
Il 26 novembre l’agenzia di stampa AsiaNews ha pubblicato il testo di una lettera aperta scritta da un gruppo di cattolici di Datong, Cina, provincia di Shanxi, indirizzata alle autorità governative e ai fedeli del mondo. Vi si denuncia l’oppressione crescente subita dopo il varo dei Nuovi regolamenti sulle attività religiose, entrati in vigore all’inizio del 2018. La loro diocesi è priva del vescovo dalla morte nel 2005 di monsignor Taddeo Guo Yingong. Ecco il testo: “Pensiamo che tutti siano al corrente degli eventi che succedono attorno a noi. Tali fatti hanno un forte legame con la nostra comunità di credenti. A causa di ciò, non possiamo sedere in silenzio senza alcuna preoccupazione, e tanto meno possiamo rimanere con le braccia conserte. Ciò che spinge la nostra preoccupazione è il valore della libertà religiosa per la nostra fede: essa è un diritto umano fondamentale, che non può essere violato, proibito o eliminato. Certo, su molte dichiarazioni e proposte del governo noi non siamo d’accordo, né le accettiamo; alcuni di noi perfino si oppongono ad esse. Ma non è possibile che ci venga tolta la nostra libertà e diritto perché abbiamo una fede diversa. Come comunità di credenti, siamo ancora più preoccupati per la libertà di parola, dato che non si può separare questa dalla libertà di religione: non ci può essere l’una senza l’altra. Ora siamo sottoposti al vostro controllo. La croce della nostra chiesa e perfino la chiesa stessa sono state demolite. La libertà dei fedeli di radunarsi viene limitata. La Chiesa è forzata ad accettare la guida del governo cinese. Tutte queste cose ci preoccupano e ci rendono insoddisfatti. Come credenti, sappiamo che il futuro decide il presente. Con questa nostra lettera aperta-dichiarazione comune speriamo che voi potrete rispettare il diritto della Chiesa, rispettare ogni persona: questo è il livello minimo che non può essere cancellato”.