Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Agnese da Montepulciano a cura di Ermes Dovico
IL CASO ALDE

Debacle grillina in campo europeo, fondi a rischio

La figuraccia di Grillo in Europa, escluso dai liberali dell'Alde e riammesso a dure condizioni dagli euroscettici di Farage. E ora a tremare sono le casse del partito con posti, incarichi e fondi che verrano meno. Minando così la credibilità dei pentastellati e marginalizzando la loro influenza. 

Politica 11_01_2017

L’accordo sembrava già fatto. E invece, a dispetto del clima glaciale di questi giorni, si è sciolto come neve al sole. Alla velocità della luce. L’Alleanza dei liberali e dei democratici per l’Europa (Alde) - partito politico europeo che riunisce 61 partiti di Stati dell’Ue – ha chiuso la porta in faccia al Movimento 5 Stelle. Creando all’interno del partito un caos senza precedenti.

I fatti, innanzitutto: il 78,5% degli iscritti al Movimento fondato da Beppe Grillo aveva detto “sì” al passaggio all’eurogruppo di Alde in Europa accettando di cambiare schieramento dentro il Parlamento europeo e di passare dagli euroscettici di Efdd – appunto – all’Alde, gruppo a vocazione fortemente europeista e di centro. Di diverso parere si è però dichiarato il capogruppo dell’Alde, Guy Verhofstadt, che ha annunciato la rinuncia all’alleanza con il M5S: «Sono arrivato alla conclusione – ha spiegato in una nota ufficiale - che non ci sono sufficienti garanzie di portare avanti un’agenda comune per riformare l’Europa. Con il Movimento rimangono differenze fondamentali sulle questioni europee chiave».

E così i sogni di Grillo e dei suoi sostenitori si sono schiantati contro la dura realtà. Prevedibilmente, la reazione non è stata delle più razionali: «Tutte le forze possibili si sono mosse contro di noi – ha tuonato l’ex comico dal suo blog - Abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima». 

Il leader dei Cinque Stelle è dovuto tornare mesto all’ovile, bussando nuovamente alla porta dal leder dell’Ukip, Nigel Farage perché gli consentisse di rimanere nel gruppo Efdd, in modo da non perdere le sue ultime risorse finanziarie e, soprattutto, la faccia. 

E ora che Farage ha ufficializzato la riconciliazione con il “figliol prodigo” c’è il rischio concreto che, dopo il voltafaccia pronunciato meno di 24 ore prima, il fautore della Brexit detti condizioni molto rigide. «I matrimoni finiscono, ma si possono anche ristabilire – avrebbe dichiarato il politico inglese - sempre ammesso che chi ha tradito paghi».

Ed è prevedibile che, d’ora in avanti, Grillo “il traditore” dovrà espiare tutte le sue colpe. Obbedendo a ogni ordine di Farage, stretto in una morsa che ha il sapore del ricatto. Se infatti l’Ukip confinasse i Cinque Stelle nel limbo dei “non iscritti”, i grillini sarebbero condannati all’irrilevanza a Bruxelles e con effetti collaterali gravissimi: i “fondi 400” – che oggi ammontano a 680 mila euro annui - sarebbero ridotti, gli spazi per gli uffici ridimensionati e oltre una ventina di persone dello staff di Grillo dovrebbe essere licenziate.

Di sicuro, comunque la si voglia mettere, per il Movimento 5 Stelle questa è stata una débâcle senza precedenti. Che mina la sua compattezza e la sua credibilità. Mai come adesso, infatti, i pentastellati sono divisi al loro interno. Fra di loro, innanzitutto, ci sono gli “ortodossi”, quelli che non hanno apprezzato la scelta di voler aderire al gruppo più europeista che ci sia in Ue. Poi ci sono quelli che – dopo le bizzarre giustificazioni di Grillo al voltafaccia dell’Alde – hanno pubblicamente e platealmente contestato il loro leader. Ed è la prima volta che succede. 

Eppure il disegno “europeo” di Grillo era ben chiaro. Anche Forza Italia, infatti, a suo tempo, cercò di accreditarsi in Ue con l’adesione al Partito popolare europeo, per consolidare la sua influenza e per costruirsi un’immagine che travalicasse i confini nazionali. All’epoca un ruolo decisivo lo ebbero Gianni Letta e Claudio Scajola, che lavorarono di fino affinchè gli azzurri fossero accolti nel migliore dei modi nella più nobile delle famiglie politico-culturali europee.

Tornando alla vicenda Cinque Stelle, c’è un altro possibile retroscena, non trascurabile. Il 2017 sarà l’anno del mercato unico digitale, e l’Unione Europea si occuperà dei finanziamenti all’editoria digitale. Per il Movimento 5 Stelle questo avrebbe potuto rappresentare l’anno della svolta, anche in vista della possibile assunzione di ruoli di governo in caso di trionfo elettorale. Invece, la “cacciata” dall’Europa o comunque la marginalizzazione della presenza grillina a Bruxelles potrebbero significare automaticamente l’esclusione da ogni forma di finanziamento europeo per la Casaleggio Associati Srl. E c’è da scommettere che fra i grillini c’è chi pensa non sia una coincidenza.