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FOLLIE CONTEMPORANEE

Col sesso si può fare. E allora io cambio età

Qualcuno deve venirmi a spiegare perché un uomo deve poter ottenere di essere chiamato “signora” ed invece io e il sig. Ratelband non possiamo ottenere anni in più o in meno. Che razza di discriminazione è mai questa? 

Editoriali 11_11_2018
Emile Ratelband, che vuole cambiare età

Non ci crederete, ma ci avevo pensato prima io… Mi riferisco alla storia del sig. Emile Ratelband, di professione “motivity guru”, raccontata da Aldo Maria Valli (vedi qui). Cos’ha fatto questo signore olandese? E’ andato al suo municipio per chiedere che venisse modificata la sua data di nascita. Non il giorno e il mese, a cui probabilmente è affezionato, ma l’anno. 1969 anziché 1949, perché lui sessantanove anni non se li sente proprio…

Testimoni una buona quantità di miei amici, ho avuto questa idea almeno un anno fa. Volevo andare all’anagrafe e chiedere che mi venissero dati una decina d’anni in più… In più, non in meno, perché se bisogna essere sovversivi, non si può cedere alla mentalità giovanilista per la quale un uomo sposato con figli di quarant’anni è un “ragazzo”! Dunque dieci anni in più. 1967 anziché 1977. A dire il vero, per l’amore che porto alla Madonna di Fatina, mi sarebbe piaciuto mettere 1917, ma forse era un po’ eccessivo…

Fatto sta, che adesso qualcuno deve venirmi a spiegare perché un uomo, cromosomi XY, deve poter ottenere di essere chiamato “signora”, o una donna, cromosomi XX, deve pretendere che le venga riconosciuto il genere “trans” ed invece io e il sig. Ratelband non possiamo ottenere anni in più o in meno. Che razza di discriminazione è mai questa?

A dire il vero, quando qualche anno fa ho dovuto rinnovare la carta d’identità, sono stata vittima proprio di una terribile discriminazione. Compilo il foglio con i miei dati ed alla voce “capelli” scrivo “castani”. La signora allo sportello, mi guarda per benino, mi restituisce il foglio e mi dice: “direi brizzolati!”. Roba da denuncia. Ma qui sul crinale di montagna, la gente è ancora così ottusa che si ostina a volere una corrispondenza tra ciò che dichiari e ciò che sei. Sono rimasti solo i montanari e i carabinieri. Sì, perché provate voi a ricercare una persona che si dichiara in un modo, ma in realtà è tutt’altro… Pensate a quei poveretti della scientifica, che alla prova del DNA trovano un XY, ma non possono arrestare Tizio, perché nel frattempo è diventata Tizia.

Alla fine non l’ho fatto, non ho chiesto lo spostamento di data. Accidenti a me e al rispetto umano… Ma adesso che il sig. Ratelband di turno si è fatto avanti, ci rifarei un pensierino. E fatelo anche voi. Perché, per fermare la follia del gender, i sentieri della razionalità e del realismo sono impercorribili; allora perché non spingere alle estreme conseguenze le loro premesse? Perché non andare in massa all’anagrafe e chiedere una modifica della data di nascita, visto che mi sento più giovane o più maturo? Perché un sedicenne non deve poter ottenere di essere già maggiorenne, visto che è stufo di andare a scuola con lo scooter e prendersi l’acqua quando piove? Perché la mia carta d’identità deve rivelare al mondo la mia statura da hobbit, se invece mi sento Aragorn? E finalmente, quei poveretti che sono nati il 25 dicembre, potrebbero cambiare data e così ricevere in due giorni ben distinti auguri e regali.

Se ormai il sesso è diventato un flatus vocis, modificabile a seconda del sentire, perché non anche l’altezza, il colore degli occhi, dei capelli, l’età, il luogo di nascita? E poi diamine, quanto siamo cattivi! Abbiamo preso in giro per settimane un ministro - pardon, una ministra - dell’Istruzione che dichiarava di essere laureata e in realtà non lo era… Ma se lei sentiva di esserlo, non vorrete forse limitare la sua libertà personale?