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BOTTA E RISPOSTA

Chi fa male al Movimento per la Vita

Anzani (MpV) reagisce all'articolo che dava conto di una mozione di sfiducia al presidente del Movimento per la vita e accusa La Nuova BQ di fare il male del MpV. Ma se il MpV non è più capace di iniziativa e mobilitazione, le cause vanno cercate altrove.

Editoriali 25_09_2013
Movimento per la Vita

Per completezza di informazione, vi segnalo che la “mozione Taddeo” di cui avete parlato nel vostro articolo a firma Cascioli, è stata bocciata dal Direttivo nazionale del Movimento per la Vita del 21 settembre 2013. Scrutinio segreto, come chiesto dal proponente. Quattro voti a favore su 31 (due astenuti, un bianca, 28 contrari).
Credo sia onesto che lo diciate. Sarà comunque detto e saputo.

Prendete nota inoltre che il proponente (Taddeo) ha detto che “soltanto un pagliaccio” potrebbe pensare che lui è in linea con i detrattori del MpV che in recente passato hanno sostenuto le note ostilità contro il MpV e i suoi dirigenti (e voi sapete benissimo chi sono).
Credo sia onesto che teniate conto anche di questo.

Il Movimento, dopo questo scoglio superato, va avanti, contro tante difficoltà e tanti nemici. Due cose: la prima è “siate onesti nell’informare”, non tacete ciò che è vero e che vorreste occultare; la seconda è “non fate male al Movimento per la Vita”, proprio voi. Non gli fate del male, non più.

Giuseppe Anzani


Caro professor Anzani,

intanto ringrazio lei, che è vicepresidente del Movimento per la Vita, della sua lettera perché con l’esito della mozione Taddeo permette di dare seguito e compimento alla notizia da noi pubblicata.
Peraltro, devo dire che nessuno su questo giornale ha associato l’avvocato Taddeo ad altri presunti detrattori. La sua risposta fa invece capire che le accuse contenute nel documento non sono una novità, e anche questo aggiunge una notizia a quanto da me scritto.

Quanto alla prima delle due raccomandazioni finali poi, dovrebbe spiegare cos’è che vorremmo occultare o tacere. La sua affermazione è un non senso visto che lei ha scritto la lettera per protestare proprio per il motivo opposto, ovvero per aver pubblicato dei fatti che il Direttivo del Movimento per la Vita avrebbe preferito tenere nascosti. Piuttosto che prendersela con chi divulga le notizie, nell’ottica “dell’onestà nell’informare” sarebbe opportuno che i vertici del MpV rispondessero invece alle accuse contenute nella mozione Taddeo, perché sono di pubblico interesse: prima fra tutte la mancanza di trasparenza nei bilanci, che aveva costretto nel 2012 lo stesso Taddeo a dimettersi da Tesoriere (così lui afferma).

Non è una questione secondaria: i 600mila euro versati annualmente dalla Conferenza Episcopale Italiana costituiscono una fetta importante del bilancio del MpV, e i fedeli che versano generosamente così da permettere alla Cei questo sostegno hanno diritto a sapere in che modo vengono spese le loro offerte. Inoltre vorremmo sapere se risponde al vero il fatto che la stessa Cei ha minacciato di tagliare i fondi o smembrare il MpV se l’attuale presidente insisterà a non farsi da parte. I tanti volontari del Movimento, a partire da quanti lavorano generosamente nei Centri di Aiuto alla Vita, e quanti fruiscono del loro impagabile servizio, hanno diritto a sapere cosa sta accadendo o accadrà, e non credo siano contenti nell’apprendere che i loro servizi potranno essere tagliati a causa della contesa per una poltrona.

Infine, sul chi “fa male al Movimento per la Vita”. Caro professor Anzani, non credo proprio che sia il mio articolo a fare male al MpV. La realtà è sotto gli occhi di tutti: in poco più di 30 anni il Movimento per la Vita è passato da organizzazione attiva, con forte radicamento popolare, capacità di mobilitazione e di proposta culturale e politica (ricordiamo la grande mobilitazione per il referendum sull’aborto del 1981), a un apparato dalla voce flebile, incapace di guidare battaglie culturali, con una capacità di mobilitazione ridotta ai minimi termini. E questo in un periodo in cui il diritto alla vita è stato continuamente sfidato e negato e con davanti la prospettiva di altre e decisive battaglie per la dignità dell’uomo.

Paradossalmente proprio la campagna di raccolta firme “Uno di noi”, malgrado le dichiarazioni di successo, ha palesato le difficoltà del MpV: finché non è scesa in campo la Conferenza Episcopale Italiana istituendo nel maggio scorso una giornata per la raccolta delle firme in parrocchia, il numero dei firmatari della petizione ammontava a poche decine di migliaia. E proprio a causa dell’attivo sostegno della Cei, 5 o 600mila firme sono ben lungi dal rappresentare un successo. 

A fare male al MpV è proprio non voler guardare questa realtà e le sue cause, tanto è vero che molti singoli e gruppi pro life italiani hanno ormai trovato altre modalità di espressione al di fuori del Movimento (come anche l’avvocato Taddeo faceva presente nella sua mozione). Nel mentre scaricate su un povero quotidiano online responsabilità che non gli appartengono, i buoi continuano a scappare.