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SCANDALO IN BELGIO

Eutanasia “cattolica”, il vescovo tifoso sotto accusa

I vescovi belgi prendano posizione sull’eutanasia “cattolica”. Lo chiede il Superiore Generale dei “Fratelli della carità”. E attacca il vescovo Bonny, che ha difeso il documento dei Fratelli della Carità che sdogana la dolce morte negli ospedali cattolici. “Perchè bisogna pur trovare un modus vivendi col mondo...”.

Ecclesia 05_05_2017
Johan Bonny

La triste saga dell’eutanasia cattolica in Belgio, che per i Frati della Carità non è più un tabù, si arricchisce in questi giorni dell’intervento di Fratello René Stockman, il Superiore Generale della Congregazione, un belga che per ragioni di ufficio risiede a Roma, nella Casa generalizia dell’ordine. Stockman ha concesso un’intervista al Katoholiek Nieuwsblad, e ha immediatamente dichiarato che si attende “una presa di posizione chiara da parte della Conferenza dei vescovi belgi”, sull’autorizzazione espressa per ora solo come principio, di praticare l’eutanasia negli istituti della branca belga dell’ordine. E ha espresso forti critiche anche nei confronti di un vescovo, il presule d’ Anversa Johan Bonny, già noto per le sue dichiarazioni in altri ambiti della morale e della sessualità. 

Stockman ha confidato al giornale di aver ricevuto, “tramite un canale informale, una promessa di sostegno” da parte dell’episcopato belga. Il Superiore Generale si era subito detto in disaccordo con la decisione dei confratelli belgi in tema di eutanasia. E ha aggiunto che “il cardinale De Kesel si è detto d’accordo sul fatto che le istituzioni hanno il diritto legale a rifiutare l’eutanasia”.

“Siamo in consultazione con la conferenza dei vescovi del Belgio. Hanno la responsabilità di prendere posizione e di esprimersi su questo tema”. Stockman è allo stesso modo in contatto con un responsabile di alto livello in seno al Vaticano. “Gli ho esposto chiaramente la situazione. La notizia aveva già raggiunto Roma”.

La rivista cattolica “Tertio la settimana scorsa aveva dato notizia di un documento della sezione belga dei Fratelli della Carità, in cui si diceva che l’eutanasia attiva non sarà più esclusa nei centri psichiatrici della Congregazione, e che anche casi di sconforto psicologico in situazioni non terminali potevano rientrare in questo ambito. Stockman disapprova completamente questa decisione. “E’ incompatibile con la visione della nostra Congregazione. Non è certamente la visione dei Fratelli della Carità. Il rispetto dell’inviolabilità della vita umana è di importanza capitale: consideriamo come assoluta l’inviolabilità della vita. L’organizzazione in Belgio si allontana da questa posizione di principi fondamentali”.

Il documento, secondo Stockman, è “il risultato della secolarizzazione profonda in Belgio e nelle Fiandre. Sono fiammingo, ma non ho lavorato in Belgio dal 2000. Ho constatato da allora molti cambiamenti. Ci si lascia trascinare nella tendenza alla secolarizzazione. Il testo non fa riferimenti a Dio, alla Bibbia, o alla visione cristiana dell’uomo. E’ una visione completamente secolarizzata”.

Il Superiore Generale esprime anche il suo sconcerto, e forse più, rispetto al vescovo di Anversa, mons. Johan Bonny, uno dei presuli più “progressisti” di un episcopato che con la partenza di mons. Léonard, rapidamente mandato in pensione dal Papa, ha visto aumentare esponenzialmente il suo tasso distacco dalla tradizione cattolica. Bonny è stato citato da deredactie.be; il vescovo avrebbe detto di non aver letto l’intero documento della sezione belga dei Fratelli della Carità, “ma mi sembra che costituisca un insieme equilibrato”. E ha aggiunto: “Posso immaginare che per una Congregazione come i Fratelli della Carità attiva in tutto il mondo sia difficile trovare una posizione identica sulle questioni morali. Più precisamente i Fratelli nella nostra società occidentale devono trovare un modus vivendi fra conoscenze, mediche, considerazioni morali, l’opinione pubblica e la cultura dominante”. Dopo questo manifesto di adeguamento allo spirito del mondo, il presule ha aggiunto, riferendosi al testo: “E’ possibile che la loro visione assomigli strettamente al modo in cui noi come vescovi consideriamo ciò. In materia di etica, è difficile allineare tutti sulla medesima posizione in tutto il mondo. Le culture e le mentalità nelle singole Congregazioni e anche nella Chiesa stessa sono così diverse”.

Secondo Stckman, Bonny ha espresso solamente un’opinione personale, e forse non avrebbe dovuto farlo, in questo momento. “Non è corretto che un vescovo, senza aver letto tutto il testo, indipendentemente dalle decisioni della Conferenza episcopale sul tema si esprima in questo modo. Questo mi distubra molto. In effetti, dice che l’eutanasia dovrebbe essere possibile. Deve rendersi conto che parla da vescovo”. Secondo Stockman che ha agito in maniera discreta per fare in modo che la sezione belga modifichi il suo approccio, il ruolo della psichiatria dovrebbe essere quello di aiutare le persone che soffrono psicologicamente, non di mettere fine alla loro esistenza.  “Quella è l’essenza della missione della nostra Congregazione. Il Consiglio generale ha esortato il consiglio belga a distanziarsi formalmente dal documento di prospettiva. Ora sta a loro rispondere”.

E forse anche a Roma, perché le dichiarazioni di Bonny vanno contro una linea chiara della Chiesa, e del Magistero costante, anche di questo Pontefice. Ma Roma, luogo delle chiavi per sciogliere e legare, come troppo spesso sembra accadere, è muta.