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DIOCESI A RISCHIO

Fabriano rimarrà senza vescovo?

Complice anche il crollo demografico, in cui ha la sua parte di responsabilità il clero che ha ignorato l’Humanae Vitae, la diocesi di Fabriano rischia di essere soppressa, venendo accorpata a quella di Camerino. Una scelta difficile da digerire, per una serie di motivi, come spiega alla Nuova BQ don Alfredo Zuccatosta. C’è però ancora una speranza…

Ecclesia 27_08_2019

Tanto forte è stata la fede unita alla cultura e alla ricerca della bellezza in tutta Italia, certamente in modo tutto particolare in Italia centrale, sede dello Stato Pontificio, che a Fabriano, la città regina della carta, prima della “liberazione napoleonica” seguita dalla liberazione sabauda, c’erano 17 conventi e 32 chiese. Un tessuto architettonico e urbanistico mirabile.

Centro nevralgico nel corso dei secoli della produzione artigianale e industriale, nonostante la qualifica di “città creativa” dell’Unesco, Fabriano ha conosciuto negli ultimi anni un crollo economico preceduto da un crollo demografico e morale. Anche a Fabriano, come in tutta Italia, un clero essenzialmente liberale nell’impostazione pastorale non ha tenuto conto del magistero pontificio, ignorando l’Humanae vitae di Paolo VI.

Le esigenze della modernità con l’idolatria del lavoro che comporta, accompagnata dal mito della libertà, hanno avuto la meglio sul rispetto della volontà di Dio chiaramente indicata nella rivelazione e ribadita dal magistero. Risultato? Invecchiamento e crollo della popolazione, scomparsa dei cugini e dei fratelli, separazioni e divorzi. Solitudine e abbandono.

Le responsabilità della Chiesa italiana per la situazione di denatalità, di degrado e di perdita di senso in cui ci troviamo a vivere sono vistose. Anche se non sembra ancora arrivato il momento di cambiare rotta. Al contrario, ci si affretta a smantellare l’ateneo di eccellenza della morale familiare voluto da Giovanni Paolo II, in modo da rendere l’uso della sessualità sempre più “misericordioso”, libero da lacci e lacciuoli.

Conseguenza diretta del crollo demografico è la necessità di accorpare le diocesi. In Italia sono troppe. Troppe per la fede che non c’è più. Troppe per la popolazione che non c’è più. Sono i diktat della cruda realtà. E però! Perdere il vescovo è un lutto. Vedere il palazzo vescovile che è al centro della città privo del suo legittimo inquilino è una desolazione. Una tristezza. Io sono di Fabriano e ho dolore nel vedere come è ridotta la città in cui sono cresciuta.

Venendo ai fatti: sembrerebbe che la nostra diocesi sia destinata a scomparire, accorpata a quella di Camerino-San Severino ritornando così alla situazione precedente il 1728. La decisione però non è priva di aspetti controversi che rendono il lutto per la perdita del vescovo particolarmente difficile da accettare.

Il parroco della cattedrale, don Alfredo Zuccatosta, si è fatto portavoce di queste difficoltà e, dopo aver esposto per lettera le sue ragioni al Papa e al Nunzio, ha accettato di parlarne con noi della Bussola: “L’inaspettata decisione di nominare Amministratore Apostolico l’Arcivescovo di Camerino ci ha addolorato e ci ha lasciato molto perplessi, soprattutto perché sembra preludere allo smembramento e, quindi, ad un accorpamento in vista della soppressione della nostra Diocesi. Non riusciamo a capire perché Camerino debba prevalere su Fabriano”.

Don Alfredo mette in evidenza la sproporzione esistente fra le due città sia dal punto di vista demografico che sociale e religioso: “Già prima del terremoto Camerino era ridotta ad una piccola città (circa 4.000 abitanti, 6.800 comprendendo il territorio). Ora, dopo gli eventi sismici, il centro storico è completamente disabitato e non si sa quando verrà reso di nuovo agibile, ma passeranno decenni. La Diocesi, pur vasta territorialmente, è costituita da una miriade di paesetti pressoché deserti. Il clero è perlopiù molto anziano. Fabriano invece ha 31.000 abitanti e la nostra Chiesa, pur essendo piccola, ha ancora vitalità e forze per continuare la sua vita”.

Don Alfredo così prosegue: “In questo momento di crisi profonda dal punto di vista soprattutto lavorativo, togliere alla città di Fabriano e al suo territorio la figura e il ruolo di guida ecclesiale, spirituale, ma anche morale e sociale, che il Vescovo riveste, sarebbe un danno gravissimo sia alla comunità ecclesiale, sia alla comunità civile. Negli anni dolorosi della chiusura di industrie e di laboratori artigianali, il Vescovo monsignor Giancarlo Vecerrica è stato un punto di riferimento insostituibile per la città, che si sentirebbe abbandonata anche dalla Chiesa”.

Queste le considerazioni che spingono don Alfredo a sperare che la diocesi di Fabriano continui a esistere: “Desideriamo ardentemente che venga presto scelto un nuovo Vescovo che continui a guidare il Popolo di Dio nel nostro territorio diocesano”.

Da parte mia noto come sia strano, in un’epoca che favorisce il decentramento e la collegialità, non tener conto del parere della Conferenza episcopale marchigiana che si è espressa per il mantenimento della diocesi di Fabriano. Inusuale è stata anche la scelta di far intervenire solo quattro vescovi, e tutti legati a Camerino, alla visita pontificia che si è svolta in città il 17 giugno.

Speranza ultima dea: il vescovo di Camerino, nominato amministratore apostolico, ha già iniziato il suo lavoro a Fabriano. Il decreto di soppressione della diocesi però non è ancora arrivato…