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VITA

Cappato-Dj Fabo: cosa succede ad abbandonare i princìpi non negoziabili

La richiesta di archiviazione per Cappato riguardo al suicidio assistito di Dj Fabo dimostra la miopia di chi, anche fra i cattolici, snobba la battaglia per il diritto alla vita e per i princìpi non negoziabili in genere. Non si tratta di difendere valori cattolici, ma le fondamenta di una società che vuole avere un futuro. E dimostra in modo inequivocabile che l'obiettivo della legge sulle Dat è l'eutanasia.

Vita e bioetica 04_05_2017
Marco Cappato

Dopo la puntuale analisi di Tommaso Scandroglio pubblicata ieri, vale ancora la pena ritornare sulla richiesta di archiviazione avanzata dai pubblici ministeri nei confronti del leader radicale Marco Cappato, responsabile del suicidio assistito di Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo. Il Giudice delle indagini preliminari (Gip) infatti, potrebbe ancora respingere questa richiesta: cosa non molto probabile ma certamente auspicabile.

Il fatto è che se si accetta l’introduzione nella giurisprudenza di principi quali il “diritto alla dignità” si compie un altro bel balzo verso la barbarie. Quello che infatti viene presentato sotto la veste positiva di un diritto individuale maggiormente rispettoso della dignità umana, nasconde in realtà la concezione per cui ci sono vite indegne di essere vissute, concetto che ci riporta direttamente al nazismo e ai suoi progenitori, ovvero le Società eugenetiche sviluppatesi nel mondo anglosassone e nord europeo a partire dall’inizio del ‘900.

La dignità citata dai pubblici ministeri (Pm) infatti fa esplicito riferimento alle condizioni di sofferenza dovute a malattie non necessariamente terminali: il malato o chi per lui, in prima istanza, è chiamato a decidere se quella vita sia degna o meno; in realtà sappiamo benissimo dall’esperienza di altri paesi che a decidere quando una vita sia degna è poi inevitabile che sia il potere.

È quello che succede quando si rinuncia a difendere i princìpi non negoziabili, in primis la vita. Chi afferma, anche tra i cattolici, che tutti i valori sono uguali e che non bisogna fissarsi sul diritto alla vita, se non ha ancora capito dopo la legge sull’aborto, quella sulla fecondazione assistita e l’ultima sulle unioni civili, dovrebbe almeno riflettere sulle motivazioni dei Pm che vogliono archiviare la posizione di Cappato. I princìpi non negoziabili non sono valori su cui una parte di cattolici sono ossessionati; sono invece il fondamento della società, di ogni società. Se si intaccano questi princìpi tutto l’edificio viene giù. Ed è quello che sta accadendo in Occidente.

Se il diritto alla vita non è assoluto, è giocoforza che a decidere della dignità della vita di ciascuno sia il potere, che abbia la forma dello Stato o meno. E infatti si allarga sempre più la fascia di popolazione che rientra tra le vite indegne: si è cominciato con i bambini appena concepiti, si è andati avanti con gli embrioni scartati nei procedimenti di fecondazione artificiale, ora si procede con l’eutanasia: prima con i malati terminali, poi si allargherà per comprendere tutta quella fascia improduttiva di popolazione che in una società sempre più vecchia e in crisi economica, diventa un fardello insostenibile.

A proposito di eutanasia, se si lasciano passare così le motivazioni dei Pm, avremmo una giustizia che è già andata molto più avanti della legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) attualmente in discussione in Parlamento. Si tratterebbe di un precedente cui potranno richiamarsi altri giudici per forzare, come da copione, la legge sulle Dat, qualsiasi sia il testo che verrà approvato.

Al riguardo si può notare che siamo di fronte alla solita battaglia dei radicali - quelli che qualche prelato incensa – che, quando è in discussione una legge che riguarda le loro campagne per i diritti (in)civili, alzano il tiro con qualche caso clamoroso. In questo caso ne ha fatto le spese Dj Fabo, ma il gioco di Cappato ha avuto ancora una volta successo. Potendo contare su magistrati fiancheggiatori, Cappato ottiene un pronunciamento giudiziario che con il suicidio assistito sdogana anche l’eutanasia.

La vicenda però dimostra anche qual è la vera ratio della legge sulle Dat: checché ne dicano i cattolici avveniristici, qualsiasi legge sulle Dat (anche fosse più restrittiva di quella attualmente in discussione) rappresenta una porta aperta sull’eutanasia. È solo questione di tempo. Cappato e i Pm di Milano hanno solo dato un’accelerazione.