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SLOVACCHIA

Famiglia, tre referendum per ribadire... l'ovvio

Matrimonio definito come unione di un uomo e di una donna, esclusione delle adozioni per le coppie gay, libertà di escludere i figli da lezioni di educazione sessuale o all'eutanasia. Tre quesiti referendari approvati in Slovacchia che saranno messi al voto quanto prima.

Famiglia 02_02_2015
Azr

Ottavo referendum in vista per la Slovacchia, nei ventidue anni trascorsi dall’indipendenza, dopo la separazione dalla Cechia nel 1993. Su proposta della cattolica Alleanza per la famiglia (Azr), il Presidente della Repubblica Andrej Kiska ha indetto per il 7 febbraio prossimo un pronunciamento popolare su cosa debba intendersi per famiglia e su come la famiglia dovrebbe educare i figli.

Com’è noto, non è più scontato, almeno in Occidente, che la famiglia sia composta da un padre maschio, da una madre femmina e dai figli nati all’interno del matrimonio. La proposta dell’Azr appare encomiabile, anche se è triste dover pensare di decidere a maggioranza se le leggi della natura fisica e soprannaturale siano ancora da considerarsi valide o meno.

In ogni caso i tre quesiti referendari ammessi saranno i seguenti: “Siete d’accordo nel definire matrimonio unicamente la convivenza basata sull’unione di un uomo e di una donna”? “Siete d’accordo che a gruppi o a coppie omosessuali sia impedita l’adozione e la conseguente educazione di minori”? “Siete d’accordo nel concedere la possibilità ai genitori di escludere i propri figli minori da corsi scolastici sull’educazione sessuale o sull’eutanasia”?

In poco più di quattro mesi sono state raccolte oltre quattrocentomila firme e, in seguito, nell’agosto dell’anno scorso, la petizione è stata consegnata al Presidente Kiska. Uno dei quesiti, relativo all’estensione dei diritti familiari alle coppie omosessuali, è stato rigettato dalla Corte Costituzionale. L’eventualità di non raggiungere il quorum e, quindi, d’invalidazione del referendum è comunque possibile: sulle sette consultazioni precedenti solo una è passata, a causa dell’alto astensionismo. Viceversa, se il referendum dovesse passare, è probabile una vittoria dei sì, sia perché la maggioranza dei cinque milioni di slovacchi sono cattolici, sia perché i sondaggi danno l’idea di una società legata ai valori tradizionali, specialmente nell’ambito della famiglia e dell’educazione.

L’iniziativa dell’Azr è nata nel dicembre 2013 e la lista dei sostenitori è molto lunga. Anton Chromik, portavoce dell’Azr, dice che tale lista «comprende decine di organizzazioni  che operano nelle aree dell’assistenza sociale, del sostegno alle famiglie, dell’accompagnamento dei bambini abbandonati, delle ragazze madri, delle persone disabili, oltre alle attività didattiche e alla tutela dei diritti umani» (Sir, 6 giugno 2014). Inoltre l’iniziativa «non è basata su alcuna ideologia, confessione religiosa o adesione politica» ma, piuttosto, «si tratta di un ponte comune in vista di un incontro e un dialogo con le persone a cui i cristiani sono inviati per evangelizzare».

Certamente vi sono alcune realtà legate al laicismo che contrastano attivamente il referendum come, ad esempio, il Ministero del Lavoro, che sta tentando di bypassare la decisione del Parlamento slovacco. L’estate scorsa i deputati avevano approvato un emendamento che definisce il matrimonio come l’«unione di una donna e di un uomo». Il Ministero ha contrattaccato con una sorta di “Strategia” quinquennale volta alla promozione dell’ideologia del gender. Zenit riferisce della ferma opposizione al Ministero non solo dell’associazionismo familiare, ma pure di mons. Stanislav Zvolenský, Arcivescovo di Bratislava, «che ha bollato l’iniziativa come uno sperpero di denaro pubblico e ha invitato i cristiani a esprimere “con forza la loro opinione in pubblico, per attirare l’attenzione sulle verità fondamentali riguardanti la vita umana, la sua dignità, la famiglia e il matrimonio”».

Anche Papa Francesco, in occasione della S. Messa a Santa Marta (22 gennaio), ha espresso vicinanza a «quella Chiesa slovacca coraggiosa che in questo momento, in questo tempo, lotta per difendere la famiglia».