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POLITICHE FAMILIARI

Conferenza sulla Famiglia, fantasma con zero idee

A più di un mese dalla Conferenza nazionale per la Famiglia il governo non ha un piano. E si presenterà senza un ministro delegato, con Gentiloni che non ha mai detto nulla. Anche perché dopo la Cirinnà che senso ha parlare di politiche pro family? Nel 2010 la Conferenza da cui scaturì il Piano Nazionale (mai attuato dai succesivi governi) lavorò un anno e mezzo. Oggi ci si limita a sperare di avere qualcosa da spendere, illudendo il mondo pro family in vista delle elezioni. 

Famiglia 11_08_2017

L’unica cosa certa sono la data, il 28 e il 29 settembre e la location, il Campidoglio. Per tutto il resto sulla III Conferenza Nazionale per la Famiglia vige il più classico dei “non pervenuto”. A provare a smuovere le acque ci ha pensato Avvenire che nei giorni scorsi ha fatto il giro delle associazioni e dei partiti per vedere che cosa metteranno in campo in vista degli stati generali. Ma al di là di qualche timido interessamento sull’argomento, soprattutto dalle parti del governo si naviga a vista. 

Segno che le politiche famigliari non sono viste dall’esecutivo Gentiloni come centrali nell’agenda di governo. 

Sull’argomento ci si è tornati perché dopo le dimissioni del ministro agli Affari Regionali, con delega alle politiche famigliari, Enrico Costa, la cosa era finita nel dimenticatoio. Soprattutto dal 3 giugno scorso, data dell’annuncio della Conferenza Nazionale e l’ok accordato ad ospitarla da parte del sindaco Virginia Raggi. Ma in appena due mesi molte cose sono cambiate. Una su tutte l’abbandono di un delegato del governo, Costa appunto, e il ritorno della delega al premier Paolo Gentiloni, del quale sull’argomento famiglia e politiche famigliari non si registrano finora frasi degne di nota. Le dimissioni di Costa avevano fatto temere il Forum Famiglie e le altre associazioni che lavorano nell’Osservatorio su un possibile annullamento dell’evento. Ma dopo alcuni giorni di illazioni, a tranquillizzare tutti ci ha pensato il Sottosegretario Boschi, che ha confermato l’evento. 

Cosicché il dato che balza agli occhi più di tutti è che il 28 settembre arriveremo all’apertura dei lavori senza un ministro delegato. Insomma: non proprio il miglior biglietto da visita. 

Quel che manca inoltre è un minimo di progettualità. La Conferenza a che cosa dovrà servire? Quali aspetti toccherà? Come verrà affrontata la problematica fiscale? E le politiche di welfare familiare? Che cambiamento avranno se ad oggi, ad appena un mese e mezzo dall’evento, dal Governo non arrivano input? 

Ci si limita alle dichiarazioni di intenti, ma queste, in un Paese come il nostro lasciano il tempo che trovano. Come quella ad esempio del sottosegretario all’Economia Paola de Micheli  (Pd) che si limita a dire: «Dopo la nota di aggiornamento del Def avremo il quadro chiaro circa le risorse realmente disponibili in manovra e in base a questi numeri affronteremo la Conferenza». Praticamente quello che si diceva l’anno scorso e l’anno scorso ancora. Infatti non bisogna dimenticare che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha già detto che di soldi non ce ne sono. Ergo: niente soldi e nemmeno niente idee. Con buona pace delle richieste delle sigle che rappresentano la famiglia. 

C’è poi un aspetto non irrilevante: che senso ha parlare di politiche famigliari, e soprattutto di famiglia, ora che la legge Cirinnà ha sdoganato le unioni civili omosessuali? Che cosa si risponderà quando l’Arcigay pretenderà di entrare di diritto nel board dell’Osservatorio? Bisognerà prima accordarsi su che cosa sia la famiglia. 

L’impressione è che il rischio del compromesso sia dietro l’angolo, con buona pace di una vera e propria rivoluzione fiscale per famiglie con figli a carico. Infatti che la III conferenza non parta sotto i migliori auspici ne è prova il silenzio con il quale lo stesso governo vi sta lavorando. Basti soltanto dire che l’organizzatore dell’ultima Conferenza che si svolse nel 2010 a Milano, l’allora ministro delle Politiche Famigliari Carlo Giovanardi non ne sapeva nulla. «L’ho appreso da voi ora», ha detto alla Nuova BQ l’esponente di Idea. «E credo che sia una grande trappola».

Giovanardi infatti ricorda: «Quando l’abbiamo organizzata noi siamo partiti un anno e mezzo prima convocando un tavolo permanente a Palazzo Chigi con tutte le associazioni. E nel corso di quel lungo periodo abbiamo studiato il Piano Nazionale per la Famiglia che nonostante sia stato approvato dal governo Monti è ancora nel cassetto. Eppure più che una III Conferenza basterebbe ritirarlo fuori e iniziare ad applicarlo, ovviamente reinserendo il Fattore Famiglia che il mio successore Andrea Riccardi fece inopinatamente togliere». 

Insomma: allora c’era un piano organico e dettagliato e Giovanardi si servì della competenza del professor Pierpaolo Donati. Ma oggi, al di là di quale che dichiarazione roboante, come ci si sta muovendo?

Posto che siamo all'11 di agosto, tra pochi giorni la politica andrà al mare per riaprire a ridosso della Conferenza. 

L’impressione è che si tratti dell’ennesimo fumo negli occhi per tenere buone le associazioni pro family in vista di un imminente fine legislatura. L’ennesima presa in giro.