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CRISI POLITICA

Caso Cancellieri, ennesima picconata al governo

La tempesta che sta investendo il Ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri rischia di travolgere il governo Letta e di liquidare in fretta un’altra stagione politica, quella delle larghe intese.

Editoriali 03_11_2013
Anna Maria Cancellieri

La tempesta che in queste ore sta investendo il Ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri rischia di travolgere il governo Letta e di liquidare in fretta un’altra stagione politica, quella delle larghe intese.

Il caso è ormai noto: il Guardasigilli avrebbe fatto pressione affinché Giulia Ligresti ottenesse gli arresti domiciliari, in considerazione delle sue precarie condizioni di salute. L’intervento, a detta del ministro, avrebbe avuto finalità esclusivamente umanitarie e sarebbe simile ad altre decine di interventi che lei stessa avrebbe fatto per segnalare rischi gravi per la salute di alcuni detenuti. Ma la solida amicizia tra la Cancellieri e la famiglia Ligresti e i rapporti di lavoro tra il figlio della Cancellieri e le imprese della famiglia Ligresti alimenterebbero i sospetti di favoritismi. Come se ci fossero detenuti di serie A, meritevoli di scarcerazione immediata, e detenuti di serie B, con minori tutele.

Martedì pomeriggio il ministro “chiarirà tutto” in Senato, come assicura lei stessa e come conferma il premier Letta. I partiti sono tiepidi nel difenderla. Il Pd auspica che venga fugato ogni dubbio, il Pdl prova a difendere il ministro, ma solo per difendere il suo leader Berlusconi, che per una telefonata in Questura per far rilasciare una minorenne è stato condannato in primo grado a 7 anni di carcere. I grillini denunciano il silenzio di Napolitano e Letta e annunciano una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro, sia alla Camera che al Senato.

Ieri la Cancellieri non ha cambiato i suoi programmi ed è regolarmente intervenuta al Congresso dei Radicali, senza sottrarsi alle domande dei giornalisti, anzi sottolineando la situazione esplosiva delle carceri italiane e difendendosi, a proposito del caso Ligresti, con un “Sono umana anch’io”. E ovviamente Pannella ha tuonato contro il linciaggio che si è scatenato all’indirizzo del ministro.

Magari la polemica si sgonfierà, o forse si allargherà, visto che circolano anche nomi di politici e vip che avrebbero beneficiato di vacanze gratis nel resort sardo della famiglia Ligresti (e qualcuno ritiene di avervi visto l’anno scorso e due anni fa anche il ministro Cancellieri, che però smentisce seccamente).

Ma le conseguenze politiche sono prevedibili e riguardano la tenuta dell’esecutivo. La Cancellieri,ex prefetto, è assai vicina a Napolitano, che peraltro è stato anche ministro dell’Interno. La divulgazione dell’intercettazione nella quale la Cancellieri assicura impegno per le sorti della Ligresti, detenuta in carcere, ha il sapore dell’ennesimo tentativo di silurare il duo Napolitano-Letta e quindi le larghe intese. Non è il primo degli attacchi al Quirinale. Nelle ultime settimane ce ne sono stati diversi. E ricordiamo che Napolitano dovrà perfino testimoniare al processo di Palermo sulle presunte trattative Stato-mafia.

Il caso Cancellieri appare, dunque, come una nuova spina nel fianco dell’esecutivo, già moribondo a causa dei numerosi “distinguo” dei poteri forti, delle parti sociali e di alcuni settori della politica rispetto all’attuale impostazione della Legge di Stabilità. Senza contare le fibrillazioni interne a Pd e Pdl.

L’incertezza sui contenuti della manovra e le deludenti soluzioni sin qui individuate in materia di tassazione degli immobili e di cuneo fiscale rendono più problematico il cammino della Legge di Stabilità in Parlamento. L’autogol del Pd che si è ostinato a chiedere il voto palese sulla decadenza di Berlusconi rischia di rafforzare il Pdl e lo stesso Berlusconi. Anzitutto in aula al Senato verrà data priorità alle questioni finanziarie e quindi il voto sulla decadenza potrebbe slittare al nuovo anno. Nel frattempo, però, il Cavaliere potrà giocare ancora sul suo vittimismo e denunciare la presunta persecuzione giudiziaria della quale sarebbe vittima e, in questo modo, ricompattare il suo partito. In una votazione a scrutinio palese, anche i ministri e i parlamentari governativi o innovatori di centro-destra sarebbero costretti a votare contro la decadenza e a quel punto la sorte del governo potrebbe essere segnata perché diventerebbe difficile separare la vita dell’esecutivo dalla vicenda politica di Berlusconi. D’altronde il Cavaliere ha contribuito in maniera decisiva con i voti del Pdl alla riconferma di Napolitano e alla nascita del governo Letta, che ha tolto le castagne dal fuoco al Pd, incapace di fare altre alleanze come desiderava l’allora segretario Bersani. Ora accanirsi contro Berlusconi significherebbe incrinare in modo decisivo il clima di larghe intese. E la sinistra questo lo sa bene.

Acque agitate anche nel Pd, dove gli avversari di Renzi sembrano mettere le mani avanti, al fine di sminuire il probabile successo del sindaco di Firenze alle elezioni primarie. I numerosissimi casi di tesseramenti fasulli e taroccati in ogni parte d’Italia, con impiegati costretti a tesserarsi per non perdere il posto di lavoro, la dicono lunga sulla finta democraticità del Pd, non meno patetica della gestione padronale e autoreferenziale che c’è nel Pdl/Forza Italia.

I criteri di selezione della classe politica non sono democratici o sono fintamente democratici, gli apparati dei partiti continuano a dettare le scelte e a orientare surrettiziamente il moto partecipativo dei propri iscritti, in funzione della perpetuazione dell’attuale classe dirigente. La dichiarazione di Cuperlo, candidato anti-Renzi, è emblematica: “Fermiamo le adesioni al partito”. Sembra una barzelletta, invece è realtà: un partito costretto a cambiare in corsa le procedure di tesseramento per paura di brogli. E poi si lamentano del qualunquismo dei Cinque Stelle.