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SPAGNA

Diritti soggettivi ai cani: il best interest si fa diritto

In Spagna il cane è già a metà strada tra il bene di proprietà e la persona: il padrone va in Erasmus e affida il cane alla cameriera. Al suo ritorno però lei non ci sta. Si va in giudizio e il giudice sancisce che c'è un best interest anche per Fido. Togliamo lo status di persone ai bambini nel ventre delle madri e lo riconosciamo alle bestie. 

Editoriali 01_02_2022 English Español

Attenti a mettere un guinzaglio troppo corto al vostro cane. Un giorno vi potrebbe trascinare non più di palo in palo o di aiuola in aiuola, bensì in giudizio. Non è un’affermazione fantagiuridica, ma potrebbe essere realtà tra non molto. Questa infatti è la conclusione che si potrebbe trarre a leggere la vicenda giudiziaria di Tuco, un incrocio tra un Pastore Belga e un Pitbull.

Il tutto avviene in Spagna dove nel 2018 il padrone di Tuco se ne va in Messico per il progetto Erasmus. Il padrone lascia il cane ad una cameriera, di nome Oumaima Laamar. Poi nel 2020 ritorna e scrive alla cameriera questo messaggio: «Sono tornato, sono annoiato, lasciami il cane». Oumaima non ci sta e lui, nel febbraio del 2021, la denuncia per appropriazione indebita. ll tribunale civile di Oviedo, lo scorso ottobre, gli dà ragione: che il cane ritorni con il legittimo proprietario. La cameriera fa ricorso e questa volta il giudice è dalla sua parte. Cosa è accaduto nel frattempo? È accaduto che il 5 gennaio scorso è entrata in vigore una legge che qualifica gli animali non più come beni mobili, come cose, bensì come «esseri viventi dotati di sensibilità». Questo salto di status obbligherà ad esempio a precisi accordi sul loro mantenimento in caso di divorzio tra i padroni – proprio come se fossero dei figli – oppure non potranno essere oggetto di pignoramento in caso di debiti.

Torniamo a Tuco. Il cane dovrà rimanere con Ousimamia, almeno finchè il procedimento non sarà concluso, perché «Il suo benessere consiglia di non apportare modifiche alla situazione attuale, modifiche che potrebbero non essere definitive e che potrebbero causare inutili sofferenze all’animale che verrebbe bruscamente separato dalla persona che ne è stata il custode almeno negli ultimi tre anni. […] Un cambiamento di ambiente e nucleo familiare potrebbero provocargli sofferenze evitabili». Questo perché, aggiungono i giudici, tra Ousimamia e il cane erano ormai nati “importanti legami affettivi”.

Il principio da seguire dunque non è quello che un bene appartenente al suo legittimo proprietario deve ritornare nel suo possesso, bensì che occorre compiere la scelta che apporta maggiore beneficio al cane. Al centro non c’è più la persona del padrone, bensì l’animale: il bene diventa più importante del proprietario. E dunque è il best interest del cane il criterio guida, non il diritto di proprietà del padrone. Un best interest che è il preludio del riconoscimento in capo a Tuco di veri e propri diritti soggettivi: l’interesse legittimo può essere l’anticamera del diritto. E dunque tutti gli animali senzienti, dalla puzzola allo squalo bianco, si trovano ora in una posizione giuridica intermedia tra i beni mobili e le persone. Non più cose, non ancora persone. Una personalità attenuata. Ma il passo sarà breve per il riconoscimento pieno della soggettività giuridica degli animali.

La nuova disciplina normativa che tutela gli animali come essere senzienti era stata voluta soprattutto per fermare le corride. In futuro infatti sarà sempre più difficile infilzare con la spada un toro senza rischiare di finire in galera. Parimenti mangiarsi una bistecca sarà una condotta quasi paragonabile al cannibalismo; il guinzaglio a strozzo verrà equiparato ad un atto di tortura; non portare giù il cane per fargli espletare i suoi bisognini potrà essere considerato violenza privata; legare il cane alla cuccia sarà riduzione in schiavitù; scrivere opinioni come le presenti configurerà diffamazione a mezzo stampa.

La recente normativa spagnola ha però una sua logica: tolgo lo status di persone ai bambini nel ventre delle madri e lo riconosco alle bestie. Reifico i nascituri, personalizzo gli animali. Si tratta insomma di rovesciare la gerarchia naturale del creato voluto così da Dio. In cima alla piramide non più l’uomo, ma Tuco.