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CONTINENTE NERO

Cristiani in Africa, le nuove persecuzioni

Sono africani 18 dei 50 stati dove i cristiani sono maggiormente perseguitati: nel 2012 le violenze si sono moltiplicate. I numeri drammatici dell'ultimo rapporto di Open Doors. Cristiani colpiti dagli islamici nel continente con il maggior numero di conversioni.

Esteri 26_10_2013
Chiesa in Africa

Nel settembre del 2012, in occasione di un convegno organizzato presso l’università di El Jadida, in Marocco, il Cesnur, Centro Studi sulle Nuove Religioni, diretto dal sociologo Massimo Introvigne, ha presentato una ricerca intitolata “La religione in un contesto globalizzato”. Uno dei risultati più rilevanti emersi è la forte diffusione del cristianesimo in Africa, cresciuto fino a diventare la prima religione superando ampiamente l’islam. In termini percentuali i cristiani rappresentano infatti oggi il 46,53% della popolazione africana e gli islamici il 40,46; il cristianesimo è la prima religione in 31 paesi e l’islam in 21. Secondo il Cesnur, inoltre, al ritmo attuale, entro dieci anni i cristiani in Africa sfioreranno il 50% e costituiranno il maggiore blocco continentale all’interno del cristianesimo, precedendo Europa e America Latina. Si comprende meglio la portata storica di questo sviluppo considerando che nel 1900, quando nel continente abitavano circa 133 milioni di persone, i cristiani erano in tutto dieci milioni mentre nel 2012 sono diventati quasi 500 milioni su una popolazione di circa un miliardo.

«Sono dati ancora poco conosciuti – spiegava Massimo Introvigne commentando la ricerca – ma hanno un grande significato storico, culturale e politico. Ormai ci sono più cristiani praticanti in Africa che in Europa. Alla lunga questo cambierà non solo l’Africa, ma anche il cristianesimo».

«Non tutti, naturalmente, sono contenti di questi sviluppi – aveva aggiunto – un certo ultra-fondamentalismo islamico considera scandaloso il fatto che in Africa ci siano più cristiani che musulmani e dunque perseguita e uccide i cristiani in paesi come la Nigeria, il Mali, la Somalia e il Kenya. Gli ultra-fondamentalisti pensano che oggi la battaglia decisiva per sapere se il mondo sarà musulmano o cristiano si combatta in Africa. E che l’islam sta perdendo. Per questo reagiscono con le bombe».

Queste ultime considerazioni di Introvigne si sono purtroppo dimostrate drammaticamente giuste. Nell’anno trascorso le persecuzioni e le violenze contro i cristiani in Africa si sono moltiplicate estendendosi a paesi in precedenza considerati sicuri. Lo conferma la World Watch List, l’elenco dei 50 paesi in cui si verificano le più gravi persecuzioni nei confronti dei cristiani pubblicato ogni anno da Open Doors Usa, l’organizzazione non governativa internazionale che da quasi 60 anni aiuta e sostiene i cristiani perseguitati nel mondo. 18 dei 50 stati elencati nel 2013 sono africani, tre dei quali – Somalia, Mali ed Eritrea – figurano tra le prime dieci posizioni.

È da notare che è la prima volta che il Mali entra nella World Watch List, “conquistando” subito la settima posizione in seguito al conflitto che, a partire da 2012 e per circa un anno, ha consegnato il Nord del paese nelle mani di alcuni gruppi islamisti legati ad Al Qaeda. Altri quattro stati, situati, come il Mali, nell’Africa Sub-Sahariana, compaiono nella lista per la prima volta: Tanzania, Kenya, Uganda e Niger. Complessivamente, inoltre, sono almeno otto i paesi africani in cui le persecuzioni e le violenze contro i cristiani si sono intensificate.

Questo fa dire a Open Doors Usa che «l’Africa, dove il cristianesimo si è maggiormente diffuso nel corso dell’ultimo secolo, oggi è la regione del mondo in cui l’oppressione dei cristiani si diffonde più rapidamente».

Uno degli aspetti più allarmanti della situazione creatasi negli ultimi anni nel continente è dato dal fatto che gli Islamici ultra-fondamentalisti si sono moltiplicati e radicati non soltanto nei paesi in prevalenza abitati da Musulmani, ma anche in alcuni stati a larga maggioranza cristiana dove hanno messo a segno diversi attentati a sacerdoti, chiese e strutture frequentate da cristiani. I paesi maggiormente colpiti nell’ultimo anno sono stati il Kenya e il Tanzania.

Resta inoltre fuori dall’elenco stilato da Open Doors Usa la Repubblica Centrafricana che, dopo il colpo di stato che nel marzo del 2013 ha rovesciato il presidente François Bozize, ha assistito a un crescendo di violenze nei confronti dei cristiani ad opera di Seleka, l’alleanza di partiti autrice del golpe, che ha accolto nelle sue file numerosissimi miliziani islamici provenienti dal Ciad e dal Sudan.

Un ulteriore fattore di rischio per i cristiani africani deriva dall’impegno dei tanti religiosi e laici che denunciano malgoverno, corruzione, abusi di regime, violazioni dei diritti umani commesse dai governi: una scelta che in Africa può costare la vita. È il caso dello Zimbabwe dove Aiuto alla Chiesa che soffre ha raccolto numerose denunce di arresti arbitrari di sacerdoti e suore e di minacce ad essi rivolte. Vescovi, sacerdoti e altri religiosi pagano così la loro determinazione a difendere i diritti della popolazione più povera ed emarginata. Anonima per motivi di sicurezza, data la situazione, è la testimonianza di un vescovo, raccolta nel gennaio del 2012 da Aiuto alla Chiesa che soffre: «In alcune parti dello Zimbabwe assistiamo all’inizio di una vera e propria persecuzione della Chiesa, specialmente dove i cristiani rifiutano di farsi cooptare dallo Zanu-Pf, il partito al potere».

Paradigma della situazione dei cristiani africani resta comunque la Nigeria dove i cristiani sotto attacco resistono alla pressione di Boko Haram, il gruppo terrorista che per primo ha incominciato ad attaccare chiese e fedeli, senza fermarsi davanti alle ricorrenze più sacre, anzi approfittandone per colpire più duramente.