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DOPO MONZA

Con Pietro, contro i "Papisti"

C’ero anch’io nel Parco di Monza per la messa con papa Francesco. E c’erano tanti altri collaboratori della Bussola che vivono nella diocesi di Milano. Il motivo è semplice e lo ha ricordato il cardinale Angelo Scola nel saluto al termine della messa, citando Sant’Ambrogio: «Dove è Pietro, là dunque è la Chiesa».

Ecclesia 26_03_2017

C’ero anch’io nel Parco di Monza per la messa con papa Francesco. E c’erano tanti altri collaboratori della Bussola che vivono nella diocesi di Milano. Il motivo è semplice e lo ha ricordato il cardinale Angelo Scola nel saluto al termine della messa, citando Sant’Ambrogio: «Dove è Pietro, là dunque è la Chiesa». E prosegue la citazione: «Dove è la Chiesa, là non c’è la morte, ma la vita eterna». 

Andare all’incontro con il Papa è anzitutto riconoscere e affermare questa realtà, che è fondante la nostra identità. Tutto il resto – simpatie o antipatie, sintonia o perplessità e così via – viene dopo, è un altro livello, non può mettere in discussione il dato fondante. E questo vale per qualsiasi successore di Pietro: è garanzia della appartenenza oggettiva al Corpo di Cristo. Trovarsi ieri nel Parco di Monza - così come era già accaduto nel Parco Nord a Bresso con Benedetto XVI e tante altre volte con san Giovanni Paolo II – è stata una esperienza vera di Chiesa. Quel popolo presente ieri a Monza è lo stesso del 2012 a Bresso con papa Benedetto XVI e delle due visite a Milano (1983 e 1984) di san Giovanni Paolo II. È un popolo che si stringe attorno a qualsiasi successore di Pietro, perché – senza discettare di teologia - sa che la Chiesa non è di Francesco come di nessun altro: la Chiesa è di Cristo, e questo basta. 

Perché dico queste cose? Perché è deprimente leggere in questi giorni (e non solo) commenti sui giornali o sui social dove ci si preoccupa di dividere sempre il campo in pro e contro papa Francesco. E a guidare questo giochino sono anche firme note, carrieristi di successo, ideologi interessati, personaggi in cerca di una nuova verginità, semplici leccaculo (leccacalzini li chiama papa Francesco all’argentina). Tutti ansiosi di mettersi in mostra e di farsi vedere nel campo “giusto”, tutti zelanti nell’indicare chi sono i nemici del Papa, chi è “contro”, chi è da lasciare fuori dalla porta (nel mentre dicono di abbattere i muri). Trattano la Chiesa come fosse un partito, impongono un regime: qualsiasi domanda, qualsiasi perplessità, viene stroncata e negata in nome dell’obbedienza al Papa, abbassando il successore di Pietro al livello di qualsiasi tiranno che può fare il bello e il cattivo tempo nel suo regno, che ha potere di vita e di morte sui suoi sudditi. 

Noi siamo con Pietro. Sempre. Ma proprio per questo ci sentiamo liberi di domandare, esprimere perplessità, esigere chiarezza su questioni che sono fondamentali per la nostra fede e per la Chiesa, così come di formulare giudizi diversi su materie opinabili. Come del resto prevede il Catechismo e prescrive il Codice di Diritto canonico.