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IL PERSONAGGIO

Cateno, sindaco scatenato che non è Sturzo nè La Pira

Ritratto di Cateno De Luca, neosindaco vulcanico di Messina, che si ispira a Sturzo, prega ai comizi ed è favorevole alle unioni civili. 

Politica 01_07_2018

Si chiama De Luca il nuovo sindaco di Messina. E si è visto subito che intende essere un, come si suol dire, «sindaco sceriffo». Sarà l’effetto (o il fascino) del cognome, visto che si chiama De Luca anche il governatore della Campania che prima era stato a lungo sindaco di Salerno. E sindaco-sceriffo, dal momento che scendeva personalmente in strada a combattere l’abusivismo. Col semplice espediente di illuminare a giorno l’intera città e di addobbare con luci multicolor pure i parchi e i giardini aveva dato un formidabile impulso al turismo locale: io stesso ho visto, un sabato sera, arrivare frotte di pullman da tutta la provincia, e anche ultra, per far passeggiare e far fare shopping a torme di turisti mordi-e-fuggi.

Quel De Luca era, ogni volta, stravotato e pure da quelli che non si riconoscevano nel suo partito. Ma si chiamava Vincenzo, mentre quello di Messina si chiama Cateno. Il nome deriva dalla devozione alla Madonna della Catena, lui dice per via della nonna. E, tuttavia, non si tratta di culto messinese, perché Messina ha come patrona, sì, la Madonna, ma quella della Lettera, perciò Letterio e Letteria sono i nomi fino a qualche tempo fa in auge prima che venissero soppiantati da Gessica, Samantha e Kevin. Pare che, dopo la predicazione di san Pietro, i messinesi abbiano inviato per lettera i propri rispetti alla madre di Gesù, che era ancora su questa terra e stava ad Efeso in casa dell’evangelista Giovanni. Maria rispose, sempre per lettera, ringraziando. Da qui l’origine del culto e della grande statua mariana che orna benedicente il porto sullo Stretto.

La Madonna della Catena, comunque, è molto venerata in Sicilia, dove ben undici località se ne  contendono il patrocinio. Segue la Calabria con quattro e la Puglia con una. L’interessamento tutto meridionale è dovuto ai secolari problemi con i saraceni: gli schiavi cristiani liberati (in genere dai religiosi mercedari, che raccoglievano elemosine nella cristianità per appunto riscattare schiavi) spesso offrivano le loro catene come ex-voto alla Madonna (i mercedari appartenevano a un ordine mariano, Santa Maria della Mercede). Ma c’è un altro motivo, tutto  siciliano: nel 1382 a Palermo tre uomini, condannati ingiustamente alla forca, supplicarono la Vergine e questa li esaudì spezzando miracolosamente le loro catene; al vedere il prodigio, vennero  graziati. Insomma, uno che si chiama Cateno avrebbe tutti i motivi per essere non un sindaco sceriffo ma un sindaco madonnaro. In effetti, al comizio di ringraziamento per l’elezione si esibì nella recita di un paternoster al microfono, cui la piazza si sentì in dovere di rispondere. Poi, andò a offrire una corona di fiori alla Madonna in chiesa.

Forse per questo, di lì a poco si sentì chiamare al telefono: «Pronto? Buona sera, sono monsignor tal dei tali, posso passarle il papa?». «Ci mancherebbe altro, che onore!». Sì, era proprio Francesco I. Seguì scambio di convenevoli, concluso con un’avemaria recitata all’unisono. Bene, diranno i cattolici, finalmente un sindaco che prende a modello La Pira e, come La Pira, tende  alla beatificazione. Invece no: il suo modello è don Sturzo, e lo dice chiaro. La Pira era un laico con un fervore religioso da prete, don Sturzo era un prete con un fervore politico da laico.

Cateno De Luca opta per una terza via, quale è ancora da verificare. Intanto si è esibito seduto sullo scranno da sindaco con indosso solo un pareo ai fianchi e un basco in testa. Nudo  alla meta. Poi, intervistato da RaiRadio1 alla trasmissione «Un giorno da pecora», ha così risposto a precisa domanda: «Se celebrerò le unioni civili? Assolutamente sì, non ho pregiudizi, non posso ostacolare  la felicità altrui». Con lo stesso argomento, va detto, dovrebbe anche esaudire quei cittadini che vanno a chiedergli soldi, una casa, un lavoro. In ogni caso, né La Pira né Sturzo avrebbero sottoscritto unioni civili. E nemmeno il papa, per quel che se ne sa. Poi, visto che il Comune attuale è una «casino» (parole sue), dice che intende  spostarlo e al suo posto fare un casinò, raggiungibile con un «tram sospeso». Infine, coronerà il tutto con, finalmente, il Ponte sullo Stretto e ci scriverà sopra «De Luca» (testuale). Cateno scatenato, come Django unchained. Auguri.