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Figli genderless, l’ultima folle moda hollywoodiana

Crescere i propri figli genderless, ovvero “senza genere”, è l’ultimo trend diffuso tra le star di Hollywood.

Gender Watch 06_02_2019

Crescere i propri figli genderless, ovvero “senza genere”, è l’ultimo trend diffuso tra le star di Hollywood o forse soltanto un modo “politicamente corretto” per continuare a far parlare di sé e riempire le copertine patinate dei rotocalchi. Lo conferma quanto dichiarato in una recente intervista rilasciata ad AOL dall’attrice statunitense Kate Hudson: “Vesto la neonata con abitini da donna ma sono comunque aperta a ogni possibilità. Deve essere mia figlia a scegliere chi vuole essere”. Questo l’annuncio della decisione della star - che ha già due figli maschi di 17 e 14 anni, frutto di due precedenti relazioni - presa insieme all’attuale compagno Danny Fujikawa relativamente all’educazione della terzogenita Rani Rose nata lo scorso ottobre.

Eppure, nel corso della stessa intervista, la Hudson è costretta ad ammettere che “le piace molto comprarle vestitini da femmina”, a fiorellini, perché si sa, la realtà è profondamente diversa dall’ideologia di genere che ha sposato. E ancora, con una certa sorpresa, l’attrice americana si lascia andare a considerazioni autocontraddittorie e non proprio gender free, nella misura in cui constata che “al momento sembra incredibilmente femminile in fatto di energia, dei suoi suoni e modi”. Insomma le sue parole lasciano trapelare l’evidenza di un dato biologico incontrovertibile, quello della differenza tra uomo e donna, tra una personalità e un ‘modo di essere’ maschile e una personalità e un ‘modo’ di essere femminile.

D’altra parte chi nasce femmina non muore maschio, perché ogni cellula del proprio corpo, dalla più piccola alla più grande, è sessuata. Studi scientifici hanno abbondantemente dimostrato che la stessa conformazione cerebrale di uomini e donne evidenzia una sostanziale differenza tra le connessioni neuronali degli uni e delle altre. Un altro dato che prescinde chiaramente da qualsivoglia forma di educazione. Senza dubbio tale scelta della Hudson è anche condizionata da un disagio vissuto in prima persona nel proprio contesto familiare; a tal proposito l’attrice confessa “di esser stata cresciuta come ‘un maschiaccio’ dai suoi genitori”.

Così la nuova filosofia genderless continua a mietere proseliti tra i divi dello star system. Infatti la stessa figlia di Angelina Jolie e Brad Pitt, Shiloh, è stata educata in maniera gender free e non in conformità al suo esser femmina. Il risultato? Oggi ha 12 anni, preferisce indossare pantaloni e abiti maschili, portare i capelli corti come un maschio e farsi chiamare “John”. La follia di tale ideologia sembra aver pervaso anche i regnanti di casa Windsor, in quanto ad attendere il royal baby di Harry e Meghan, che nascerà nella prossima primavera, pare non ci sarà una cameretta dalle pareti bianche, azzurre o rosa, bensì una dai muri grigi. Se essere maschi o femmine è un retaggio del passato, un vecchio stereotipo culturale, azzurro e rosa sono colori decisamente fuori moda. È allora il grigio il colore neutro per eccellenza che rispecchia, forse più dei colori dell’arcobaleno, la pretesa ideologica di chi desidera a tutti costi negare che ogni cosa sia bianca o nera.   

La moda del genderless nell’educazione dei propri figli è dunque l’ennesima conferma di una rivoluzione culturale e politica in atto che ha coinvolto già diversi Stati, a partire dall’America. A offrire la nuova opzione è dapprima l’Oregon nel luglio 2017, seguono poi California, Montana, New Jersey, lo Stato di Washington, e ora la città della Grande Mela, New York, dove sarà finalmente possibile scegliere, accanto a maschio e femmina, la dicitura “gender X”, in modo da permettere ai genitori di cambiare arbitrariamente il sesso dei figli sul certificato di nascita anche senza l’autorizzazione del medico. Così, ancora una volta, l’ideologia soppianta la realtà, la cultura sovverte la natura e il “divieni ciò che vuoi” sostituisce il “divieni ciò che sei” di nietzschiana memoria.

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