Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
SUMMIT

G7: Trump invita la Russia. Ma Putin guarda alla Cina

Donald Trump ha nuovamente sparigliato le carte al G-7, proponendo di invitare di nuovo la Russia, espulsa dopo la guerra in Ucraina. Conte, dall'Italia, fa da sponda al presidente americano. Ma solo fino a un certo punto. Però la Russia vuole veramente rientrare nel G-7? Pare di no. Putin, a Pechino, preferisce guardare alla Cina.

Esteri 09_06_2018
Conte, Trump e Juncker

Donald Trump ha nuovamente sparigliato le carte al G-7. Solitamente sono incontri informali e amichevoli, ma La Malbaie, nel Canada francofono, che ospita il summit, si è trasformata in un ring a cielo aperto. Non ci si scambia pugni, fortunatamente, ma schiaffi verbali a colpi di dichiarazioni alla stampa e tweet. Paradossalmente, il protagonista della giornata di ieri è stato Putin, che non era presente, perché escluso ormai da anni. Ma è stato “invocato” da tanti, nel bene e nel male.

La giornata di ieri si è infatti aperta con la dichiarazione-shock di Donald Trump, ultima in ordine di tempo: “sapete, può piacere o meno, può non essere politicamente corretto, ma abbiamo un mondo da gestire e dal G-7, che solitamente era un G-8, hanno buttato fuori la Russia”. Conclusione? “La Russia deve tornare fra noi”. La dichiarazione di Trump ha trovato un appoggio sostanziale, finora inedito, dall’Italia. E’ infatti stato il nuovo premier Giuseppe Conte a condividere la dichiarazione di Trump sulla Russia con un tweet lanciato subito dopo: “Sono d’accordo con Trump: la Russia torni nel G-8. E’ nell’interesse di tutti”. Ovviamente, con tutti gli occhi puntati sul nuovo governo italiano, la cosa ha fatto scalpore. Tuttavia, alla prova dei fatti, una volta al G-8 Conte non è stato così discontinuo come si poteva credere, rispetto alla precedente politica italiana e alla linea dei paesi Ue del G-7. Infatti ha in seguito condiviso la linea anglo-franco-tedesca secondo cui la Russia non può essere riammessa nel gruppo dei Grandi senza che prima non sia registrato un “progresso” nella situazione in Ucraina.

Gli altri membri del G-7 hanno reagito subito male alla boutade di Trump. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha dichiarato che i membri dell’Ue che partecipano al summit non vogliono che la Russia sia riammessa. Sostanzialmente analoga anche la posizione del Regno Unito: “Prima che la discussione possa iniziare, dobbiamo assicurarci che la Russia stia correggendo i suoi metodi e imboccando un percorso differente”. La Russia è stata espulsa per un motivo ben preciso: l’annessione della Crimea e la destabilizzazione dell’Ucraina orientale. Finché la Crimea resta in mano russa e non torna la pace nell’Ucraina orientale, la Russia rimarrà fuori dal gruppo dei grandi paesi industrializzati.

Il problema fondamentale, però, è capire anche se la Russia intenda rientrare o meno. E i segnali, almeno quelli ufficiali, suggeriscono che non ne abbia l’intenzione. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha dichiarato ieri che il suo paese non è interessato a rientrare nel G-8, ma sia piuttosto in procinto di avvicinarsi ad “altri formati”? Quali? Sicuramente quelli che coinvolgono la Cina. Mentre Peskov parlava, il presidente Vladimir Putin era a Pechino, accolto con tutti gli onori dal suo omologo cinese Xi Jinping, che lo ha decorato con una Medaglia dell’Amicizia. I rapporti fra Repubblica Popolare Cinese e Federazione Russa stanno gradualmente migliorando. La storia delle due potenze continentali è molto travagliata. Tuttora è difficile capire fino in fondo se siano amiche o nemiche. I migliori anni della loro alleanza, furono nei loro peggiori anni di dittatura comunista, quando Mao regnava in modo assoluto in Cina e Stalin nell’Urss. Poi, dopo Stalin si consumò la rottura e fra le due potenze fu guerra fredda. E anche calda, lungo il confine comune del fiume Ussuri. Dopo la fine del comunismo e la dissoluzione dell’Urss, i rapporti fra la Federazione Russa e la potenza comunista furono considerati, inizialmente, quelli a più alto rischio di un nuovo grande conflitto. Invece, per tutti gli anni 2000 i rapporti non hanno fatto altro che migliorare e l’alleanza si è gradualmente formata e istituzionalizzata. Putin pare aver accantonato il tentativo di rientrare nel concerto diplomatico europeo e occidentale, preferendo consolidare i rapporti con Pechino. “La cooperazione con la Cina – ha dichiarato ieri – è una delle maggiori priorità della Russia e ha raggiunto un livello senza precedenti”.

All’atto pratico, Russia e Cina hanno siglato nuove intese nei settori del nucleare, dei trasporti e dello spazio. Nell’agenda internazionale, hanno entrambe condannato le nuove sanzioni di Trump contro l’Iran, che è partner per entrambe. Insomma, nonostante la mano tesa dal presidente americano, Mosca e Pechino fanno blocco a sé. E non è così azzardato dire che fra La Malbaie e Pechino c’è un solco scavato fra due nuovi blocchi.