. Il frate ama descrivere la sua conversione con le parole di sant'Agostino: «Diffondesti la tua fragranza e respirai e ora anelo a te, ti gustai e ora ho fame e sete; mi toccasti e arsi di desiderio della tua pace». Poi, insieme a Gabriel, anche i suoi fratelli cominciano a cambiare vita e anche a «perdere molti amici», ma le parole di Cristo lo confortano: «Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia». Dopo un anno tutti e quattro i fratelli entrano nel convento dei Francescani dell'Immacolata per discernere la loro vocazione: «I miei fratelli due maggiori capirono di essere chiamati alla vocazione cristiana matrimoniale, noi più piccoli alla vita religiosa».

Così come era totale nella vita mondana Gabriel sceglie di entrare nell'ordine che gli permette di santificarsi attraverso «l'adorazione eucaristica, la devozione a Maria, la fedeltà al Magistero e il digiuno». E cosciente di lasciare tutto, sapendo che «un giorno nella Tua casa è più di mille altrove (Sal 84)», all'età di 22 anni professa i voti solenni nel convento di Nostra Signora di Guadalupe, in Connecticut, nelle mani del fondatore dell'ordine padre Stefano Manelli e del confondatore padre Gabriele Pellettieri.

L'anno successivo «mi mandarono in Australia». È qui che i superiori ordinano al ragazzo di tornare alla sua passione giovanile, a cui aveva rinunciato pur di seguire Cristo, per evangelizzare i giovani australiani. Il frate obbedisce, sicuro che «Dio ha tanti modi di usare i talenti delle persone per fare la sua gloria» e che, come dice san Paolo, «mi sono fatto debole con i deboli per guadagnare i deboli, mi sono fatto tutto a tutti per salvare ad ogni costo qualcuno».

È in questo modo che Gabriel ha avvicinato alla Chiesa tantissimi skater, diventando così famoso in città da attirare l'attenzione di un regista che riprendendolo mentre faceva acrobazie con la tavola ha montato un video clip musicale, recentemente premiato dalla National Academy of Television Arts degli Stati Uniti. «Volevo che i frutti di questo video fossero semplicemente d'amore: l'amore di Dio e del prossimo e l'amore per Maria Santissima che il mondo non conosce». L'amore infinito, che Gabriel cercava nello sport e che ha trovato dove un diciassettenne non lo cercherebbe mai. Seduto sulle colline di uno skate park, il frate, ora 38enne, ha descritto la sua vita attuale come piena di gioia, sebbene «tutti abbiamo le nostre pene» e sebbene ami «pensare alla vita eterna, siamo fatti per Dio e non vedo l'ora di arrivare lì».