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Ceri, la città che da etrusca si fece cristiana

Quella che è certa è la grande devozione riservata alla Madonna di Ceri fin dai tempi in cui la locale comunità etrusco romana si convertì alla religione cristiana.

Cultura 09_12_2017

Ceri è un borgo della città metropolitana di Roma Capitale situato, a poca distanza da Cerveteri, su di un altopiano tufaceo. Nel punto più alto sorge una chiesa, già da tempi antichi intitolata alla Madonna che condivise la dedicazione, almeno fino all’Ottocento, con san Felice II, pontefice martirizzato in questo luogo dove fu decapitato nel IV secolo, all’epoca dell’imperatore Costanzo. Per accoglierne le reliquie nella seconda metà del Quattrocento venne realizzata un’elegante edicola con quattro colonne ioniche e altrettante arcate, sormontata da timpano, addossata oggi a una campata della parete nord.

La chiesa risale probabilmente all’XI secolo: le parti più antiche che ancora oggi si conservano sono l’abside di tufo, struttura semplice ma estremamente raffinata, e il pavimento cosmatesco che ricopre la navata centrale con motivi circolari e rettangolari, datato al XII secolo. Gli interventi di ristrutturazione di cui la chiesa fu oggetto nel tempo comportarono, nel Cinquecento, l’apertura di tre cappelle sul lato meridionale e, in epoca barocca, il rifacimento della facciata di fronte alla quale fu eretta una doppia rampa di scale d’accesso.

Nel corso del Millequattrocento le originarie capriate lignee del soffitto vennero sostituite da volta a botte per sostenere la quale furono addossate pareti laterali che coprirono le pitture sottostanti. Fu dunque casuale, per la caduta di una porzione di muro, la riscoperta di affreschi medievali sulla parete destra riportati allo splendore originario da un recente restauro. Si tratta di un ciclo pittorico ispirato all’Antico Testamento, il cui racconto inizia con la Creazione dal riquadro in alto a sinistra e si snoda, come un nastro, su tutta la superficie della parete laterale. E’ pressoché integro e rappresenta, per questo, un unicum nella pittura laziale dell’XI secolo. Gli storici dell’arte si sono interrogati sull’identità del committente, che doveva essere un alto rappresentante della Curia romana, e del perché in un piccolo borgo come Ceri sia stato eseguito un programma decorativo così prezioso, come testimoniano anche i materiali usati, pigmenti pregiati quali i lapislazzuli riemersi nello sfondo azzurro delle scene. Quesiti che rimangono ancora oggi insoluti.

Quella che è certa è la grande devozione riservata alla Madonna di Ceri fin dai tempi in cui la locale comunità etrusco romana si convertì alla religione cristiana. L’icona di Nostra Signora di Ceri, Madre di Misericordia è una preziosa tavola lignea quattrocentesca dipinta a tempera da autore ignoto di scuola senese: rappresenta la Vergine con il Suo Bambino e ancora oggi costituisce il vero cuore del Santuario. 

Il titolo del dipinto “Madonna di Ceri” venne mutato in Madonna della Concezione e , infine, in Immacolata Concezione. La stessa intitolazione fu estesa alla chiesa divenuta nel 1986, per volere dell’allora Vescovo, Santuario mariano diocesano.