Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Espedito a cura di Ermes Dovico
CHI COMANDA DOPO IL VOTO

Europa, l'asse liberal-socialista tenta il "golpe"

I leader UE lavorano alle nomine delle nuove istituzioni europee dopo il voto. Il Ppe è il partito di maggioranza relativa, la carica di Commissario spetterebbe al tedesco Weber che avrebbe i voti anche dei partiti "patriottici", ma è dietro l'angolo l'agguato della "Santa Alleanza" di socialisti, liberali e verdi che punta a cambiare le regole del gioco. E i commissari uscenti sono pronti a vendicarsi di Polonia, Italia e Ungheria. 

Esteri 22_06_2019

I 28 leader dell'UE si sono riuniti giovedì a Bruxelles nel tentativo di individuare chi saranno i designati alle posizioni chiave delle istituzioni europee: Presidente della Commissione, Portafogli per gli Stati, Presidente del Consiglio europeo e, in parte, Presidente del Parlamento europeo. Alti funzionari della Commissione hanno già fatto trapelare che la decisione finale sarà presa entro Luglio, perché le distanze appaiono ancora troppo forti tra gli Stati e le famiglie politiche

Chi sono i principali candidati alla presidenza della prossima Commissione?

Il tedesco Manfred Weber del Partito popolare europeo di centro-destra (PPE), partito che ha la maggioranza relativa nel parlamento. Vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, un politico olandese e candidato dei Socialisti. Il Commissario UE responsabile della concorrenza Margrethe Vestager, liberale danese del gruppo Renew Europe, il nuovo nome imposto ai ‘liberali’ da Macron. Un'altra possibilità è il negoziatore dell'UE sulla Brexit e il politico francese Michel Barnier, membro del PPE e avvantaggiato dall’essere francese.  I responsabili dei partiti Socialisti e liberali di ‘Renew Europe’ hanno già detto nei giorni scorsi che il candidato del PPE, Manfred Weber non avrà i loro voti per la presidenza della Commissione.  "I due gruppi proseguiranno il lavoro sulla piattaforma strategica e continueranno la buona cooperazione con Manfred Weber come capo del gruppo PPE al Parlamento europeo", ma non come Presidente della Commissione UE

Solo per inciso, come avevamo tratteggiato nelle scorse settimane, alla Presidenza del Gruppo liberale ci sarà l'ex-primo ministro rumeno Dacian Ciolos, neo leader del neo partito rumeno PLUS (vi ricorda qualcosa di simile con +Europa), anch’esso legato a G.Soros. L’intesa tra Socialisti e Liberali è stata già condivisa con i ‘Verdi’…Ogni presagio funesto per i valori cristiani è più che giustificato. In discussione, ancor prima dei nomi e dei ruoli, c’è il cosiddetto “processo Spitzenkandidaten”, che sino ad oggi ha guidato le nomine per la Presidenza della Commissione, cioè la famiglia politica che raccoglie più voti alle elezioni europee è quella che indica la nomina. 

Per questa ragione, il PPE ha reagito con grande durezza alla notizia della “nuova santa alleanza di Socialisti, Liberali e Verdi”, alla nuova «banda di visionari” che usciti scornati dalle urne, ora si coalizzano contro il PPE e ogni partito patriottico nazionale. "L'affluenza alle elezioni ha dimostrato che sarà cruciale definire un mandato della Commissione sulla base della democrazia parlamentare, sarebbe una fonte di grande incertezza e rischierebbe persino di trasformarsi in una crisi istituzionale, scegliere il Presidente della Commissione", in base alla logica dei “caminetti” e delle lobbies

L’idea della elezione diretta, al momento impossibile, del Presidente della Commissione era stata già sostituita, con il consenso di tutti, da quella di lasciare al candidato della famiglia politica di maggioranza relativa la poltrona più ambita. Ora, ad un mese dalle elezioni, i perdenti affermano che le regole devono cambiare, secondo il principio che la sconfitta è frutto dell’ignoranza del popolo e non della poca credibilità propria. Bloccare la nomina di Weber, perciò, sarebbe un gran passo indietro per la trasparenza e la democraticità dei processi decisionali delle istituzioni europee.

L’asse ‘franco-tedesco’, celebrato l’inverno scorso con la decisione dei due parlamenti di istituzionalizzare una specie di “camera di rappresentanti comuni” con compito di promuovere e rafforzare la amicizia, si è più che incrinato nelle ultime settimane. Questo processo di sfaldamento lascia e lascerà spazio a due diversi movimenti politici. Da un lato, si muove il “Gruppo di Visegrad” (forse allargato ai paesi del Manifesto di Varsavia) sta pensando compattamente di votare a favore solo del candidato che non tornerà ad imporre nuove quote di migranti, di fatto tagliando fuori tutti i candidati e lasciando un solo pertugio aperto a Weber.

Dall’altro lato, appunto, le famiglie e i gruppi politici nel Parlamento si stanno muovendo a 360°, lo fanno i Socialisti, Liberali e Verdi che si allargheranno presto ad intese con le Sinistre; lo dovranno fare i Popolari e i Conservatori, trovando intese tra loro e con i gruppi patriottici europei. I prossimi giorni ci daranno altri elementi di riflessione ed analisi, la partita vera sui valori fondativi e lo slancio europeo è tutt’altro che persa, ma le ombre si allungano anche a causa delle decisioni prese dalla attuale Commissione e degli attuali Commissari che vogliono vedere il sangue dei propri avversari politici scorrere prima di lasciare il proprio posto: di questi giorni sono le polemiche e minacce con l’Italia sull’economia; con la Polonia sul sistema di riforma della giustizia (copiato dal sistema tedesco); con l’Ungheria la cui riforma è stata convalidata dalla Corte Costituzionale ma bocciata da Bruxelles.

L’idea che chi non vince sia nella ragione e chi invece raccoglie i voti popolari sia nel torto è il contrario della democrazia, ma ciò che è ancor più grave è che i Commissari uscenti, non riconfermati dai propri governi nazionali, possano vendicarsi con i “paesi nemici” prima di andarsene è veramente orripilante.